La grande tempesta del 13 marzo 1989

Attraversando una tempesta magnetica: il caos del 13 marzo 1989 causato da un Sole imprevedibile, prima di raggiungere il picco della sua attività ciclica undecennale

di Domenico Di Mauro e Stefania Lepidi

La tempesta magnetica del 13 marzo 1989, nota anche come l’evento di Carrington del XX secolo, è stata la più forte tempesta geomagnetica che si sia verificata dal secolo scorso fino ad oggi,  procurando una serie di danneggiamenti a diversi satelliti in orbita intorno alla Terra, alle reti di comunicazione radio e ai sistemi di distribuzione elettrica, con perdite economiche derivanti dai blackout su vasta scala in molte parti del Canada e degli Stati Uniti.

Più precisamente, la tempesta magnetica causò il blackout totale dell’intero sistema elettrico della provincia canadese del Québec per circa dodici ore, lasciando senza energia elettrica e al freddo oltre 6 milioni di persone. Inoltre, i sistemi di comunicazione, sia radio che satellitari, subirono notevoli interruzioni.

In tutto il mondo osservarono la tempesta, e molti paesi registrarono fenomeni atmosferici insoliti come l’aumento dell’attività aurorale, estendendosi in zone molto più prossime all’equatore rispetto a quelle solitamente interessate da queste manifestazioni. Persino dalla Florida e da Cuba furono avvistate le aurore.

Cosa è accaduto sul Sole nei giorni a cavallo del 13 marzo 1989?

Come spesso accade, anche la tempesta geomagnetica del 13 marzo 1989 è stata innescata da due intensi brillamenti, fra i tanti accaduti nei giorni a cavallo del 13 marzo, uno di tipo X4.5  avvenuto tre giorni prima ed un altro di tipo M7.3, avvenuto un giorno prima. Tutti localizzati in prossimità della regione 5395 del Sole, uno fra i gruppi di macchie solari più attivi mai osservati.

  Regione attiva 5395 del Sole nei giorni a cavallo del 13 marzo 1989. Pannelli in alto:  immagini nel visibile . Pannelli in basso:  il carattere magnetico delle macchie (zone in nero, campo magnetico entrante – zone in bianco, campo magnetico uscente). Foto dall’osservatorio Kitt Peak, USA.

Effetti immediati furono le numerose interferenze radiofoniche a onde corte, al momento inspiegabili, tra cui il disturbo dei segnali radio di Radio Free Europe in Russia. A questi due brillamenti furono associate due emissioni di massa coronale (o Coronal Mass Ejection CME, per gli anglofoni), due notevoli espulsioni di materiale solare (plasma) di altissima energia, diretti verso la Terra. Un’energia pari a quella liberata dall’esplosione contemporanea di migliaia di bombe nucleari.

Le conseguenze a terra della tempesta magnetica

Alla velocità di diverse centinaia di km/s, questo flusso di particelle altamente energetico e magnetizzato ha investito la magnetosfera terrestre, modificando temporaneamente le sue caratteristiche. In condizioni non disturbate è uno scudo protettivo che avvolge la Terra e che  limita molto l’accesso di particelle del vento solare e dei raggi cosmici. La prima CME ha viaggiato a circa 760 km/s, impiegando 54 ore e 30 min per raggiungere la Terra. Essa ha causato una tempesta geomagnetica non particolarmente intensa ma che ha prodotto un accumulo di energia nella magnetosfera. L’arrivo improvviso della seconda CME, che a velocità di circa 1320 km/s, ha impiegato solo 31 ore e 27 min per arrivare a Terra, ha causato un rilascio repentino di energia innescando forti correnti indotte. L’impulso iniziale fu anche registrato all’osservatorio geomagnetico dell’INGV a L’Aquila la notte del 13 marzo alle 2:27 ora locale.

Le testimonianze del tempo 

Seguirono i disastrosi effetti in Québec, con il blackout totale. La concomitanza dei suddetti eventi generato la più forte tempesta magnetica dall’inizio del secolo scorso ad oggi, provocando diversi problemi alla rete elettrica in tutti gli Stati Uniti e anche nel nord Europa, in particolare nel Regno Unito e in Svezia.

Danni ai trasformatori elettrici di un impianto di distribuzione in New Jersey dovuti alla accresciuta intensità di correnti indotte dalla tempesta

Ovviamente la stampa dette immediatamente ampio risalto all’accaduto, riportando diverse testimonianze. Il quotidiano nazionale La Repubblica titolava “Aurora boreale sul mondo e s’incendiano i cieli”, un approfondimento pubblicato il 16 marzo 1989.

La violenta tempesta magnetica causò aurore boreali spettacolari. Osservate anche a latitudini inconsuete come in Italia, si videro di notte bagliori rossastri fino a Venezia. Alcuni, spaventati dai colorati ondeggiamenti di luce, pensarono addirittura a un attacco nucleare, dato il clima teso della Guerra Fredda e l’imminente caduta del Muro di Berlino.

Articolo del giornale “The Gazette” di Montreal, pubblicato il 14 marzo 1989

Nello spazio, alcuni satelliti, come il TDRS-1 della NASA per le comunicazioni e lo Space Shuttle Discovery, investiti dalle particelle ad alta energia, andarono fuori controllo per diverse ore. 

 

La tempesta geomagnetica del 13 marzo 1989 è ancor oggi oggetto di studio da parte della comunità scientifica internazionale. E ci ha fatto capire, ancora una volta, quanto sia importante l’esistenza del campo magnetico terrestre, il nostro scudo protettivo. E’ diventato chiaro a tutti che la magnetosfera terrestre è una regione dinamica e complessa. Richiede ulteriori studi e ricerche per essere compresa più a fondo.  Senza celare l’obiettivo ultimo, una vera sfida: prevedere e mitigare gli effetti delle tempeste geomagnetiche sulle nostre infrastrutture tecnologiche e sulla vita quotidiana.


Per approfondimenti:

D. H.  Boteler, A 21st century view of the March 1989 magnetic storm


 

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