Perché la Grecia ha tutte quelle isole?

La conformazione del territorio ellenico è caratterizzata da un vasto arcipelago che comprende circa 6000 isole. A cosa è dovuta questa particolare distribuzione di terre emerse all’interno del Mar Egeo? Perché alcune delle più famose isole greche sono dei vulcani? Quali sono i processi che hanno determinato la presenza di spiagge di infinita bellezza dove amiamo spendere le nostre vacanze estive fra una mythos ed una greek salad? La risposta a tutte queste domande è la geologia

di Gaia Siravo

Un po’ di geografia

La Grecia si affaccia sul Mediterraneo orientale e la maggior parte delle sue isole si trovano nel Mare Egeo. Alcune si trovano anche nel Mar Ionio proprio di fronte alla costa pugliese. Le isole greche sono classicamente suddivise in arcipelaghi, seguendo la loro distribuzione geografica (Fig. 1).

Le isole Ioniche (Corfù, Lefkada, Cephalonia, Zakynthos), si trovano appunto nel mar Ionio.

Nel mar Egeo invece, muovendosi da Nord a Sud, si incontrano gli arcipelaghi:

  • Egeo Settentrionale che ne occupa il settore nord orientale (Thassos, Samotrache, Samos, Lesbos, Lemnos, Ikaria e Chios).
  • Sporadi nel settore occidentale (Alonissos, Skopelos, Skiathos, Skyros) e la grande isola di Eubea, separata dalla Grecia continentale da uno stretto mare.
  • Cicladi verso Sud (comprende le più famose Mykonos e Santorini ma anche Naxos, Paros, Serifos, Anafi, Kea, Kithnos, Milos e Koufonissia).
  • Saroniche a NordEst della regione continentale del Peloponneso (Idra, Salamina, Aegina, Agistri, Poros, Spetses e Dokos).
  • Dodecaneso nel settore sud orientale dell’Egeo e prossime alla costa della Turchia (le principali sono Rodi, Kos, Kalymnos, Leros, Karpathos, Patmos, Symi, Astypalea, Kassos, Nisyros, Tilos, Kastellorizo, Chalki, Agathonisi, Pserimos, Farmakonisi).

Infine, quasi a chiudere, il mar Egeo nel suo limite meridionale l’Isola di Creta.

Un po’ di geologia

Differentemente dalla semplice vicinanza geografica, la mappa geologica delle Isole greche permette di individuare un altro tipo di affinità. Una mappa geologica è una rappresentazione grafica delle rocce esposte in superficie in un determinato territorio. Nella mappa geologica sono inoltre generalmente riportate informazioni riguardo le caratteristiche strutturali, spessore, giacitura, età, rapporti stratigrafici delle principali unità rocciose e giacimenti minerali e fossili.

Osservando la mappa geologica (si veda Figura 4 descritta più avanti) della Grecia ci si accorge che il raggruppamento in arcipelaghi appena descritto non è geologicamente coerente. Piuttosto diversi tipi di litologie sono distribuite in fasce arcuate con direzione circa Est-Ovest. Per comprendere cosa voglia dire questa particolare distribuzione, bisogna fare un viaggio indietro nel tempo nell’evoluzione tettonica del Mediterraneo.

Evoluzione tettonica del Mediterraneo

Le regioni circum-mediterranee si trovano su un margine convergente ossia una zona di collisione tra placche. Le placche tettoniche sono porzioni di litosfera di dimensioni variabili che si muovono sulla superficie terrestre grazie allo stato parzialmente fuso della sottostante astenosfera. Il moto delle placche tettoniche è lento ed impercettibile ma è di estrema importanza per la vita dell’uomo sulla Terra. Diversi processi legati alla “tettonica delle placche” determinano la distribuzione di risorse fondamentali come minerali e materiali lapidei, nonché fenomeni legati al rischio tettonico e vulcanico.

La tettonica del Mediterraneo è governata dalla lunga e complessa interazione delle grandi placche Euroasiatica e Africana. Inoltre nel settore ellenico interagisce anche la placca Anatolica (Fig. 2).

Figura 2: Mappa tettonica della Grecia e placche tettoniche nel Mediterraneo orientale (Egeo). La placca Ionica subduce al di sotto della placca Eurasiatica. La placca Anatolica si sposta verso Est. Immagini modificate da Higgins, 2009. Geology of the Greek Islands.

Circa 200 milioni di anni fa le masse continentali erano concentrate in unico super continente denominato Pangea bordato, ad Est, dal grande oceano della Tetide. Da quel momento in poi un nuovo piccolo oceano, noto come Tetide Alpina, ha iniziato ad espandersi (margine divergente) in direzione Nord-Sud. Questo fenomeno, insieme all’apertura dell’Atlantico Centrale avvenuta nel Giurassico inferiore (ca. 200 milioni di anni fa), ha determinato la frammentazione del supercontinente Pangea. In particolare l’apertura dell’Oceano Atlantico ha determinato una rotazione, a partire dal Cretaceo, della placca Africana e la sua progressiva convergenza con la placca Euroasiatica.


Figura 3: Evoluzione paleogeografica dei continenti. Si noti il progressivo smantellamento della Pangea, l’apertura di nuovi oceani e la progressiva collisione della placca Africana con quella Euroasiatica. a.) Giurassico Inferiore; 195 milioni di anni. b.) Giurassico Superiore; 152 milioni di anni. c.) Cretacico Superiore; 94 milioni di anni. d.) Eocene medio; 50.2 milioni di anni.  Immagini modificate da Christopher Scotese.

La configurazione attuale del bacino Mediterraneo

Quella che un tempo era la crosta oceanica che costituiva il fondo dell’Oceano Tetide, oggi definita come placca Ionica (Ionian Plate in Fig. 2), ha iniziato a sprofondare (subdurre) sotto il margine meridionale della placca Euroasiatica, fino ad essere quasi del tutto consumata. Questo ha portato, in alcuni settori del Mediterraneo, alla collisione della crosta continentale appartenente alle due diverse placche. Questa lenta e inesorabile collisione ha causato la formazione delle catene montuose che circondano il Mediterraneo, come le Alpi e gli Appennini in Italia, la cordigliera Betica in Spagna, i Carpazi in Slovacchia e Romania, le Dinaridi lungo il margine orientale del mar Adriatico e la catena Ellenide, muovendosi verso Sud lungo la penisola Balcanica.

Si è così lentamente arrivati all’attuale configurazione delle terre emerse. C’è da aggiungere che, in tempi più recenti (20 mila anni fa), gran parte dell’emisfero settentrionale era ricoperto di ghiaccio e il mare era 130 m al di sotto del livello attuale. La maggior parte delle isole greche era quindi collegata alla terraferma e vi erano vaste distese di mare poco profondo.

Oggi sappiamo che il processo di collisione fra la placca Africana ed Euroasiatica è ancora attivo e, nel settore meridionale del Mar Egeo (a sud di Creta), la vecchia placca oceanica Tetidea continua a subdurre sotto il margine meridionale della placca Euroasiatica (Fig. 2). Allo stesso tempo la placca Anatolica viene estrusa verso Ovest a causa dello spostamento verso Nord della placca Arabica (localizzata ad Est della regione ellenica). Questi processi sono la chiave per l’interpretazione della variabilità morfologica e geologica delle isole greche.

[ Figura Figura 4: Mappa geologica semplificata della Grecia. Si noti la distribuzione a fasce parallele orientate circa Est-Ovest delle principali litologie, che corrispondo a specifici ambienti tettonici.

 

Dunque, la Grecia insulare altro non è che il margine convergente e di collisione oceano-continente. Nella mappa geologica (Fig 4) le isole sono distribuite in fasce omogenee parallele alla fossa di subduzione proprio per questo motivo. Ogni fascia di isole corrisponde ad un preciso ambiente tettonico tipico di questo tipo di margine collisionale (Fig. 5).

In questo tipo di sistemi si osserva una placca oceanica (composta da basalti e rocce mafiche ad alta densità, ca. 3 g/cm3, più un sottile strato di rocce sedimentarie sovrastante) sprofondare al di sotto di una placca continentale (composta da rocce cristalline ignee e metamorfiche ed un sottile spessore di rocce sedimentarie, per una densità media di ca. 2.7 g/cm3).

Vediamo quindi come raggruppare “geologicamente” le meravigliose isole greche.

Isole Ionie, Creta, Karpathos e Rodi e le isole ioniche

Man mano che la subduzione procede, il sottile spessore di rocce sedimentarie deposte sul fondo oceanico, viene deformato ed accartocciato al fronte di subduzione, formando il cosiddetto prisma di accrezione (Fig. 5).

 

Figura 5: Modello schematico di margine collisionale con formazione di bacino di retroarco. Crediti immagine Gaia Siravo. 

Muovendosi da Sud verso Nord dalla subduzione ellenica troviamo infatti la prima fascia di isole (Creta, Karpathos e Rodi le principali) che sono composte da rocce sedimentarie di età Giurassico-Cretacico originariamente depositatesi sul fondo dell’Oceano Tetideo e che sono stata letteralmente “grattate” via durante la subduzione della placca Ionica. Fanno parte di questo dominio tettonico anche le isole Ioniche. Queste isole sono quindi caratterizzate da materiale sedimentario deformato ed espongono in superficie parte dell’antico prisma di accrezione (l’attuale zona di deformazione del prisma di accrezione si trova infatti più a Sud dell’Isola di Creta e sotto il livello del mare).

L’arco vulcanico ellenico

Arrivata ad una certa profondità (circa 100 km) all’interno della Terra la placca in subduzione si libera dell’acqua contenuta nella struttura chimica dei minerali che la compongono. L’acqua così liberata abbassa il punto di fusione e facilita la fusione delle rocce generando del magma.  Per un semplice contrasto di densità questo tende a salire verso l’alto dando origine ad attività vulcanica in superficie che col tempo può formare delle vere e proprie isole che costituiscono l’arco vulcanico. Questa è la natura delle isole della fascia centrale che compongono l’arco vulcanico ellenico (Figure 4 e 5). Fanno parte di questo dominio la regione peninsulare di Methana (vicino all’arcipelago delle Saroniche), l’isola di Aegina (Saroniche), Milos, Antiparos e Santorini (Cicladi), parte dell’isola di Kos e Nyssiros (Dodecaneso).

I vulcani hanno generalmente una grande importanza per la vita umana, sia per le risorse che forniscono in termini di ricchezza minerale del suolo sia per il grande rischio che comportano. Per quanto riguarda l’arco ellenico, la grande eruzione esplosiva di Thera (Santorini) avvenuta attorno al 1600 a.C. è stata indicata come possibile causa delle distruzione del fiorente insediamento minoico sulla stessa isola di Santorini ed del lento declino della civiltà minoica nella vicina isola di Creta.

Cicladi e l’arcipelago Egeo Settentrionale

Continuando verso Nord, allontanandosi dalla zona di subduzione alle spalle dell’arco vulcanico, c’è la regione immediatamente generalmente nota come bacino di retro-arco (Fig. 5) sottoposta ad estensione. Il bacino di retro-arco può formarsi nel caso in cui, man mano che procede la subduzione e dunque la collisione, la fossa di subduzione ed il trench si muovano in senso contrario (fenomeno di slab-roll back). Questo induce una forte estensione che in alcuni casi può portare alla risalita di magma ed alla formazione di nuova crosta oceanica, come è avvenuto ad esempio nel nostro mar Tirreno, anch’esso tipico esempio di bacino di retro-arco (arco vulcanico delle Isole Eolie). Nel caso del Mar Egeo la forte estensione ha determinato l’esposizione in superficie di rocce appartenenti al basamento cristallino della Grecia continentale. La forte estensione a cui è stata sottoposta questa regione ha quindi determinato un assottigliamento crostale portando alla luce frammenti di crosta profonda, e la formazione delle varie isole che oggi ritroviamo alle spalle dell’arco vulcanico.

Fra le principali troviamo alcune delle più famose fra le Cicladi come Mykonos, Paros, Naxos ma anche alcune dell’arcipelago dell’Egeo Settentrionale come Ikaria e Samos (Fig. 4). In questo settore si trovano rocce di particolare bellezza ed anche di particolare pregio. Oltre a graniti (tipici costituenti di crosta continentale) si trovano marmi (largamente sfruttato come materiale ornamentale per la costruzione di templi), e scisti blu. Queste rocce si formano dalla trasformazione metamorfica di calcari e peliti, rispettivamente, sottoposti ad alta pressione e temperatura e sono stati riportati in superficie grazie al processo di estensione che ha interessato il retro-arco ellenico.

In definitiva, la particolare geografia della Grecia e la variabilità geologica delle sue isole riflette la lunga e complessa interazione della placca Euroasiatica ed Africana.

Al prossimo viaggio in Grecia ricordate di osservare i ciottoli sulla spiaggia per provare a capire su quale fascia di isole vi trovate!

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