I brillamenti solari sono intense emissioni di radiazione in tutto lo spettro delle onde elettromagnetiche, dalle onde radio ai raggi X e gamma. Si verificano quando l’energia immagazzinata dal campo magnetico associato a una macchia solare viene improvvisamente rilasciata.

Un brillamento può avere conseguenze di vario genere sul nostro pianeta.
Le conseguenze piu’ immediate si osservano già alcuni minuti dopo il brillamento, quando la radiazione emessa, che viaggia alla velocità della luce, raggiunge gli strati più alti della nostra atmosfera. Sono soprattutto i raggi X a causare gli effetti più notevoli: aumentano la ionizzazione (produzione di elettroni liberi), causando l’assorbimento delle onde radio che attraversano l’atmosfera.
I brillamenti solari sono classificati in cinque classi di potenza a seconda della loro luminosità nei raggi X, misurata a Terra in W/m2 e nella banda tra 0,1 e 0,8 nm. In ordine crescente di potenza sono A, B, C, M e X, ogni classe è dieci volte più potente di quella precedente. Ogni categoria di classe dei raggi X è divisa in una scala logaritmica da 1 a 9. Quando la potenza supera il valore X10 (ossia con picchi maggiori di 10−3 W/m2) i brillamenti si classificano direttamente con il valore numerico misurato (ad esempio X28). La potenza dei brillamenti solari viene assegnata in base alla loro luminosità nei raggi X.
Talvolta in concomitanza del brillamento, si verifica anche una emissione di massa coronale (“Coronal Mass Ejection”, CME).
Il più grande brillamento solare mai registrato (dal 1976) si verificò il 4 Novembre 2003 durante il Ciclo Solare 23, classificato come X35. Per confronto, il brillamento con la successiva emissione di plasma solare che ha causato l’evento di Carrington del 1859 è stato classificato, retrospettivamente, come X45.
Per approfondire:
a cura di L. Cafarella e D. Di Mauro