Don’t Look Up!

Molti di noi avranno seguito il film “Don’t look up” realizzato nel 2021 dal regista statunitense Adam McKay con Leonardo Di Caprio, Jennifer Lawrence, Meryl Streep e Jonah Hill.  Molti si saranno fatti domande sulla veridicità della situazione descritta nella trama. Potrebbe succedere davvero? Che cosa comporterebbe?

Attenzione! Il testo contiene spoiler della pellicola “Don’t look up!”

 di Laura Alfonsi

 Sicuramente di ansia, a quanti hanno potuto vedere “Dont’ look up”, il film l’avrà creata. Forse anche più di un po’,  soprattutto osservando il modo paradossale ma piuttosto realistico in cui l’imminente impatto di un enorme asteroide sulla Terra viene affrontato dal mondo e dai suoi governanti. Nella pellicola si narrano le vicende (assurde ma non troppo) di contorno all’ineluttabile collisione, un evento di dimensioni tali da non lasciare scampo alla sopravvivenza della vita sulla Terra.

Come nei migliori canovacci, l’asteroide ed il momento esatto della sua collisione vengono rivelati  e previsti dai precisi calcoli di una brillante dottoranda, la classica ultima ruota del carro. Ma si sa, nessuno è profeta in patria, in questo caso diremmo sulla Terra.

La gran parte dell’ansia del film si genera dagli eventi che si susseguono dopo l’iniziale vacua reazione dei potenti del mondo. Questi passano con nonchalance dal negare l’evidenza dell’evento distruttivo (totale annientamento della Terra nel film), al trasformare tutta la vicenda in un talk show globale, terminando poi nel vedere, nell’asteroide che si approssima alla Terra, l’ennesima possibilità di accrescimento di potere e ricchezze a scapito della sopravvivenza del globo. Niente di nuovo sotto il Sole.

E nella realtà?

Niente di nuovo infatti, gli asteroidi esistono, sono corpi reali presenti nello spazio interplanetario. Impattano di tanto intanto la Terra e hanno avuto, hanno ed avranno, nel caso in cui collidano con noi, conseguenze potenzialmente distruttive. Il merito della pellicola è forse questo: averci fatto alzare gli occhi al cielo con una nuova curiosità e soprattutto aver animato la speranza di avere nei luoghi di potere personaggi più assennati.

Ma ricominciamo dal principio, per parlare di meteoriti, asteroidi e comete. Sarà meglio iniziare a distinguerli tra loro, e come nelle migliori tradizioni, partiamo in ordine alfabetico.

Asteroidi, sono oggetti celesti rocciosi delle dimensioni comprese tra qualche centinaio di metri e 900 chilometri, detti anche “pianetini” per le loro dimensioni ridotte. Sono di forma irregolare, alcuni sono composti  per la maggior parte da metalli, altri da roccia. Altri ancora contengono composti del carbonio ed acqua ghiacciata. Sono localizzati in un’area compresa tra le orbite di Marte e Giove. Orbitano intorno al Sole e grazie all’attrazione gravitazionale di Giove, non precipitano verso i pianeti interni.

Nel caso in cui l’orbita di un asteroide sia perturbata dalle forze gravitazionali di altri pianeti, questo può uscire dalla sua orbita abituale e può, ahinoi… schiantarsi sulla superficie del pianeta che lo ha prescelto, o meglio attratto.

L’aspetto butterato, o la presenza di crateri sulle superfici degli asteroidi è dovuto agli urti che avvengono anche tra loro stessi. In seguito a questi urti gli asteroidi si frantumano in pezzi via via di dimensioni minori fino a ridursi a polvere cosmica.

L'asteroide 243 Ida e la sua luna, Dattilo (il primo satellite di un asteroide ad essere stato scoperto). L’ immagine della Nasa (pubblico dominio) è stata realizzata da una serie di scatti presi dalla navicella Galileo, il 28 Agosto 1993, ad una distanza di circa 10,500 km dall’asteroide.

Comete, sono oggetti celesti rocciosi mescolati a ghiaccio d’acqua e gas congelati quali metano, ammoniaca e polvere. Si formano ai confini del sistema solare in una zona chiamata nube di Oort (da Jan Oort che teorizzò l’esistenza di una gigante nube di detriti cosmici oltre i confini della sfera solare, 1950). Questa zona si estende fino a cinquantamila volte la distanza Terra-Sole. La nube di Oort è anche detta la culla delle comete. Quando l’orbita delle comete viene perturbata, frammenti di roccia ghiacciata possono sfuggire dalla nube. Avvicinandosi al Sole, che sentono come il corpo gravitazionale più intenso ed attrattivo, lo fanno percorrendo orbite chiuse di forma ellittica rendendosi visibili a noi ciclicamente. Altre percorrono un’orbita aperta con un un solo passaggio in prossimità del Sole.

Quando le comete arrivano a poche centinaia di milioni di chilometri dal Sole, il ghiaccio che li compone inizia a vaporizzarsi, dando  luogo alla caratteristica nube sferoidale fatta da gas e polveri, che viene anche chiamata chioma della cometa.  La chioma è formata dal ghiaccio sublimato, ed è alle volte visibile anche ad occhio nudo (come per la cometa Haley Bopp, nel suo passaggio del 1997).

Le comete possiedono diverse code, tre per la precisione: la coda di polveri, la coda di ioni e la coda di sodio. La coda di polveri è visibile ad occhio nudo, mentre quella di ioni è maggiormente evidente nelle immagini fotografiche, mentre la coda di sodio è visibile solo con appositi filtri.

haley bopp
Haley Bopp, 14 marzo 1997, immagine da Wikipedia, ridisegnata da LA.

Meteoroide, è il frammento di asteroide o cometa dalle dimensioni inferiori al metro. Sono il prodotto della disgregazione del nucleo di una cometa, oppure sono piccoli asteroidi andati fuori rotta, o rocce provenienti dalla Luna o da Marte.

Meteora o stella cadente o bolide, breve scia luminosa prodotta dal surriscaldamento per attrito di un meteoroide che attraversa l’atmosfera dove si vaporizza.

bolide
Bolide nei cieli di Mettupalayam, India, 9 Ottobre 2015. Foto di Prasenjeet Yadav dal web

Il 18 Agosto 2018, la rete italiana PRISMA (Prima Rete per la Sorveglianza sistematica di Meteore e Atmosfera) dell’Istituto Nazionale di Astrofisica  (INAF) ha rilevato, intorno alle ore 21 dalle stazioni di osservazione di Capua e di Trieste la scia di un intenso bolide, avvistato anche in nelle aree balcaniche. 

Meteorite. La meteorite è ciò che sopravvive all’alterazione atmosferica di un meteoroide. È il frammento che riesce a raggiungere il suolo terrestre. Ha una scia brillante e persistente e si origina da un meteoroide di almeno 10 cm di diametro.

La maggior parte dei corpi celesti che entrano in atmosfera si disintegrano in aria o esplodono prima del contatto con la superficie terrestre (meteoric blast). Tuttavia, ogni anno circa 500 meteoriti toccano il suolo, ma solo una piccola percentuale viene poi recuperata.

L’impatto di meteoriti di grandi dimensioni può dar luogo a crateri. Notevoli sono quelli Meteor Crater (Arizona), Chicxulub (Golfo del Messico), Aourunga (Ciad). Ben visibili sono quelli sulla nostra Luna.

luna
La superficie della Luna conta centinaia di migliaia di crateri dovuti all’impatto di meteoriti ed asteroidi, i crateri della Luna sono maggiormente visibili in quanto, sul nostro satellite, non sono attivi fenomeni erosivi, tettonici, vulcanici, e/o la presenza di vegetazione, tutti eventi che possono mascherare o rimuovere i segni degli impatti.
Il Vulcano Emi Koussi. A destra è visibile il cratere di Aorounga dovuto ad un impatto avvenuto circa 340 milioni di anni fa. Nella foto sono evidenti le solcature degli Yardangs, dei canyon di grandi dimensioni che si sono formati per azione combinata tra le forze tettoniche e l’azione erosiva del vento. Immagine NASA
Golfo del Messico, penisola dello Yucatan. Le anomalie gravimetriche evidenziano i contorni del cratere di impatto di Chicxulub, in bianco l’attuale linea di costa. Si stima che il meteorite che ha prodotto il cratere dovesse avere un diametro tra i 10 e 14 km. L’impatto avvenuto circa 66 milioni di anni fa e spesso a questo evento viene associata la causa dell’estinzione dei dinosauri sul nostro pianeta. Immagine del Geological Survey of CanadaAlan

La più grande meteorite mai rinvenuta fino ad oggi è Hoba, fu scoperta in Namibia negli anni 50. La sua massa è di circa 60 tonnellate ragion per cui non è mai stata spostata dal luogo di ritrovamento. Si stima sia precipitata meno di 80.000 anni fa. Fu trovata casualmente durante un’aratura del terreno; nel 1955 fu dichiarata monumento nazionale.

Meteorite di Hoba, Namibia, una meteorite ferrosa di sessanta tonnellate, fotografata nel luogo del suo rinvenimento
Francobollo dedicato al meteorite di Hoba nel 1988
Hoba al momento della scoperta (foto del 1920 circa, da internet archivio immagini

La più famosa invece, sempre parlando di meteoriti, è senz’altro ALH84001, un frammento proveniente da Marte recuperato in Antartide nella zona delle Allan Hills nel 1984. E’ stata per anni oggetto di studi e ricerche scientifiche, in parte ispirate dalla possibilità che, sulla sua superficie, vi fossero evidenze di batteri fossili, ovvero indizi di vita marziana.

 E quindi che si fa? Don’t look up!  O look up?

Per individuare e tener d’occhio gli oggetti vicini alla Terra (detti NEO, Near Earth Objects) che potrebbero costituire un potenziale pericolo per il pianeta, sono attivi vari programmi di osservazione spaziale presso centri di ricerca dedicati (ESA e NASA).

Questi programmi sono sistematicamente dedicati alla rilevazione dei NEO, ovvero quegli asteroidi e comete di dimensioni comprese tra il metro e decine di chilometri che orbitano attorno al Sole e le cui orbite si avvicinano a quella della Terra.

Neo-chart
Il grafico a barre mostra il numero di oggetti “NEO” individuati per anno dal 1995 ad inizio 2020 da vari sistemi di avvistamento, immagine NASA, pubblico dominio

Ad oggi, quasi 28.000 NEO sono stati scovati da telescopi di rilevamento che scansionano continuamente il cielo notturno. Le nuove scoperte procedono ad una velocità di circa 3.000 all’anno. Con l’implementazione di nuovi telescopi si stima che il numero di avvistamenti aumenterà ancora. I centri di ricerca spaziale ricercano e monitorano tutti gli oggetti vicini alla Terra e ne valutano il rischio d’impatto eventuale. Vengono calcolate e caratterizzate accuratamente le orbite di tutti gli i NEO avvistati, ne viene prevista la loro distanza minima dalla Terra fornendo valutazioni complete del rischio d’impatto. Queste informazioni vanno raccolte nei vari centri di difesa planetaria attivi (di cui uno a sede presso la sede della Nasa di Washington).

asteroid-2022-dm4
Orbita del Neo 2022 DM4 nel punto di avvicinamento maggiore alla Terra (inferiore a una distanza lunare (Ld= 384.000km), immagine dal Jet Propulsion Laboratory, sezione CNEOS (centre for Near Earth Obiect studies
bollide
Nell’immagine viene mostrata la mappa degli impatti di piccoli asteroidi nell’atmosfera terrestre che creano e formano delle luminosissime meteore, tecnicamente chiamate bolidi. I pallini gialli sono avvistamenti diurni e blu quelli notturni. L'immagine dà un’idea della quantità di piccoli corpi celesti che circolano nella nostra atmosfera

Che pericolo corriamo realmente?

Nello spazio è dominante la presenza di piccoli NEO, mentre gli oggetti di grandi dimensioni ed a lungo periodo sono molto meno frequenti. La possibilità di una collisione/impatto terrestre diminuisce con l’aumentare delle dimensioni dell’oggetto celeste.

Si stima che un impatto di un NEO di 1 km di diametro, il più piccolo ritenuto in grado di causare una catastrofe globale (che porterebbe distruzione e morte in un quarto del nostro pianeta), si verifichi in media una volta ogni 100.000 anni. Il dato è stato calcolato sulla base della presunta popolazione nello spazio di tali oggetti. L’impatto di un NEO di dimensioni di 100 metri, in grado comunque di causare devastazione a scala regionale, si verificherebbe una volta ogni 1000 anni. Infine un meteorite di circa 20 metri potrà cadere una volta al secolo. Sono sempre dati stimati, e che comunque ci fanno ben sperare: almeno nel nostro tempo di vita, potremmo aver scampato la distruzione!

dart
Illustrazione della navicella spaziale DART e del LICIACube dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) prima dell'impatto con il sistema binario Didymos. Immagine dal sito della NASA

Ma…c’è sempre un ma!

Infatti, sebbene la possibilità che un oggetto di grandi dimensioni colpisca la Terra sia molto bassa, questa rara condizione produrrebbe una distruzione globale. E’ per questo che i centri per rilevamento e tracciamento dei NEO lavorano di continuo per scovare e seguire lo spostamento  di questi oggetti celesti.

Ma non solo.

Infatti se ci fosse la minaccia di un NEO di grandi dimensioni diretto verso la Terra come ci comporteremmo? Agiremmo come nella pellicola? Probabilmente sì, almeno per quanto riguarda le buone intenzioni nella parte iniziale del film. In “don’t look up!” infatti, dopo una tardiva presa di coscienza dei rischi, si progetta di cambiare la rotta dell’asteroide bombardandolo con dei missili. Purtroppo poi si scopre che l’asteroide è una miniera di materiali preziosi. Il progetto così sfuma come del resto accade alla Terra (almeno nel film).

La Nasa ha tradotto la fantascienza in scienza implementando il DART, un veivolo spaziale progettato per colpire con lo scopo di ridirezionare un asteroide bersaglio. Il progetto DART (Double Asteroid Redirection Test) è stato implementato per verificare se lo schianto intenzionale del DART possa essere un metodo efficace per produrre un cambiamento della rotta di un grande asteroide.  Il DART è stato lanciato il 24 novembre 2021, in quella che è la prima missione di difesa planetaria per prevenire l’impatto sulla Terra di un asteroide pericoloso.

Staremo a vedere…fino ad allora: look up!

Scopri di più da INGVambiente

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading