Meteoriti d’Egitto nella tomba di Tutankhamon
Howard carter nel 1925 trovò, nei tessuti che avvolgevano la mummia di Tutankhamon, una daga di ferro splendidamente conservata. Un reperto che avrebbe acceso la curiosità di molti scienziati per il sorprendente materiale utilizzato, il “ferro dal cielo”.
di Laura Alfonsi e Domenico Di Mauro
Il faraone Tutankhamon visse circa 3300 anni fa e la sua tomba è nota in tutto il mondo per la magnificenza e la ricchezza del corredo funerario, ritrovato all’inizio dello scorso secolo in tutta la sua interezza.
L’archeologo inglese Howard Carter nel 1925, ben tre anni dopo la scoperta della tomba recuperò nelle pieghe delle bende, avvolte intorno al corpo mummificato del faraone, due splendide daghe. Una era nascosta tra le bende che avvolgevano la coscia destra del faraone. Era di ferro con fodero ed impugnatura d’oro terminante con un pomello di cristallo. La seconda era posta vicino all’addome ed è interamente d’oro.
A solleticare la curiosità degli studiosi è stata proprio la prima delle due daghe: un oggetto di nobile fattura e ottimamente conservato, quasi privo di ruggine. La particolare attenzione riscossa dall’oggetto fu soprattutto dovuta alla rarità del ritrovamento di questa tipologia di manufatti. L’abilità e la padronanza delle tecniche della metallurgia del ferro, necessarie alla realizzazione di un simile oggetto erano infatti legate a conoscenze di cui l’uomo disporrà solo secoli più tardi. Il mistero di un’età del ferro precoce in Egitto circoscritta al solo regno di Tut’s, si dissolse quando le prime indagini condotte sul materiale del reperto ne iniziarono a far intuire un’origine extraterrestre.

L’analisi della daga celeste
L’origine celeste o meteorica della daga di Tutankhamon diventò presto un argomento di appassionante dibattito.
Le osservazioni e le analisi preliminari condotte negli anni 70 e 90 si dedicarono proprio a sondare queste ipotesi, ma nessuna conclusione definitiva fu stabilita.
E’ solo grazie allo studio di un team di ricercatori italiani ed egiziani se nel 2016 si è riusciti a mettere un punto definitivo alla questione dell’origine del ferro della daga di Tutankhamon. Gli autori della ricerca, utilizzando uno spettrometro portatile a fluorescenza di raggi X, hanno potuto rilevare la composizione degli elementi chimici presenti nella lama senza alterare in nessun modo il reperto.

Con questa analisi è stata svelata la composizione elementale della daga di Tutankhamon: il contenuto relativo di ferro, nichel (10%) e cobalto (0,6%) è l’indiscutibile firma molecolare del ferro meteorico. Lo studio si è spinto oltre, facendo un’analisi comparativa delle meteoriti ritrovate all’interno di un cerchio di raggio di 2000 km centrato sul Mar Rosso. Dai risultati è emersa una buona somiglianza tra il materiale della daga di Tutankhamon e quello rinvenuto nell’oasi di Kharga, facendo presumere che il ferro utilizzato per la daga possa derivare proprio da quel luogo.
Il ferro meteoritico
Il ferro nel suo stato metallico puro è molto raro nella crosta terrestre ed è limitato quasi esclusivamente a quello contenuto nelle meteoriti. I minerali di ferro sono, al contrario, molto abbondanti e l’estrazione del metallo avviene con l’utilizzo di fornaci in grado di raggiungere o superare i 1500 gradi centigradi.

Gran parte del ferro utilizzato nell’antichità deriva da ferro meteorico o ferro dal cielo. In questo gli Egiziani, già prima che si affermasse l’età del ferro (circa 1300 BCE), dimostrarono una buona conoscenza del materiale e la profonda padronanza delle tecniche metallurgiche.
Testimonianza che il ferro dal cielo nell’antico Egitto fosse tenuto in gran conto è il ritrovamento, nelle tombe dei faraoni, di molti oggetti realizzati con questo materiale. Inoltre è stato individuato, nel gruppo geroglifico egizio, un pittogramma che denota, tra le altre cose, il concetto di ferro dal cielo. Più di una suggestione verso una netta conoscenza del ferro meteorico da parte dell’antica popolazione egiziana e dell’importanza che veniva data a questo materiale.
I reperti forgiati in ferro meteoritico più antichi mai ritrovati in Egitto sono datati circa 3200 BCE, mentre è noto che, nella sua forma grezza, il ferro dal cielo era stato utilizzato anche da popolazioni primitive.

Altri oggetti collegati alla provenienza celeste
Anche una gemma presente tra i gioielli del corredo di Tutankhamon, ha infatti origini collegabili alla caduta di corpi extraterrestri. La gemma, incastonata nel pettorale di Tutankhamon ha la forma di uno scarabeo, ed era stata inizialmente catalogata da Sir Howard Carter come calcedonio, una varietà molto comune di quarzo. Una gemma sin troppo “povera” per l’ornamento di un faraone.

Solo nel 1998, grazie allo studio del mineralogista italiano Vincenzo de Micheli, si stabilì che quella gemma tutt’altro che “povera” era uno tra i materiali più rari al mondo.
Tramite le analisi delle sue proprietà ottiche si è visto che lo scarabeo di Tutankhamon era, per composizione e caratteristiche, identico ad alcuni frammenti di vetro rinvenuti nel deserto libico, le cosiddette ”Libyan Desert Glass (vetri del deserto libico, LDG)”, scoperte nel 1932 da un geografo esploratore inglese, P.A. Clayton, in un settore particolarmente remoto di quel deserto.
Si sarebbero formate a causa di un fortissimo e repentino riscaldamento subìto dalle sabbie del deserto. La causa di questo riscaldamento è stata imputata al calore prodotto da un asteroide esploso in aria, in prossimità del suolo. Questo potrebbe spiegare anche perché nell’area di ritrovamento delle LDG (vedi figura 8) non sia stato individuato, almeno fino a questo momento, un cratere di impatto.

Le LDG sono costituite da biossido di silicio, con una costituzione elementale simile al quarzo ma con diversa struttura ed un’inusuale combinazione di elementi come nichel, cobalto, cromo, ed iridio. Sono tra le gemme più rare sulla terra e si ritrovano esclusivamente nel Great Sand Sea a nord del Gilf Kebir Plateau, una delle zone più remote del deserto Libico. Nessuno stupore quindi che fossero state scelte per ricavarne lo scarabeo di Tutankhamon.

Le zone aride e non coperte da vegetazione sono il luogo deputato alla ricerca di meteoriti. Qui sia l’indagine visiva che quella strumentale vengono facilitate dalla mancanza di ostacoli che impedirebbero il ritrovamento dei preziosi reperti.
I frammenti meteorici in nostro possesso e che noi oggi studiamo per avere nozione della composizione delle rocce dei pianeti e degli asteroidi che ci circondano, provengono per la quasi totalità da zone desertiche (tra cui anche l’Antartide).
I deserti egiziani hanno fornito e tuttora ci restituiscono un gran numero di reperti, i cui dettagli ci rivelano ancora caratteristiche dei costumi e delle conoscenze della storia passata degli uomini.
Per approfondimenti:
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