La storia degli osservatori magnetici italiani in una story map
Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo l’interesse per il geomagnetismo era cresciuto sensibilmente rispetto al passato, tanto da spingere la comunità scientifica ad eseguire misure di campo magnetico sempre più accurate e a realizzare serie di misure sempre più lunghe con lo scopo di analizzare le variazioni spaziali e temporali del campo stesso.
Agli inizi del XIX secolo furono molte le scoperte significative sul magnetismo terrestre e sulla sua distribuzione spaziale e temporale.
In particolare uno dei temi più importanti affrontati dagli studiosi di geomagnetismo dell’epoca fu quello di analizzare le variazioni temporali del campo magnetico, scoperte negli anni precedenti ma non ancora approfondite. Dal 1830 in poi gli sforzi si concentrarono sullo studio delle cause e dei meccanismi che danno luogo ai fenomeni a quel tempo noti. Questo richiese un approccio più critico alle osservazioni. Le misure furono effettuate con maggiore attenzione, gli osservatori magnetici si moltiplicarono e furono apportate importanti modifiche agli strumenti destinati alle misure di variazioni delle grandezze magnetiche.

Il quadro internazionale
Nel quadro internazionale gli studiosi coinvolti in questo ambito avviarono le prime collaborazioni per realizzare misure simultanee in varie parti del globo. Il primo programma importante, che prevedeva una collaborazione ad ampio respiro, fu l’International Polar Year (IPY) istituito tra il 1882 e il 1883. Prevedeva studi prevalentemente di geomagnetismo e meteorologia. Gli undici paesi che parteciparono al progetto, realizzarono 14 osservatori magnetici provvisori. Cinquanta anni dopo, nel 1932, fu organizzato il secondo IPY e ai paesi già partecipanti se ne aggiunsero di nuovi con nuovi osservatori.
Il primo programma di raccolta sistematica di misure su tutto il globo si realizzò con la formazione del Dipartimento di Magnetismo Terrestre del Carnegie Institution di Washington. Tra il 1905 e il 1944 furono effettuate molte misure, sia a terra che in mare. In particolare, furono organizzate delle crociere oceanografiche, particolarmente innovative per l’epoca.
L’evoluzione degli studi sulla struttura della Terra, principalmente favorita dagli studi sismologici, nel frattempo poneva solide basi sulla conoscenza dell’interno del nostro pianeta.
L’anno geofisico internazionale
Agli inizi degli anni ’50 del secolo scorso l’interesse per il geomagnetismo era ormai cresciuto sensibilmente. Dopo il secondo International Polar Year (IPY) del 1932, fu stabilito di fissare il terzo appuntamento cinquant’anni dopo. In quegli anni anche l’interesse per l’esplorazione polare era molto sentito. Risale al 1928 la Spedizione Polare Artica di Umberto Nobile con il dirigibile Italia alle isole Svalbard dove erano stati utilizzati alcuni strumenti per realizzare un osservatorio magnetico temporaneo. Gli apparati utilizzati erano quelli dell’osservatorio magnetico di Pola che andranno poi, nel 1932, all’osservatorio di Castellaccio (GE).

Intanto, nel 1957, Sidney Chapman aveva sollecitato l’International Geophysical Year (IGY). Furono costruiti per l’occasione altri nuovi Osservatori magnetici per un totale di circa 200.
In questo quadro ricco di stimolanti interessi per il nostro pianeta, si sentì forte, anche in Italia, l’esigenza di realizzare l’osservatorio magnetico nazionale.
La story map
Una story map è una rappresentazione grafica in cui la protagonista è una mappa geografica che ci accompagna lungo il percorso di una storia. In questo caso abbiamo realizzato una story map in cui ripercorriamo, in 11 tappe, la storia dei primi tentativi, degli esperimenti e delle realizzazioni degli osservatori magnetici sul territorio nazionale a cavallo di due secoli.
Il materiale riportato in questo post e nella storymap è estratto da “Il catalogo delle misure geomagnetiche” di L. Cafarella, A. Meloni e A. De Santis edito INGV.