Gadoufaua il cimitero dei dinosauri nel deserto del Ténéré

Gadoufaoua nella lingua Tuareg vuol dire “Il luogo dove i cammelli temono di dirigersi”. E’ situato nel deserto Ténéré, nel Niger meridionale. Qui, al ritmo della migrazione delle dune di sabbia, viene svelato uno dei più affascinanti segreti di questo deserto, il cimitero dei dinosauri.

di Laura Alfonsi

Una distesa di sabbia, solo sabbia ed ancora sabbia, fino a dove gli occhi si possono posare. I rilievi sono dune, di un bel colore arancio, che possono raggiungere anche i 450 metri di altezza. La vegetazione è rara, si riduce soltanto a qualche sparuta acacia rinsecchita. Qui con il vento, al vagare delle onde di sabbia, vengono restituiti tesori nascosti come il cimitero dei dinosauri.

Posizione del deserto del Ténéré
Il pallino blu indica la posizione del deserto del Ténéré

Siamo nel Ténéré, centinaia di migliaia di chilometri di dune sabbiose, la zona desertica centro-meridionale del Sahara, una delle zone calde e aride più estese al mondo, ma anche una tra le più affascinanti. In lingua Tuareg, gli incontrastati signori del luogo, Ténéré significa appunto deserto.

Un deserto nel deserto quindi, un luogo in cui le temperature diurne possono raggiungere i 50°C e le precipitazioni non superare i 10-15 mm annui, facendone una delle zone più aride della Terra.

Resti cimitero dei dinosauri Gadoufauoa, deserto Tenerè
Resti cimitero dei dinosauri Gadoufauoa, deserto Tenerè. Foto di: Silvia Antonini dal suo Blog http://www.iltettodelmondo.com/2020/05/niger-dallair-al-tenere-il-deserto-vivo.html

La storia geologica del deserto del Ténéré

Il Ténéré non è sempre stato un deserto. Questo luogo ora iconico per la sua sconfinata distesa di sabbia, appena 10.000 anni fa aveva tutt’altro aspetto, del tutto irriconoscibile rispetto quello che è oggi. La sua attuale configurazione ha radici molto antiche, si è formata come conseguenza di molteplici eventi geologici e climatici avvicendati nel corso delle ere geologiche. Le rocce più antiche del Sahara – Ténéré risalgono a qualche miliardo di anni fa, al periodo in cui questa parte dell’Africa faceva ancora parte di Rodinia, un supercontinente che si formò tra 1.0 e 0.85 Ga e la cui frammentazione risale a circa 780-600 Ma.

Rodinia, le aree in nero rappresentano le aree collisionali orogeniche di 1.1-1.0 Ga. Nell’immagine è riportata tra le altre la posizione del Sahara. (Ricostruzione da Li et al., 2008).

Questo aspetto fa di questo deserto uno dei testimoni più longevi della storia geologica del pianeta. Il movimento delle placche, motore della configurazione odierna dei continenti e dei mari, ha portato l’Africa nella posizione attuale ed ha innescato anche, insieme ad altri fattori, il progressivo inaridimento del Sahara. Un processo che si ritiene sia cominciato circa 7 milioni di anni fa.

Tuttavia 112 milioni di anni fa, nel periodo Cretaceo, ben prima che il Ténéré si trasformasse in un luogo arido e desertico, gli ambienti che lo caratterizzavano erano molto diversi dall’attuale sconfinata coltre di sabbia. L’attuale Sahara era posizionato all’equatore e tutta la regione era caratterizzata da foreste pluviali, dal clima caldo umido. Le terre continentali presenti erano attraversate da vasti fiumi, con una vegetazione rigogliosa. Le zone emerse erano luogo di deposizione di sedimenti fluviali e tra queste la formazione di El-Rhaz, che affiora nel sud del Niger (Africa centrale). Questa formazione, composta quasi esclusivamente da rocce arenacee di ambiente fluviale, era il luogo dove le forti precipitazioni avevano favorito lo sviluppo di laghi, fiumi, paludi: il perfetto habitat per innumerevoli specie animali, tra cui i sauri di Gadoufaoua. Questi animali vivevano e morivano nelle aree di interfaccia tra la terra ed i corsi d’acqua superficiali, dove le improvvise alluvioni e piene fluviali ne seppellivano i resti, sottraendoli ad una rapida distruzione. Il processo di fossilizzazione ne ha permesso così la conservazione attraverso le ere geologiche.

Il team di Paul Sereno al lavoro nel sito di Gadoufaoua nel 1999-2000, per il ritrovamento di un Nigersaurus Taqueti risalente a circa 110 milioni di anni fa.
Il team di Paul Sereno (noto paleontologo americano) al lavoro nel sito di Gadoufaoua nel 1999-2000, per il ritrovamento di un Nigersaurus Taqueti risalente a circa 110 milioni di anni fa.

Il giacimento di El-Rhaz, per la ricchezza dei resti fossili che vi sono stati rinvenuti, è detto il “uadi dei dinosauri”, il cimitero dei dinosauri. Uadi è il nome con cui i locali chiamano i letti degli antichi corsi d’acqua delle articolate reti idriche del paleo Sahara. Il luogo è anche conosciuto, in lingua Tuareg come “Gadoufaoua”.

Vista dell’affioramento di El-Rahz come appariva all'epoca della spedizione paleontologica del 2000 (foto di Paul Sereno)
Vista dell’affioramento di El-Rahz come appariva all’epoca della spedizione paleontologica del 2000 (foto di Paul Sereno)

I resti fossili di questi sauri sono rimasti celati nelle sabbie per più di 100 milioni di anni fino agli anni 70, quando diverse spedizioni scientifiche ne resero nota l’esistenza alla comunità paleontologica prima ed al grande pubblico poi.

Copertina del libro: Gadoufaoua uadi dei dinosauri, Relazione della spedizione scientifica "Ligabue"- Sahara 1973
Copertina del libro: Gadoufaoua uadi dei dinosauri, Relazione della spedizione scientifica “Ligabue”- Sahara 1973, Edizioni Armena, Venezia 1975

I resti ritrovati nel cimitero dei dinosauri sono unici e di inestimabile valore, conservati in mostre e musei di tutto il mondo. Tra i piu’ famosi c’è quello che nel 1957 il paleontologo francese France De Broin identificò come denti appartenenti ad un  genere di coccodrillo, il più grande mai rinvenuto fino ad allora.

Mandibola di coccodrillo gigante foto Giuseppe Rivalta
Mandibola di coccodrillo gigante, foto Giuseppe Rivalta http://www.terreincognitemagazine.it/niger-alla-scoperta-dei-serpenti-di-pietra-del-tenere/

Spedizioni successive ricostruirono i resti di quello che oggi costituisce l’olotipo del Sarcosuchus imperator. Per le sue enormi dimensioni il Sarcosuchus imperator venne anche soprannominato affettuosamente “Super Croc”: una bestiolina che poteva raggiungere i 12 metri di lunghezza e pesare fino a 14 tonnellate.

Tra i molti resti fossili importanti ritrovati a Gadoufaoua vi è anche lo scheletro quasi completo di un Ouranosaurus nigerensis, esposto dal 1975 presso il Museo di Storia naturale di Venezia.

Scheletro di Ouranosaurus nigeriensis, paratipo, custodito nel Museo Civico di Storia Naturale di Venezia. Da Bertozzo et., al. 2013.
 Scheletro del dinosauro Sarchosuchus (ovvero coccodrillo mangia carne) restaurato ed esposto a Niamey, Niger; esemplare completo per metà rinvenuto da Paul Sereno nel 1997.

Le esplorazioni degli anni ‘70 furono organizzate anche da nostri connazionali (Cino Boccazzi e Giancarlo Ligabue) che seguendo le tracce di un’antica leggenda Tuareg, si addentrantroro nel deserto alla ricerca della montagna dei serpenti di pietra. In quegli anni nessuno parlava dei dinosauri. Oggi il termine è sulla bocca di tutti e Gadoufaoua ancora oggi nasconde e rivela i suoi straordinari segreti.

Francobollo del Niger (1977) dedicato al Sarcosuchus Imperator

 


Per approfondire:

Gadoufaoua uadi dei dinosauri. 1975, Relazione della spedizione Scientifica “Ligabue”, SAHARA 1973. Edizioni Armena.

Boccardi, V., Boccazzi C., Il cimitero dei dinosauri, 1972. SUGARCO Edizioni

Sereno, P. C., A. L. Beck, D. B. Dutheil, H. C. E. Larsson, G. H. Lyon, B. Moussa, R. W. Sadlier, C. A. Sidor, D. J. Varricchio, G. P. Wilson, J. A. Wilson (1999). Cretaceous sauropods from the Sahara and the uneven rate of skeletal evolution among dinosaurs.  

Bertozzo, F., Favaretto, B., Bon, M., Dalla Vecchia, F.M. (2013)

Il Paratipo di  Ouranosaurus Nigeriensis , Taquet, 1976 (Ornithischia, Ornithopoda) Esposto al Museo di Storia Naturale di Venezia: Storia del reperto e prospettive per studi di dettaglio. Boll. Mus. St. Nat. Venezia, 64: 119-130 (2013) 119

Rossi P.P.  2013. Vivere il Sahara. Guida al deserto più bello del mondo. Editore U. Hoepli, Milano.


Glossario 

Olotipo, l’olotipo è l’esemplare su cui si basa la descrizione originaria di una specie biologica. E’ di fatto la descrizione di una specie basata su più esemplari possibili,  fra i quali si designa un esemplare che meglio ne rappresenta la specie, detto appunto olotipo.

Paratipo, ciascuno degli esemplari appartenente alla serie tipo.

Serie tipo,  ne fanno parte tutti gli esemplari utilizzati per la descrizione della specie escluso l’olotipo-

Uadi, sostantivo maschile, nome dei letti di antichi corsi d’acqua che formano reti spesso assai complicate nel Sahara e in altre regioni desertiche.