Un italiano in fuga a Parigi: Joseph-Louis Lagrange

Da Torino a Parigi, passando per le corti europee, l’incredibile vita di Lagrange incarna il potere della mente in fuga. Tra rivoluzioni politiche e scoperte scientifiche, il suo nome rimane un faro nella storia della scienza

di Sonia Topazio

Giuseppe Luigi Lagrangia nacque a Torino il 25 gennaio 1736. Morì a Parigi nel 1813 quando già da lungo tempo aveva assunto il nome di Joseph-Louis Lagrange.

Il fascino di Parigi e della Francia era stato troppo forte per lui per non farsi trascinare, sia per la lingua francese, divenuta strumento di comunicazione europea non solo per la diplomazia, ma anche per le lettere, le arti e le scienze sperimentali, sia per il potere politico esercitato dai re, poi dai rivoluzionari, infine da Napoleone.
Lagrange rimase indenne nonostante i cambiamenti politici e sociali dell’epoca (l’ancien régime, la Rivoluzione francese, la dittatura napoleonica) per il nome di gran prestigio che gli procurano teoremi e calcoli matematici, meccanica, fisica, scienze naturali, astronomia.

Le ricerche nei vari campi della scienza sperimentale condivise tra studiosi, seppur non con i potenti mezzi a disposizione dei tempi moderni, diventano un lasciapassare per le corti dei sovrani d’Europa che vogliano circondarsi di intellettuali ed eruditi. Per questo Lagrangia fu chiamato prima a Berlino da Federico II di Prussia e successivamente a Parigi dove venne invitato a fa parte del Bureau des Longitudes, città dove vivrà fino alla morte.

La storia di questo intellettuale ripropone purtroppo un cliché ben noto, la fuga dei cervelli. Più di due secoli fa i talenti già prendevano strade alternative, evidentemente incapaci, noi, di trattenerli inserendoli in un disegno strategico e fornire loro strumenti e condizioni.

La stessa città di Torino ha guardato allontanarsi un grande uomo di scienza, limitandosi ad intitolare a Lagrange una via, una piazza, e il Dipartimento di Scienze Matematiche del Politecnico. Succedeva allora, accade anche oggi, il fenomeno del brain drain, ovvero la fuga dei cervelli. Un fenomeno subìto addirittura dal più grande matematico di tutti i tempi nel periodo più fervido dell’intellighenzia illuminista italiana: l’illustre Joseph-Louis Lagrange che a soli venti anni fondò la Società privata Scientifica, che diventerà poi Accademia delle Scienze di Torino.

Come nasce l’enfant prodige Lagrange?

Sostanzialmente autodidatta, sotto la guida di padre Gianbattista Beccaria. Venne indirizzato da suo padre agli studi giuridici. Il fanciullo Lagrange aveva però preso in prestito, e di nascosto, le opere di Eulero, di Maria Gaetana Agnesi e di altri matematici dell’epoca.
Frequentò le lezioni del professore di fisica, padre Gianbattista Beccaria e fu lo stesso Beccaria a convincere Lagrange senior a lasciar proseguire gli studi di matematica, avendo scoperto il genio sublime del suo figliolo.
Nel 1757 Lagrange, con gli amici coetanei ventenni, Gian Francesco Cigna (medico) e il conte Giuseppe Angelo di Saluzzo, fondò la Società Scientifica. Appena due anni dopo venne pubblicato il primo volume, numero zero, di Miscellanea filosofico matematica, che contiene tre articoli di Lagrange, ancora oggi considerati fondamentali per lo studio della meccanica.
La pubblicazione fu distribuita alle società scientifiche europee. Gli studiosi del settore ne rimasero stupiti: un giovane sconosciuto aveva scoperto un tassello fondamentale sul calcolo delle variazioni, là dove Eulero si era fermato.

I notabili della materia si chiesero chi fosse il ragazzo prodigio di cui nessuno aveva mai sentito parlare. Il suo lavoro lo portò immediatamente alla notorietà in tutta Europa.
E mentre in Europa la sua fama cresceva, a Torino Giuseppe Luigi aveva un posto di assistente dell’allora professore di matematica presso la prestigiosa scuola d’artiglieria dell’arsenale dell’esercito, che però università non era. Pur continuando a scrivere articoli di un certo spessore, non gli si presentarono mai grandi prospettive di carriera.

Un italiano alla corte di Luigi XVI

Nel 1766 alla soglia dei trent’anni, inaspettatamente gli giunse una proposta dalla Germania, direttamente da Federico II di Prussia a Berlino. Si trattava di una posizione stabile come direttore dell’Accademia prussiana delle scienze, con uno stipendio sette volte maggiore rispetto a ciò che guadagnava in Italia.
Fu così che Lagrange lasciò Torino per sempre.
Federico il Grande gli aprì le porte del Mondo, ma molti scienziati tedeschi lo considerarono sempre uno straniero. Per questo alla morte di Federico, Lagrange fu costretto a lasciare il Paese. Accettò l’invito di Luigi XVI di Borbone a trasferirsi come membro straniero dell’Accademia delle Scienze a Parigi.

In Francia pubblicò “Meccaniche Analitiche”, un trattato le cui idee sono ancora alla base degli studi della meccanica odierna. Ricordiamo anche che è altresì il fondatore del calcolo della reazione, una disciplina che in Italia vide grandi cultori nella scuola di Ennio De Giorgi presso La Normale Superiore di Pisa.

Lagrange e Lavoiseier

Solo dopo due anni circa dall’affidamento del suo autorevole incarico, scoppiò la Rivoluzione francese. Mantenne un atteggiamento prudente, accettando tutto ciò che gli veniva chiesto di indagare: calcolare le traiettorie dell’artiglieria, la fabbricazione delle polveri da sparo. Presiedette la commissione di pesi e misure che darà vita al Sistema Metrico Decimale. Insieme al suo amico chimico Antoine-Laurent de Lavoisier studiò un modello economico del regno di Francia che avrebbe risanato le finanze del Regno.
Come dicevamo all’inizio di questo articolo, riuscì a superare indenne il periodo rivoluzionario. Al contrario Lavoisier fu ghigliottinato nel 1794. Per lui Lagrange scrisse un epitaffio divenuto famoso:

“C’è voluto solo un attimo per tagliargli la testa, e forse non basterà un secolo per produrre un’altra testa così”.

Il riconoscimento di Napoleone Bonaparte

Dopo gli anni difficili della Rivoluzione, arrivò al comando un grandissimo esperto e appassionato di matematica: Napoleone Bonaparte. L’Imperatore riconobbe immediatamente il genio dello scienziato tanto che lo colmò di onori nominandolo senatore. Grazie a lui Lagrange diventerà il primo professore della neonata Ecole Politecniche.

Lagrange scomparve quasi trecento anni or sono a Parigi, sepolto nel Pantheon assieme ai grandi di Francia. Il suo nome compare sulla Tour Eiffel tra i 72 più importanti scienziati che hanno onorato la Francia. Morì al colmo della gloria scientifica, poco prima che uno dei suoi grandi estimatori, appunto Napoleone, terminasse la sua parabola politica e militare che avrebbe condotto la Francia e l’Europa verso il Congresso di Vienna e la Restaurazione.


 

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