La geologia in un calice di vino: Il Nord Italia
Iniziamo il nostro viaggio attraverso l’Italia settentrionale. Prima di muoverci regione per regione vediamo brevemente la geologia che caratterizza questo settore della penisola e quali sono i processi che hanno generato sia le rocce che formano il substrato sia il paesaggio che con la sua morfologia influenza la tipologia di viticoltura.
La Catena Alpina
La catena alpina è il risultato della collisione tra la Placca Europea e un promontorio della Placca Africana, noto come Adria.
La struttura della catena alpina è caratterizzata dalla presenza di estese falde di ricoprimento, ossia rocce che attraverso processi geologici vengono spostate significativamente dalla loro posizione originaria. Possiamo riconoscere due settori, quello settentrionale (falde Pennidiche e Australpino) e quello meridionale ( Sudalpino), separati dalla “Linea Insubrica”, un importante lineamento tettonico che si estende lungo tutto l’arco alpino.
Le rocce che emergono sulle Alpi variano in tipologia ed età, con quelle più antiche risalenti a 500 milioni di anni fa.
Nella zona del Pennidico e dell’Australpino, le rocce sono principalmente metamorfiche, di vario grado (da migmatiti e gneiss a micascisti e filladi), mentre nel Sudalpino sono prevalentemente sedimentarie, come calcari e dolomie.
Rocce ignee intrusive (graniti, granodioriti, tonaliti) costituiscono il Massiccio dell’Adamello e la Val Masino-Bregaglia (valtellina), mentre le rocce vulcaniche caratterizzano la zona compresa tra Bolzano e Trento e, in Veneto i Colli Euganei e i rilievi del Vicentino.
Il territorio è caratterizzato anche da lunghe valli glaciali e depositi morenici, testimonianza di ghiacciai che hanno modellato profondamente il paesaggio alpino e prealpino. Infatti, durante l’ultima glaciazione, circa 20.000 anni fa, le Alpi erano coperte da un esteso strato di ghiaccio che raggiungeva i 2 km di spessore nelle valli principali.
Oltre a questi depositi glaciali, osservabili nell’area alpina e prealpina, ci sono anche depositi continentali principalmente legati all’azione dell’acqua, come conoidi alluvionali, oltre a depositi dovuti alla gravità, come depositi di versante e depositi di frana.
La diversa tipologia di rocce (metamorfiche, sedimentarie, intrusive e vulcaniche), dei depositi più recenti, la morfologia dei territori alpini (valli glaciali, pendii dei grandi massicci, ambienti collinari o piane alluvionali), insieme al clima, influenzano i tipi di vitigni coltivati in queste regioni, come vedremo nel dettaglio in seguito.
Le Alpi, prima di incontrare gli Appennini, si piegano verso sud-est, con il confine che si snoda nella zona di Genova, evidenziando un notevole contrasto nella tipologia di rocce affioranti.
Appennino
La storia degli Appennini inizia circa 30 milioni di anni fa, come conseguenza della collisione tra il continente europeo ed Adria. Questo processo ha creato la dorsale appenninica con rocce che si sono accumulate verso est, e ha portato alla progressiva apertura dei bacini Ligure-Provenzale, separando Corsica e Sardegna dalla Francia e Spagna, e del Mar Tirreno, legato alla migrazione verso sud-est dell’area Calabro-Peloritana.
L’ Appennino inizia con i rilievi montuosi liguri, che si collegano alle Alpi Marittime ad ovest, per poi attraversare l’intera Penisola Italiana. La tipologia delle rocce dell’ Appennino settentrionale è principalmente sedimentaria. Nell’Appennino ligure ed emiliano, le rocce predominanti sono le “terrigene“:
- arenarie, marne e argille, spesso alternate tra loro, formando i caratteristici
- “flysch“; tali rocce creano condizioni, anche morfologiche (con ambienti da collinari a pianeggianti), diverse dalle Alpi, anche dal punto di vista viticolo.
Andiamo ora regione per regione a scoprire come rocce e vino si legano tra di loro muovendoci da Ovest verso Est.
Liguria
La Liguria è una regione fortemente influenzata dal mare, quello Ligure su cui si affaccia, ed è caratterizzata da ripide pendenze e scogliere. A nord, è delimitata dalla catena alpina nel settore occidentale e da quella appenninica in quello orientale. Le rocce che affiorano in questa regione sono rocce metamorfiche (anfiboliti, gneiss), ignee (graniti) e sedimentarie (calcari, calcari marnosi, marne ed arenarie).
La liguria è la seconda regione dopo la Valle d’Aosta per superficie vitata più piccola, con vigneti per 3/4 a bacca bianca. Il paesaggio originario, caratterizzato da ripidi versanti che scendono verso il mare, è stato fortemente modificato nei secoli, da quando un contadino toscano introdusse la viticoltura , creando serie di terrazzi sovrapposti sostenuti da muri a secco. Questi terrazzamenti sono tipici di tutta la regione e particolarmente diffusi nella zona delle Cinqueterre. Qui il substrato consiste in arenarie associate a marne e silt (flysch). Cinqueterre è anche il nome di un profumato e fruttato vino bianco prodotto da viti indigene quali Bosco e Albarola più vermentino, quest’ultimo, che si dice abbia origini spagnole, è stato introdotto in Liguria dalla Corsica secoli fa. Questo vino, già famoso nel Rinascimento. e acclamato da poeti come Petrarca, Carducci e Pascoli, ha un colore giallo paglierino intenso ed un aroma delicato.
Piemonte
Il Piemonte è una delle regioni più importanti per la produzione di vini sia in termini di quantità che qualità (più del 80% sono DOP). 2/3 dei vigneti è a bacca rossa e oltre l’80% dei vini sono rossi e rosati. Le maggiori aree dedicate alla viticoltura sono distribuite ai piedi delle Alpi, nel bacino terziario piemontese e nella regione di Monferrato. Quest’ultima si estende a sud del fiume Po tra le provincie di Asti e Alessandria. Il substrato consiste in depositi torbiditici (flysch) di età cenozoica con alternate sabbie, marne e argille. Il suolo che si è sviluppato sul substrato è moderato con poca materia organica ed il clima è favorevole alla viticoltura. Questa area è il regno del Barbera insieme all’Asti e al Monferrato Casalese DOC.
Le colline attorno ad Asti, nel cuore del bacino piemontese terziario, sono differenti sia per il vino sia per la geologia. Qui affiorano i termini più giovani della successione cenozoica che consistono in sabbie e calcareniti favorevoli alla produzione del Moscato. Altra regione per cui il Piemonte è rinomato nel mondo è quella delle Langhe (tra Cuneo e Asti). Qui le colline hanno una elevazione tra 200 e 500 m ed una composizione fatta di arenarie, marne ed argille. In questa area si producono vini rossi tra cui il Barolo, il Nebbiolo ed il Barbaresco
Val d’Aosta
In questa regione, circondata dalle vette più alte d’Europa, la viticoltura è diffusa lungo i fianchi della valle d’origine glaciale del fiume Dora Baltea, che la divide in due porzioni. I vigneti crescono su suoli che poggiano su un substrato costituito da rocce metamorfiche di varia tipologia come gneiss, micascisti, calciscisti, ofioliti, quarziti e scisti carboniferi ma anche su depositi fluvio-lacustri e fluvio-glaciali dove l’uva cresce con un sistema di radici profonde. Nella regione circa l’80% dei vigneti è a bacca rossa.
Tra i vini ricordiamo il Donnas, prodotto in un’area dove l’attività umana è sorprendente, decine di terrazzi creati nei secoli sui ripidi pendii rocciosi, ed il Blanc de Morgex. Quest’ultimo è prodotto nei soleggiati e riparati pendii ai piedi del Monte Bianco sino a 1200 m di altitudine e per questo è conosciuto come il più “alto” vino d’Europa. Le viti sono coltivate su depositi morenici che coprono un substrato costituito da rocce metamorfiche di basso grado, di età Carbonifera, e danno vita ad un vino secco delicato acidulo giallo-verdastro.
Lombardia
La Lombardia è caratterizzata da 6 macroaree che producono vino DOC: 1) Valtellina 2) Bergamasca 3) Franciacorta e colline bresciane 4) Garda Lombardo 5) Oltrepo’ Pavese e (6) Bassa Lombardia. In questa regione i vitigni a bacca nera costituiscono i 2/3 del totale e prevale la produzione di vini rossi. Descriviamo brevemente le sei macroaree:
1 La Valtellina, dove scorre il fiume Adda, è una valle con direzione E-W sviluppata lungo un elemento tettonico (la linea del Tonale) che separa le Alpi Retiche dalle Alpi meridionali. Il fianco delle Alpi Retiche è quello dedicato alla viticoltura (sino a 700 m di quota), dove ritroviamo una serie di terrazzamenti esposti a sud, leggermente inclinati; inoltre negli ultimi decenni si è passati da un orientamento dei filari dei vigneti da rittochino (perpendicolari al pendio) a girapoggio. Il substrato roccioso metamorfico è coperto da un sottile strato di depositi glaciali (morenici) sciolti, di taglia grossolana immersi in una matrice limoso-sabbiosa.
Valtellina è un vino rosso forte e tanninico prodotto dal vitigno Nebbiolo (localmente detto Chiavennasca).
2 La Bergamasca è macroarea che si estende lungo una fascia tra l’Adda e il Lago d’Iseo, caratterizzata da una morfologia collinare con suoli che derivano da un substrato calcareo, calcareo-marnoso e Flysch. Tra i vini prodotti degno di nota è Moscato di Scanzo, uno dei pochi passiti rossi d’Italia e più piccola DOCG della penisola.
3 Franciacorta e 4) Garda Lombardo sono differenti in alcuni aspetti ma hanno caratteri comuni. In entrambe le aree i vigneti crescono sulla porzione valliva di un complesso morenico che costituisce la cresta concentrica di due importanti ghiacciai Alpini pleistocenici, i ghiacciai Oglio (Lago Iseo) e Sarca-Adige (lago di Garda). La geologia di questa area è caratterizzata da colline moreniche, con depositi fluvioglaciali ed estesi affioramenti di calcilutiti e flysch calcarei. L’area di Garda è caratterizzata da colline con gentili pendenze dove si coltivano il Groppello e il Trebbiano di Lugana. La Franciacorta rappresenta una delle eccellenze produttive del paese per la produzione di spumanti, prodotti da uve Chardonnay e/o Pinot nero.
5 Con Oltrepò s’intende il confine sud della Lombardia. L’Oltrepò Pavese è la regione più ampia per la produzione di vini DOC in Lombardia. Qui è prodotta una grande varietà di vini, specialmente bianchi (Chardonnay, Pinot, Muller Thurgau, Riesling Italico), includendo vini frizzanti e rossi come il Bonarda. La regione collinare è parte della porzione meridionale dell’Appennino che si affaccia sulla piana del Po. Il substrato geologico consiste in sedimenti clastici del Plio-Pleistocene (sabbie, marne e argille), gesso del Messiniano associato a conglomerati e marne e sabbie del tardo miocene.
6 La macroarea Bassa Lombardia si trova nella porzione meridionale della regione nei pressi del fiume Po. In pianura e su terrazzi alluvionali Oglio e Po e nell’Oltrepò mantovano si estendono i vigneti che producono il Lambrusco Mantovano, il vino più noto dell’area.
Emilia Romagna
Questa regione, una delle più importanti per produzione vitivinicola in Italia, è caratterizzata da due aree distinte: gli Appennini e la piana del Po. Due terzi del vino viene prodotto nella piana a ridosso degli Appennini e nell’area costiera, mentre solo un terzo è prodotto sull’Appennino settentrionale, dove la composizione del substrato geologico caratterizza molto la qualità del vino. I vigneti a bacca nera sono di poco prevalenti su quelli a bacca bianca, stesso discorso per i vini rossi sui bianchi. Tra i vitigni più diffusi ci sono il Trebbiano, il Sangiovese, l’Ancellotta e il Lambrusco salamino.
Vengono riconosciute 4 principali aree di produzione del vino:
- DOC Colli Piacentini, dove si coltivano le viti sulle rive dei fiumi Tidone e Trebbia su un substrato caratterizzato dalla presenza di marne, sabbie e argille. I principali vini sono Dolcetto, Barbera, Bonarda e il vino rosso Gutturnio.
2 Le colline intorno a Parma, Reggio-Emilia e Modena ospitano le viti che producono il noto Lambrusco. Qui il substrato è caratterizzato dalla presenza di depositi argilloso-sabbiosi.
3 In Romagna, alle pendici dell’appennino, su terreni argilloso-sabbiosi di età Pliocenica o più giovani, si produce l’Albana di Romagna DOCG.
4 Sotto il livello del mare a sud del delta del Po su un suolo sabbioso si estendono vigneti per la produzione del Bosco Eliceo DOC.
Trentino Alto Adige
Il Trentino – Alto Adige è una regione che consiste in due province autonome: quella di Trento e di Bolzano. L’ambiente fisico è caratterizzato da catene montuose che dominano la valle del fiume Adige e dei suoi affluenti. La viticoltura si sviluppa in particolare nella stessa valle dell’Adige, la val d’Isarco, la Val di Cembra, la Val Sugana e del Sarca, nei fondivalle e sui versanti meno acclivi e meglio esposti sino a oltre gli 800 metri di quota. Nelle due province predominano i vigneti a bacca bianca (con i vitigni Chardonnay e Pinot grigio tra i più diffusi), con una maggiore produzione di vini bianchi. In generale la produzione di vini DOP supera notevolmente la media nazionale (oltre 80%).
Tra i vini bianchi tipici della viticoltura di montagna si segnala il Gewürztraminer o Traminer aromatico (prodotto nella provincia di Bolzano, in Val d’Isarco), fresco e fruttato grazie alla natura del suolo (su depositi morenici ghiaioso-sabbiosi misti a limo) e l’elevata escursione termica tra il giorno e la notte nel periodo della maturazione dell’uva.
Tra i vini rossi il Teroldego Rotaliano DOC (una delle eccellenze del Trentino) viene prodotto da vigneti posti su depositi alluvionali grossolani, a circa 200 m per 350 ettari nella valle dove il fiume Noce confluisce nell’Adige.
Veneto
Il Veneto è una vasta regione che si estende dalle Alpi al Mar Adriatico e per il 70% il suo territorio è pianeggiante e favorevole alla produzione vitivinicola maggiormente concentrata nell’area del Lago di Garda e in quelle collinari delle province di Verona, Vicenza e Treviso. A livello nazionale è la regione che produce più vino insieme a Puglia e Sicilia ma è considerato il primo per i vini a denominazione di origine. In Veneto è prediletta la coltivazione delle uve a bacca bianca con conseguente maggior produzione di vini bianchi. I vitigni più diffusi sono il Glera, il Garganega, il Merlot, il Pinot grigio, ecc..
Tra i vini più noti di questa regione vi è il Soave seguito dal Valpolicella e il Garda classico. Questi vigneti crescono su un substrato roccioso, che consiste in marne, calcari e basalti, delle colline che bordano la pianura alluvionale.
Altro vino che merita menzione è il Prosecco prodotto nella macroarea Conegliano e Valdobbiadene tra i fiumi Piave e Monticano, a sud delle Prealpi Trevigiane. Qui non è presente un substrato roccioso ed il suolo è caratterizzato da abbondante calcio, proveniente dalle rocce calcaree dominanti delle Prealpi e dai depositi ghiaiosi che derivano dalla loro erosione.
Al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia si sviluppa la regione del Grave DOC, nome che deriva da “Grave in Friuli” che indica la ghiaia grossolana che caratterizza il letto del fiume Tagliamento, dove solo la viticoltura ha successo.
Friuli Venezia Giulia
La regione è suddivisa nelle seguenti quattro macroaree di produzione vitivinicola: Grave del Friuli, Pianura Friulana, Colli Orientali e Carso Triestino. I vigneti sono prevalentemente a bacca bianca (il 60%) come la produzione dei vini bianchi.
Il vitigno più diffuso è il Pinot Grigio, seguito dal Merlot, il Tocai, ecc.
La maggior parte della viticoltura si concentra nella pianura friulana oltre che nella porzione più orientale dove si trovano le regioni DOC del Collio, Colli orientali del Friuli e il Carso. In quest’ultima area la produzione di vino è estremamente limitata e si produce nel plateau carsico costituito da rocce calcaree del Cretacico. In particolare le viti crescono all’interno di doline dove è presente suolo residuale rosso-bruno con frammenti di calcare bianco.
Nell’area di Collio e dei Colli orientali del Friuli il substrato è caratterizzato da rocce sedimentarie prevalentemente marne sabbiose. Il microclima è favorevole per la produzione di vini bianchi come Pinot Bianco, Pinot Grigio, Tocai friulano, Chardonnay.
Un’ampia produzione di vino proviene dalla macroarea del Grave del Friuli (tra Udine e Pordenone, a cavallo del fiume Tagliamento), la più estesa ( con circa 7000 ettari vitati che si estendono lungo la piana alluvionale costituita prevalentemente da depositi ghiaioso-sabbiosi.