L’avventurosa spedizione in Antartide “Renato Cepparo 1975”
In tempi insospettabili Renato Cepparo organizzò a sue spese la prima spedizione italiana in Antartide, tra mille difficoltà, la spedizione fu una vera avventura.
di Fabio Baio
“Ho sempre avuto il sogno di andare in Antartide … sono nato con il pensiero, il sogno di andare in Antartide …” così Renato Cepparo (classe 1916) nel 2003 alla veneranda età di 87 anni cercava di “giustificare” la sua “idea fissa” per il continente bianco.
Fu un grande sportivo (a lui si attribuisce la nascita delle “marce non competitive” tra cui la mitica STRAMILANO) e seppur da dilettante, frequentò assiduamente il nord del globo, praticando attivamente lo sci da fondo. Fu sempre enormemente attratto dai ghiacci, dalle sterminate pianure, dai fiordi e dalle montagne ghiacciate.
Arrivato alla soglia dei 60 anni decise di coronare il sogno di raggiungere l’Antartide, ma si rese conto di non avere la possibilità di partecipare a una spedizione già organizzata poiché l’Italia, all’epoca, non era ancora membro del Trattato Antartico e non aveva basi in Antartide.
Decise quindi che l’unica possibilità era quella di organizzare lui personalmente la spedizione. Per farlo vendette la sua azienda (la New Record Film, un’azienda di produzione cinematografica, attiva nel campo dei documentari e dei film di avventura, cedendola alla Technicolor). Ne ricavò un “bel malloppo” (quanto in quei tempi sarebbe stato sufficiente a raggiungere la vecchiaia vivendo di rendita n.d.r.). Investì quasi tutto per organizzare la spedizione in Antartide e la costruzione della prima base italiana.
La spedizione
Per quanto la cosa appaia una sorta di capriccio, la spedizione non fu organizzata con lo spirito del “milanese ricco e viziato”. Cepparo infatti pensò ad una spedizione d’avventura ma anche con spunti scientifici ed esplorativi. Voleva sensibilizzare il governo italiano e gli italiani ad interessarsi finalmente dell’Antartide, magari avviando le procedure necessarie per entrare nel Trattato Antartico. Pensava che l’Italia doveva entrare a far parte di quel gruppo di stati che, con le regole e condizioni del trattato di Washington del 1959, “governa il continente di ghiaccio”. Entrare ed aderire al Trattato significava entrare nel numero degli stati che “operano” in Antartide, costruiscono le basi scientifiche e dedicano tempo e risorse agli studi sull’ecosistema più complesso, delicato e sconosciuto del pianeta.
Renato Cepparo, raccolte quindi le risorse utili, avanzò la richiesta necessaria alla spedizione allo SCAR (Comitato scientifico per la ricerca in Antartide), descrivendo intenzioni e programmi. Riuscì ad ottenere l’autorizzazione. Cominciò così a raccogliere sponsor e patrocini tra cui quello del governo italiano. Si sforzò di dare alla “sua creatura” l’impronta di una vera e propria spedizione, coinvolgendo geologi, meteorologi, biologi marini mostrando un’attenzione rilevante all’aspetto esplorativo e sportivo coinvolgendo 4 tra i più forti alpinisti del momento, membri del gruppo dei “Ragni di Lecco”.
Programmò tutto con precisione e meticolosa attenzione, non aveva però previsto l’ostilità del regime politico argentino di Isabelita Peron. L’Argentina si dichiarò subito contraria al fatto che una spedizione di uno stato non aderente al Trattato Antartico si recasse nei territori “ex argentini” (già facenti parte delle rivendicazioni territoriali “storiche” dell’Argentina, prima del trattato) e di fatto dichiarò guerra alla spedizione.
La prima azione si concretizzò nell’arresto dell’armatore col quale Cepparo aveva stipulato il contratto di noleggio della nave necessaria alla spedizione, decapitando di fatto la spedizione. Cepparo non si scoraggiò e volò in Norvegia dove stipulò un nuovo contratto con un armatore norvegese per la nave Rig Mate.
La partenza
Finalmente il 22 dicembre 1975 la spedizione italiana di Renato Cepparo partì dalla Norvegia. A Lisbona caricò alcuni componenti della spedizione e fece scalo a Montevideo dove recuperò parte delle 25 tonnellate di carico già spedito in precedenza. La meta era la penisola antartica, l’isola di King George nelle isole Shetland del sud.

L’Argentina inizialmente sembrò indifferente, ma ben presto mostrò segni di insofferenza. Pose il veto al compimento della spedizione, avanzò lamentela ufficiale al governo italiano che aveva permesso una spedizione sui loro “ex territori” pur non essendo membri del trattato. Fece sapere che avrebbe cercato di fermare la spedizione con ogni mezzo prendendosela anche con la Norvegia che aveva autorizzato un suo armatore a fornire la nave per la spedizione italiana verso il continente bianco.
Pur di fermare la spedizione, sembra che il governo argentino sguinzagliò addirittura un nave ammiraglia, la G.B., alla ricerca dei “maramaldi”. Ma la Rig Mate tenne una rotta imprevedibile e inconsueta: nelle comunicazioni radio Cepparo trasmise informazioni apparentemente destinate all’Italia, ma false e fuorvianti, nelle quali finse di rinunciare all’avventura e di avviare il rientro.
L’arrivo e la costruzione della base italiana Giacomo Bove
Finalmente, dopo un lungo viaggio, la nave Norvegese riuscì a raggiungere la Admiralty Bay dell’isola King George dove era stata prevista la costruzione della base.

Venne qui individuata una piccola conca protetta dal vento, battezzata “Conca Italia” (toponimo poi accreditato come “Italia Valley”). E qui si costruì la prima base italiana in Antartide, intitolata a Giacomo Bove, intraprendente marinaio esploratore italiano, morto suicida nel 1887 a soli 35 anni. La base venne ultimata il 20 gennaio 1976.

Completata la costruzione della base Giacomo Bove, geologi e meteorologi iniziarono a lavorare nell’intorno di Conca Italia. Verranno trovati reperti interessanti, tra cui i resti fossili di una foresta antica di età oligo-miocenica.

La Rig Mate con Cepparo, gli alpinisti e i biologi subacquei si spostarono in un secondo momento più a sud, quasi al 65° parallelo. Qui i biologi raccolsero campioni da riportare in Italia per i primi studi sulla fauna marina antartica.

I “Ragni di Lecco” affrontarono alcune cime inviolate. Non si tratta di cime particolarmente alte, ma alle difficoltà proprie dell’alpinismo sul misto roccia e ghiaccio, qui si sommano le temperature ed il blizard, il vento catabatico che imperversa in penisola. Nei pressi dell’isola di Wiencke, i Ragni scalarono per la prima volta la Cima Radioamatori, la Cima Italia, la Cima Ragni di Lecco e la Cima Leonardo da Vinci. Nomi che purtroppo non furono codificati da Cepparo e che quindi non compaiono oggi nel dizionario dei toponimi antartici.


Il rientro in Italia
Alla fine di gennaio del 1976 la spedizione di Renato Cepparo rientrò in Italia. Nello spirito munifico che l’aveva animata, il magnate-Capo Spedizione fece atto formale di donazione della base Giacomo Bove al Ministero degli Esteri italiano.
Il governo italiano, imbarazzato dalle continue lamentele del governo argentino, per mantenere gli storici e consolidati buoni rapporti, decise come gesto distensivo di “riciclare” il regalo di Cepparo e di donare la base Giacomo Bove al governo argentino.
Per Renato fu uno schiaffo mortificante. Il governo argentino, probabilmente ancora indispettito dal non essere riuscito a intercettare la Rig Mate e bloccare la spedizione, fece smontare e portare altrove la base Giacomo Bove con tutte le attrezzature in essa contenute.
Quella di Renato Cepparo spicca per essere la prima (e sicuramente anche l’ultima di quel calibro) spedizione italiana in Antartide interamente finanziata da un privato con, tra l’altro, la costruzione della prima base italiana stabile.
Nonostante l’epilogo al sua spedizione non fu certo inutile. Oltre ai risultati scientifici ottenuti riuscì a portare l’attenzione del governo italiano sulla questione antartica.
L’Italia e il Trattato Antartico
Nel 1981 l’Italia infatti finalmente aderì al Trattato Antartico, varando il programma nazionale di ricerche in Antartide per il quale a Renato è rimasto l’orgoglio di aver organizzato la prima spedizione italiana in Antartide contribuendo così’ a sensibilizzare il governo e l’opinione pubblica sul continente bianco.
Per approfondire:
ALBERICO U. : Antartide storia della prima spedizione italiana in Antartide Fratelli Fabbri Editore (1976).
CEPPARO R.: Antartide miti e leggende (1997).
CEPPARO R.: Alpinismo e ricerca scientifica in Antartide. Rivista mensile del Club Alpino Italiano gennaio-febbraio 1977.
CEPPARO R.: La verità sull’Antartide (ed. S.I.R.A. – società italiana ricerche antartiche).
CORTEMIGLIA G. C. et al: studio di piante fossili trovate nella King George Island nelle isole Shetland del sud (Antartide). Atti S.I.S.N. Milano 15/VI/1981.
GEOGRAPHIC Names of the Antarctic (second edition): United States Board of Geographic Names.
TERRANOVA R.: appunti ed esperienze da una navigazione al circolo polare antartico. Loffredo Editore Napoli 1994.
Tutte le foto sono foto originali della spedizione Cepparo 1975 per gentile concessione del figlio di Renato, Roberto Cepparo.