Dai nostri inviati in Antartide: intervista al capo spedizione

Incontriamo il Capo Spedizione del secondo periodo della XXXIVesima spedizione in Antartide.

di Laura Alfonsi

L’Italia è presente in Antartide con un Programma scientifico governativo dal 1985 (per informazioni vedi anche questa pagina). Le basi in cui il personale scientifico e logistico svolge il suo lavoro sono due: la base Mario Zucchelli (MZS), sulla costa nella Baia Terra Nova, e Concordia (DMC), la base italo-francese sul plateau antartico a 1200 km dalla precedente. Mario Zucchelli è aperta esclusivamente durante l’estate australe, da ottobre a febbraio, mentre Concordia è presidiata durante tutto l’anno.

obsf

Intervistiamo Franco Ricci, un veterano dell’Antartide che ha al suo attivo più di 20 anni di spedizioni, e che dal 1 gennaio 2019 è Capo Spedizione presso la base Mario Zucchelli. Vediamo di capire quali siano le attività che permettono la realizzazione dei progetti scientifici e la sopravvivenza di un gruppo di persone in una base antartica.

basemzs
La base Mario Zucchelli (foto di Laura Alfonsi, ©PNRA)
Come funziona la base Mario Zucchelli? Quante persone può ospitare?

La base funziona come una piccola cittadina: produciamo la corrente che utilizziamo, produciamo l’acqua dolce desalinizzando l’acqua del mare (impianto ad osmosi  inversa) e depuriamo le acque reflue prima di restituirle in mare. Abbiamo un inceneritore in cui bruciamo carta mentre le materie plastiche vengono compattate e rimandate in Italia, dove verranno conferite nelle opportune strutture di smaltimento. In base viene svolta una accurata raccolta differenziata per evitare i rischi ambientali connessi. Abbiamo una mensa che garantisce a tutto il personale 3 pasti al giorno. Il cibo viene conservato nel frigorifero naturale di cui disponiamo all’esterno! La cambusa infatti è stata organizzata negli anni all’interno di una grotta viveri scavata nel ghiaccio. La grotta si trova a sud del ghiacciaio Strandline, ed è questo un ottimo sistema per conservare i viveri senza necessità di usare energia elettrica. Le celle frigorifere sono ricavate all’interno del ghiaccio e rimangono naturalmente ad una temperatura di circa -20°C. Periodicamente si va a prelevare il necessario per alimentare la base con carichi in elicottero.

grotta-cibarie
Archivio ©PNRA

Le persone attualmente in base (ndr 9 gennaio 2019) sono circa 100. La massima capienza è di circa 120 persone. Con l’attuale numero si riesce a vivere abbastanza tranquillamente in termini di spazi, ma soprattutto si riesce garantire un buon livello di funzionamento degli impianti per quanto riguarda la depurazione, il riscaldamento e la produzione di luce ed acqua.

Quali sono i collegamenti dalla base al mondo civile?

Oggigiorno i collegamenti al mondo civile dalla base sono molteplici, niente a che veder con le epoche passate; quando venni qui le prime volte, comunicare con l’Italia era estremamente difficile e soprattutto molto caro. Telefonare era possibile solo attraverso il satellite e telefonare poteva costare fino a 10-12 dollari al minuto. Ci sono state persone che hanno speso una fortuna in telefonate! Negli anni novanta si comunicava ancora via fax, poi arrivò la Jabba Comunication, un canale che permise di telefonare un po’ più a buon mercato. Adesso utilizziamo il sistema voip. I tempi dell’isolamento dalle comunicazioni sono oramai un ricordo lontano, a meno di problemi temporanei, siamo pur sempre in Antartide!

Come viene selezionato il personale logistico che partecipa ad una spedizione? E il personale scientifico?

Il personale logistico che partecipa ad una spedizione viene selezionato con dei bandi specifici. Si deve superare poi una accurata visita medica, in cui vengono fatti una serie di rigorosi accertamenti fisici e psico-attitudinali per poter conseguire l’idoneità alla partecipazione alla campagna antartica. Seguono infine dei colloqui per poter valutare la professionalità e l’idoneità alla mansione da svolgere. Per quanto riguarda il personale scientifico, viene selezionato in base ai progetti scientifici approvati dalla CSNA e CRP e sono anch’essi soggetti a stretti controlli medici e psicologici.

Come si arriva in Antartide?

Oggi l’accesso diretto alla base Mario Zucchelli è garantito da voli di velivoli noleggiati dal PNRA (C130). Gli aerei partono dalla Nuova Zelanda, esattamente da Christchurch e, dopo un volo di circa 8 ore, atterrano sul ghiaccio marino finché questo ha uno spessore tale da permettere l’atterraggio dell’aereo in sicurezza (fino a metà novembre circa). Ad inizio dicembre il ghiaccio marino inizia a frammentarsi e non permette più atterraggi in base. Dal momento in cui il pack non è più utilizzabile, il personale da e per la base è costretto ad utilizzare gli aerei in partenza da altre basi (McMurdo, la base americana, a circa due ore di elicottero da noi) o le navi in partenza da altre basi (francese, australiana).

Costruire una pista di atterraggio sulla terraferma? Cosa cambierebbe questa nuova via di accesso?

Effettivamente stiamo costruendo una pista di atterraggio sulla terraferma, parallelamente a quella stagionale realizzata ogni anno, ex-novo, sul ghiaccio marino (pack). Attualmente la nuova pista di atterraggio è in costruzione, siamo arrivati a realizzarne circa 1300 metri.

pista_dritta
La pista in costruzione su terraferma della base Mario Zucchelli. Foto di L. Alfonsi ©PNRA

La pista sulla terraferma è importante per svincolarci dalla dipendenza dagli altri, e sarà un riferimento anche per altre basi come quella coreana, cinese e americana. La pista su terra più vicina, che io sappia, si trova sulla penisola antartica, a circa 7000 km da noi. Sarebbe quindi molto importante averne una in questo settore dell’Antartide. La pista sul continente inoltre renderebbe la base italiana raggiungibile in ogni momento della spedizione estiva e, perché no, durante tutto l’anno.

pista
La pista di atterraggio sul ghiaccio marino a Mario Zucchelli. Foto di C. Cesaroni, ©PNRA
E quindi secondo te, MZS potrebbe diventare una base presidiata durante tutto l’anno?

La base al momento non è strutturata per essere una base invernale, ma con variazioni studiate ad hoc potrebbe diventarlo, realizzandone magari una più piccola per ridurre i consumi energetici.

Che rapporti ci sono tra le basi antartiche? E tra la base italiana e quella americana di McMurdo?

I rapporti esistenti tra le basi antartiche sono molto intensi e di piena cooperazione, d’altra parte in Antartide non potrebbe essere diversamente. Qui la collaborazione è necessaria per la sopravvivenza di tutti, quindi i rapporti sono continui e collaudati da tempo, sia dal punto di vista scientifico che logistico.

Quindi lo scambio ed il baratto funzionano in Antartide come metodo di transazione?

Qui vige la legge del baratto, una legge con regole non scritte se non quelle dichiarate del rispetto e della collaborazione. Ad esempio, io ti faccio usare un mio elicottero per svolgere delle attività a te necessarie e tu, quando ne avrai la possibilità, mi restituirai il favore con voli e/o con carichi di carburante od altro; un do ut des che qui funziona molto bene. In particolare, rapporti di cooperazione sono ben saldi con la base americana di McMurdo, una vera e propria città presidiata tutto l’anno, con punte massime di frequentazione che possono arrivare anche a 2000 persone. In questo periodo la base americana è il punto di ingresso di tutto il personale che si reca in questo settore dell’Antartide, reso possibile dalla presenza dalla pista su ghiaccio marino perenne. Nello spirito di questa collaborazione ad esempio, il nostro “Twin Otter”, un piccolo e leggero aereo da trasporto persone, è attualmente a supporto  di una spedizione scientifica americana, presso un campo poco lontano dalla base Concordia (campo AG05). In questo caso il velivolo è il supporto, in caso di emergenza, per poter intervenire e soccorrere il personale in qualsiasi emergenza si possa creare.

Da quanti anni vieni in Antartide? Qual è stato il periodo più lungo che hai fatto?

La mia prima spedizione è stata nel 1990-91, la sesta spedizione italiana in Antartide. Nel corso degli anni sono mancato qualche volta, ma considerando che attualmente siamo alla XXXIV spedizione, penso di aver partecipato a più di 20 campagne, ma ho perso il conto. Il periodo più lungo continuativo fatto qui in Antartide è stato di quattro mesi, piu’ i viaggi di andata e ritorno.

cs
Franco Ricci, capo spedizione per la seconda parte della XXXIV spedizione italiana in Antartide, foto di L. Alfonsi, ©PNRA
Che ruolo ha il Capo Spedizione in base?

Il Capo Spedizione ha la responsabilità di tutto ciò che avviene in base, in particolare tutto quello che riguarda gli aspetti di gestione logistica e tutto ciò che afferisce alla scienza. In quest’ultimo caso si occupa di garantire il supporto tecnico/logistico alla realizzazione delle varie attività di ricerca. Per quanto riguarda le attività scientifiche, il capo spedizione garantisce l’attuazione del Programma Esecutivo Annuale (PEA) e si assicura che il personale scientifico svolga il piano scientifico approvato utilizzando anche i mezzi disponibili in base (elicotteri, gommoni e supporto operativo del personale specifico per attività in mare, guide alpine per attività di rilevamento glaciologico e/o terrestre). Per gli aspetti tecnico-logistici la responsabilità del capo spedizione riguarda la gestione della sala operativa, la gestione del personale militare presente in base (incursori, palombari, sommozzatori, operatori meteo) la gestione dei voli aerei sia continentali che intercontinentali per gli spostamenti del personale verso e fuori l’Antartide ed all’interno dell’Antartide stesso.

Chi è Mario Zucchelli a cui la base italiana è intitolata?

Mario Zucchelli è stato il padre fondatore della base italiana in Antartide anche se le prime pietre, se così possiamo dire, vennero poste dall’ing. Vallone che realizzò le prime 3 campagne italiane con la nave FinPolaris e la Barken. Questa prima base sfortunatamente prese fuoco, e fu ricostruita l’anno successivo.

Mario Zucchelli si è dedicato molti anni alle spedizioni in Antartide e ha lasciato un profondo segno in tutti coloro che lo hanno conosciuto. E’ venuto a mancare dal 2003; dall’anno successivo la base, che si chiamava Terra Nova Bay, prese il nome di Mario Zucchelli Station (MZS), nello spirito di tener vivo il ricordo di questa persona che tanto si spese per la realizzazione della base. In questi giorni i francesi hanno dedicato un francobollo commemorativo in sua memoria.

zuc

Come funziona la base di Concordia?

Concordia è una base italo-francese si trova sul plateau antartico presso Dome C, a 3233 metri di quota. Anche Concordia è una base autosufficiente. Le temperature all’interno dell’Antartide sono molto più basse che nelle zone costiere: un inverno di qualche anno fa è stata rilevata la temperatura minima di -89°C! Concordia è una base presidiata tutto l’anno, con livelli di implementazione tecnologica notevoli: lì, ad esempio, si ricicla anche l’acqua reflua che, dopo essere stata purificata, viene re-immessa in circolo. Naturalmente tutta l’acqua utilizzata viene prodotta per scioglimento del ghiaccio e della neve.

Dal punto di vista strutturale la base è costituita da due torri sostenute da una palificazione che, con il passare del tempo, affonda nel ghiaccio. Ciclicamente la base viene quindi rialzata meccanicamente operando sulle palificazioni. Questo è un lavoro piuttosto complesso che viene comunque eseguito per evitare lo sprofondamento della base. In inverno, nella notte antartica, la base è occupata soltanto da 14 persone. Il personale scientifico presente segue le attività di più progetti scientifici.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA
Foto di A. Salvati, ©PNRA
In poche parole  che tipo di esperienza è quella che si vive partecipando ad una spedizione antartica?

La composizione del personale in spedizione è molto varia: ci sono militari, ricercatori, tecnici di tipo diverso, provenienti da istituti di ricerca, enti pubblici e privati, università, corpi militari e civili. Vivere in un gruppo così eterogeneo, sia per zona di provenienza che per lavoro svolto, è una esperienza unica, che può insegnare e dare molto. Qui si incontrano persone che nella vita comune difficilmente si sarebbero incontrate… Si dice che l’Antartide o si ama o si odia. E che se si ama, si ama per sempre. E io senz’altro rientro nel gruppo di persone che la ama profondamente.

 


In copertina, foto da archivio ©PNRA

Scopri di più da INGVambiente

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading