Lancio del satellite CSES-01

CSES (China Seismo-Electromagnetic Satellite) è una missione nata dalla collaborazione fra l’Agenzia Spaziale Cinese (CNSA) e l‘Agenzia Spaziale Italiana (ASI). 

Il primo satellite della missione è stato lanciato il 2 febbraio del 2018 dal centro di lancio di Jiuquan, deserto del Gobi, su vettore cinese. L’orbita è sincrona con il Sole, e si trova ad una altitudine di circa 500 km con una inclinazione approssimativamente polare.

La missione ha tre principali obiettivi di studio:

  • Accoppiamento litosfera-atmosfera-ionosfera. Tema complesso che coinvolge molti effetti fisici e interazioni che si verificano dalla superficie terrestre fino alla magnetosfera. Lo studio dei meccanismi di accoppiamento è di fondamentale importanza. Infatti interessa il telerilevamento terrestre, il monitoraggio dell’ambiente elettromagnetico vicino alla Terra e lo studio dei pericoli naturali. Gran parte di questi effetti è causata da emissioni elettromagnetiche naturali (espulsioni di massa coronale solare, brillamenti solari, fulmini) non sismiche né antropiche. Nel programma CSES si indagano anche i disturbi elettromagnetici associati all’attività sismica. Infatti possono prodursi perturbazioni ionosferiche prima, durante e dopo i terremoti di forte magnitudo
  • Climatologia spaziale. Ha origine dal Sole ma influenza la magnetosfera terrestre e gli strati più alti dell’atmosfera. Questa perturbazione è proporzionale all’attività solare ovvero quando si verificano i brillamenti e le espulsioni di massa coronale. Durante questi eventi estremi il numero e l’energia delle particelle che arrivano dal Sole aumenta dando vita alle tempeste geomagnetiche.
  • Anomalia del Sud Atlantico. E’ una zona del campo magnetico terrestre con valori di intensità magnetica inferiore al campo medio generato dal dipolo magnetico. Questa anomalia provoca un forte impatto sui satelliti e i veicoli spaziali. In altre parole li espone a radiazioni in grado di danneggiare i circuiti integrati e i sensori di bordo. Deve essere quindi tenuta in conto nella progettazione ma anche nei piani di missione spaziale. E’ dunque importante avere modelli e mappe dei flussi di elettroni e protoni ad alta energia.

L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) partecipa alla missione con il progetto LIMADOU dove sono presenti l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e le Università di Roma Tor Vergata, Torino, Trento, Napoli, L’Aquila e Università Telematica Internazionale UNINETTUNO.


A cura di Ingrid Hunstad