Scegliere il futuro

di Daniele Melini e Spina Cianetti

La Scienza

Nel corso delle ere geologiche, la Terra ha vissuto cambiamenti climatici di origine naturale che hanno scandito l’alternarsi delle ere glaciali. Periodi più freddi, durante i quali le grandi calotte glaciali sono lentamente cresciute arrivando a coprire vaste aree continentali, sono stati seguiti da fasi di riscaldamento in cui il pianeta ha assunto un aspetto più simile a quello odierno. 

Questi cambiamenti climatici naturali sono probabilmente il risultato di piccole variazioni cicliche della geometria dell’orbita terrestre (chiamate cicli di Milankovitch) che modulano nel tempo la quantità di energia solare ricevuta dalla Terra. I cicli di Milankovitch avvengono su scale temporali dell’ordine delle centinaia di migliaia di anni: il sistema climatico è quindi riuscito ad adattarsi rimanendo sempre in equilibrio durante il volgere dei cicli glaciali.

L’aumento della concentrazione di gas serra dovuto alle attività umane, al contrario, è avvenuto in un tempo talmente rapido rispetto alle scale geologiche da rendere impossibile l’adattamento del sistema climatico: il risultato è che oggi il clima terrestre si trova in una situazione di profondo squilibrio, per cui anche se le emissioni antropiche venissero azzerate, i loro effetti continuerebbero a manifestarsi ancora a lungo.

Le previsioni sull’evoluzione futura del clima terrestre si basano su sofisticati modelli matematici che dipendono da una moltitudine di dati, alcuni dei quali oggi non sono noti: ad esempio, non sappiamo quanti gas serra immetteremo nell’atmosfera nei prossimi decenni, perché dipenderà dalle scelte politiche che saranno adottate e dalla disponibilità di nuove tecnologie a basso impatto ambientale. 

Per sopperire a queste incertezze, i ricercatori elaborano un insieme di modelli ipotizzando diversi scenari di emissioni fossili. In questo modo si può capire quali cambiamenti climatici siano ormai irreversibili a prescindere dalle politiche di contenimento delle emissioni che saranno adottate, e indicare degli obiettivi minimi di riduzione delle emissioni affinché il riscaldamento globale nei prossimi decenni sia contenuto entro determinati limiti.

Il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change), istituito in seno alle Nazioni Unite, è il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. L’IPCC pubblica periodicamente dei rapporti di valutazione che riassumono lo stato dell’arte delle conoscenze scientifiche sull’impatto cambiamenti climatici e sulla loro evoluzione futura e contengono indicazioni rivolte ai decisori politici per la definizione delle strategie di contrasto all’emergenza climatica. La pubblicazione del rapporto più recente, il sesto rapporto di valutazione, è iniziata alla fine del 2021.

I modelli climatici più recenti indicano che, indipendentemente dalle politiche di riduzione delle emissioni, le temperature globali continueranno ad aumentare almeno per tutta la prima metà del XXI secolo. Gli stessi modelli prevedono che per raggiungere l’obiettivo fissato dall’accordo di Parigi del 2015, e contenere il riscaldamento rispetto all’era preindustriale entro la soglia di 2°C, non sarà sufficiente azzerare le emissioni ma occorrerà rimuovere una parte dei gas serra contenuti nell’atmosfera, sia attraverso approcci biologici come la riforestazione, sia sviluppando nuove tecnologie applicabili su larga scala.

Ma anche nello scenario più ottimistico in cui le emissioni fossili siano ridotte in modo drastico, alcuni cambiamenti saranno irreversibili: occorrerà quindi mettere in atto strategie di adattamento per mitigarne l’impatto. Ad esempio, saranno necessarie azioni per difendere le comunità costiere dall’aumento del livello dei mari, per proteggere le fasce deboli della popolazione dalle ondate di calore, o per rendere le infrastrutture resilienti nei confronti degli eventi meteorologici estremi. 

L’Arte

Cristina Butnariu – One more time

Olio su tela

L’opera rappresenta un paesaggio: in primo piano un uomo cammina semicoperto da un panneggio al vento; il cielo si copre di nuvole che preannunciano tempesta; la luna splende e ci permette di leggere l’orologio semitrasparente; le lancette si muovono e non hanno intenzione di fermarsi; il tempo passa ma l’uomo non vuole guardarlo. Il paesaggio verde che sta dietro le sue spalle prima o poi non ci sarà più e lui non lo vedrà mai se non volta il suo sguardo. L’opera rappresenta la lenta e triste distruzione della natura per mano dell’uomo. La fusione dei ghiacciai, il conseguente aumento del livello delle acque, le inondazioni rischiose per le città sulle coste, la deforestazione, l’aridità, gli eventi catastrofici…Veramente riusciremo a gestirli sempre? Eppure l’uomo sembra quasi indifferente. “Quasi” perché basta guardarci intorno e porci la domanda: “vogliamo veramente che tutto questo sparisca?”.

Matilde Mignone – Carelessness

Disegno digitale

Nell’opera una figura femminile raffigura sia il pianeta Terra che l’umanità; la donna piange e le lacrime che rigano il suo volto si intensificano man mano che scendono, trasformandosi gradualmente in un fiume che trascina via con sé oggetti, a rappresentare sia le disastrose conseguenze del cambiamento climatico (come la casa nella mano a sinistra, simbolo del focolare familiare, il posto dove ci sentiamo più al sicuro, distrutta da un terremoto o un maremoto), sia i fattori che l’hanno determinato. Tutto l’ambiente è avvolto da una nebbia fitta e scura, che crea disorientamento, facendo quasi scomparire la figura, soffocandola. La nebbia rappresenta il fumo scuro delle fabbriche e degli incendi ed esprime la disperazione, lo sconforto e la rassegnazione delle persone che tentano di salvare il pianeta, cioè la casa ed il futuro di tutti.

Nicole Mencarelli – Il mondo e la sua spensieratezza

Disegno digitale

L’elemento centrale della rappresentazione è il nostro pianeta, raffigurato in primo piano come un mondo secco, arido. Sulla sua superficie due bambini giocano con pistole ad acqua, inconsapevoli dello spreco che stanno causando. Il tema centrale dell’opera è la siccità e lo spreco delle risorse vitali: al giorno d’oggi usiamo un elemento fondamentale per la vita, come lo è l’acqua, con la noncuranza di chi la considera un bene inesauribile, quasi scontato. In realtà non in tutte le parti del mondo c’è acqua in abbondanza, in alcuni paesi è sempre stata, al contrario, una risorsa limitata: esiste un rischio elevato che lo diventi anche negli altri a causa delle condizioni ambientali. Il problema è legato non solo alla presenza di acqua ma anche e soprattutto alla sua effettiva biodisponibilità. Un esempio è rappresentato dalla fusione dei ghiacciai. Sebbene se ne parli da tanto tempo, sembra che nessuno consideri la situazione seriamente e questo spaventa l’osservatore, perché un mondo senza acqua sarà un mondo sofferente, privo dei vivaci colori della vita.

Camilla Rossi – Vuoi salvarla?

Acrilici su tavola

L’opera rappresenta la personificazione della Natura in caduta libera verso l’ignoto. La figura, a tratti mostruosa rappresenta la Terra che, sulla propria pelle, riflette i disastri ambientali di cui noi uomini siamo responsabili. Nell’istante rappresentato sta usando le ultime forze per tendere la mano verso l’osservatore in cerca di aiuto. È un grido senza voce, una richiesta d’aiuto dopo i cambiamenti climatici che stiamo osservando negli ultimi anni. Il soggetto è asessuato, in modo che chiunque possa immedesimarsi e sentirsi più vicino alla causa. L’intento è quello di pungolare la coscienza di chi guarda: nel ventunesimo secolo abbiamo le risorse e i mezzi per fare la differenza, anche con i piccoli gesti della quotidianità. Bisogna prendersi le proprie responsabilità senza voltare lo sguardo dall’altra parte e ponendosi un’unica domanda: Vuoi salvarla?

Daniela Varlan – Pretending not to ‘sea’ 2021

Acrilico su tela

In questo lavoro l’artista ha cercato di rappresentare l’indifferenza di noi esseri umani nei confronti dell’ambiente naturale e dei cambiamenti climatici in atto, insieme alla poca consapevolezza delle nostre abitudini di consumatori. Nella scena è rappresentato un mare in cui galleggiano resti di prodotti usati dall’uomo. Il messaggio non vuol essere un attacco allo spettatore, ma un invito a fare attenzione a ciò che succede intorno a noi, prima che la situazione possa peggiorare in modo irreversibile. Produciamo e consumiamo in eccesso rispetto alle reali necessità e queste scelte creano un danno consistente al pianeta e al suo clima. L’auspicio è che lo spettatore avverta il dramma di questa situazione e sia stimolato a reagire al più presto.

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