Non siamo tutti uguali davanti ai cambiamenti climatici

Gli effetti dei cambiamenti climatici non sono uguali per tutti, e le donne possono essere tra i soggetti più colpiti. Allo stesso tempo possono però contribuire a superare le crisi e ad aumentare la resilienza delle comunità

di Giuliana Rubbia e Anita Grezio

Di fronte a una inondazione o a un incendio è ormai assodato che non reagiamo tutti allo stesso modo. Nell’analizzare l’impatto sociale dei fenomeni naturali, gli studi più recenti considerano anche le caratteristiche biologiche e i comportamenti dettati dalla società e dal contesto culturale, che variano nel corso del tempo e da paese a paese.

E’ importante poter riflettere su queste diversità, collegate al sesso per gli aspetti biologici e al genere degli individui per i comportamenti. Fattori importanti questi quando si analizzano ad esempio gli effetti dei fenomeni sulla salute, l’accesso all’informazione o la percezione di rischi di varia natura.

Sono riflessioni che molto spesso nascono nell’ambito di progetti multidisciplinari. In questo ambito il team è generalmente costituito da persone specializzate in diverse discipline, tra le quali la sociologia. Mediante interviste e questionari mirati si indaga la risposta della società, per trarre spunto da quanto è successo e sviluppare azioni future di mitigazione.

Qualche esempio

A seguito della grande alluvione che sconvolse la Serbia nel 2014, sono state realizzate migliaia di interviste per mettere in luce eventuali differenze. Gli uomini avevano la percezione di essere più preparati e più attivi o più disposti a essere coinvolti o guidati da attività a livello di comunità. Le donne, generalmente, riferivano di essere meno sicure di sé, avendo forse opinioni più realistiche circa l’essere preparate. Riportavano inoltre una maggiore cura e preoccupazione sui comportamenti da tenere a livello domestico e familiare.

Interviste e questionari hanno messo in luce i comportamenti diversificati della popolazione anche in occasione degli incendi boschivi che colpirono gravemente la regione Victoria in Australia nel febbraio 2009. Le differenze nelle preoccupazioni e soprattutto nelle decisioni, se andare, oppure rimanere a difendere casa e proprietà, si delinearono in modo diverso. Gli uomini hanno testimoniato di voler restare, le donne di andare. Non è però il caso di generalizzare e identificare “restare” come risposta maschile e “andarsene” come risposta femminile. Infatti, come ci sono state donne che esprimevano un forte desiderio di partire, ce ne sono state altre decise a restare, e viceversa per gli uomini. Inoltre, sono stati identificati casi di disaccordo, il più delle volte derivanti dalla riluttanza degli uomini ad andarsene e casi più evidenti nelle famiglie che non avevano adeguatamente pianificato o discusso i comportamenti previsti in queste situazioni.

Uno studio sull’incendio del villaggio turistico di Mati in Grecia nel luglio 2018 riporta che “l’accesso alla spiaggia era difficile a causa dei ripidi pendii della costa nella parte orientale della zona. Di conseguenza, le persone hanno avuto difficoltà ad avvicinarsi alla costa, per raggiungere un ambiente più sicuro. Alcune donne più anziane conoscevano la strada. Sfortunatamente, nel panico, nessuno le ascoltava e le persone rimanevano in attesa di essere guidate dagli uomini. Questo ha comportato una fine più tragica, con conseguente perdita di più vite.”

Il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP, 2022) suggerisce esplicitamente di raccogliere dati e informazioni sulla dimensione di genere:

le ricerche indicano che donne e uomini hanno approcci diversi agli incendi, sia per quanto riguarda la percezione del rischio che per i processi decisionali”

Le reazioni al cambiamento climatico

Gli effetti del caldo estremo, in gran parte causato dal cambiamento climatico, possono incidere fortemente sulla salute umana perché riducono la concentrazione e rallentano il pensiero, indeboliscono la coordinazione occhio-mano e inducono mal di testa e affaticamento, contribuendo anche alla perdita di produttività. A tutto ciò bisogna aggiungere cure extra associate alle malattie legate al caldo. Ricerche recenti dimostrano che le donne vivono l’impatto del caldo estremo in modo diverso rispetto agli uomini a causa delle differenze nella termoregolazione corporea, soffrendo di maggiore mortalità, infortuni e, per la loro specificità, aumento della probabilità di aborti.

Inoltre, la partecipazione delle donne nei ruoli decisionali, come la gestione per la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, continua ad essere ancora significativamente più bassa di quella degli uomini. In particolare in Asia e nelle regioni del Pacifico i collegamenti tra la disuguaglianza di genere, il cambiamento climatico e l’impatto dei disastri naturali sono sempre più riconosciuti, così come gli effetti sproporzionati del COVID-19 che hanno colpito le donne con l’aumento di lavoro non pagato e la perdita di posti di lavoro insieme all’impennata di violenza di genere.

Anche la memoria storica ha un ruolo cruciale. Da una ricerca che mette a confronto due paesi, Italia e Svezia, riguardo la percezione di rischi di varia natura quali epidemie, inondazioni, siccità, incendi, terremoti, attentati terroristici, violenza domestica, crisi economiche e cambiamento climatico, emerge una percezione del rischio che è maggiore se i fenomeni sono nella memoria recente. Riguardo al genere e all’età, l’essere uomo e più anziano è stato generalmente associato a probabilità e impatto percepiti in misura minore.

Nell’area campana che è densamente popolata ed esposta a molteplici fenomeni idrogeologici, quali alluvioni e frane, sismi ed eruzioni vulcaniche, sono state analizzate le risposte di un campione di popolazione sulla percezione dei diversi rischi. Ne risulta che la conoscenza di questi fenomeni da parte di uomini e donne si presenta simile nelle varie località, con gli uomini che tendono ad avere valori più alti di sicurezza.

Ulteriori studi sono necessari

Fare più ricerca sui ruoli di genere dovrebbe essere una priorità anche per i ricercatori e i professionisti della gestione delle emergenze. Risulta importante evidenziare le differenze di genere in relazione a percezione, preparazione e risposta ai disastri naturali anche in contesti socio-culturali ed economici diversi. E’ necessario mettere in luce che la percezione del rischio è influenzata dal genere. Questa influenza può variare a seconda del contesto, dello studio, del paese, del tipo di rischio e può produrre risultati anche contraddittori.

L’importanza di azioni che riducono la disuguaglianza di genere riguardo agli impatti dei cambiamenti climatici e alla gestione dei loro effetti è stata riconosciuta in contesti globali e regionali. Ci sono ancora poche leggi nazionali e politiche direttamente collegate agli impegni sul clima, i rischi naturali e la costruzione di resilienza.

In definitiva, la comprensione in ottica di genere della percezione del rischio, e più in generale di tutte le fasi legate all’impatto di un fenomeno, potrà aiutare i decisori politici a sviluppare approcci più efficaci per ottimizzare la sicurezza per tutte le componenti della società.

L’ambito delle Scienze della Terra

Nell’ambito delle Scienze della Terra molti studi sui rischi naturali e il loro impatto potranno essere approfonditi in modo da includere una prospettiva di genere e valorizzare le interazioni tra scienza e società.

Su questi temi l’INGV ha finanziato il progetto di ricerca libera DiGeST – Dimensioni di Genere nelle Scienze delle Terra, per comprendere le questioni di genere in un quadro più ampio.

La parità di genere è lungi dall’essere raggiunta nei settori cosiddetti STEM – Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Le donne nelle Scienze della Terra rimangono ancora sottorappresentate, anche se negli ultimi decenni si riconoscono tendenze positive. Affrontare le disuguaglianze di genere nel mondo accademico, tuttavia, è solo una parte del problema.

Le Scienze della Terra hanno bisogno di più donne nelle posizioni di leadership e nei comitati decisionali e più ragazze istruite in questo campo. Allo stesso modo ci sono ragioni fondate per gli scienziati per prestare attenzione al genere in un senso più ampio. Secondo le Nazioni Unite è stata prestata un’attenzione ancora inadeguata ai modi in cui le disuguaglianze di genere nella società determinano i rischi e gli impatti degli eventi naturali. Anche in questo settore è necessario ampliare la prospettiva di genere. Lo sforzo è quello di migliorare la sotto-rappresentazione sul posto di lavoro tenendo conto dell’abbattimento delle barriere nelle carriere di ricerca e dell’inclusione del genere nei contenuti della ricerca e dell’educazione in senso più ampio.

Comprendere come le relazioni di genere modellino la vita delle donne e degli uomini è fondamentale per la riduzione del rischio. Le recenti tendenze suggeriscono di andare oltre la polarizzazione maschile/femminile, tenendo conto del sesso e del genere delle minoranze e di decolonizzare la conoscenza. Questo significa legittimare e integrare tutte le fonti di conoscenza, sostenendo sempre una condivisione più inclusiva tra i diversi attori e studiosi/e indipendentemente dalla loro etnia, genere, e condizioni socioeconomiche.


Per approfondire:


 

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