Il 10 giugno del 1927 nasceva in Michigan, negli Stati Uniti, Eugene Newman Parker, il “papà” del vento solare.
Parker è stato uno dei più eminenti astrofisici del ventesimo secolo, un geniale studioso che ha lasciato importanti contributi in molti settori dell’astrofisica.
Gli studi sul Sole
Il suo lavoro si è principalmente concentrato sulla comprensione del Sole e la sua intuizione probabilmente più importante è stata quella di ipotizzare che la nostra stella emettesse un flusso di particelle cariche, in maggioranza ioni idrogeno ed elettroni, con energia cinetica sufficiente a sfuggire alla forza di gravità del Sole. Il suo lavoro, che risale al 1958, venne inizialmente osteggiato, ma la sonda Mariner 2 della NASA, diretta su Venere, nel 1962 osservò inequivocabilmente questo flusso di particelle, denominato poi vento solare. Si aprì così una nuova era della fisica spaziale.
Altri importanti contributi di Parker sul Sole riguardano gli studi sulla geometria del campo magnetico solare, che assume una forma a spirale lontano dal Sole, e l’elaborazione delle prime teorie sul riscaldamento della corona solare. Negli anni successivi, ampliò la sua ricerca esaminando i raggi cosmici, i campi magnetici galattici e molti altri argomenti di astrofisica.
I riconoscimenti
Come risultato dei suoi vasti interessi, una serie di concetti scientifici prendono il nome da lui. Il suo nome infatti è disseminato in tutta l’astrofisica: l‘instabilità di Parker, che descrive i campi magnetici nelle galassie; l’equazione di Parker, che descrive le particelle che si muovono attraverso i plasmi; il modello di Sweet-Parker dei campi magnetici nei plasmi, il limite di Parker sul flusso di campi magnetici monopoli.
Nel 2017 la NASA lo ha omaggiato dando il suo nome alla sonda spaziale che si è avvicinata al Sole più di qualunque altro oggetto mai costruito dall’uomo: la Parker Solar Probe.
Tra le varie onorificenze che raccolse durante la sua lunga carriera ricordiamo la Medaglia d’oro della Royal Astronomical Society nel 1992 e il premio Kyoto per le scienze di base nel 2003.
a cura di Igino Coco