ALH8400: vita, morte e…. miracoli di un batterio marziano in Antartide
Scoperto negli anni ‘80, ALH84001 è un meteorite ritrovato in Antartide che fece molto parlare di se all’epoca del ritrovamento perché sembrava contenere la testimonianza di una vita primordiale su Marte. Dopo più di 30 anni dal suo ritrovamento il meteorite più famoso del mondo continua a far parlare si sé.
1984. Non si tratta del titolo di uno tra i più famosi romanzi di George Orwell, bensì dell’anno in cui Roberta Score trovò nella zona di Allan Hills in Antartide un frammento meteorico denominato con la sigla ALH84001. Roberta faceva parte di un gruppo di cacciatori di meteoriti alla ricerca di rocce marziane impegnati nel progetto ANSMET nell’ambito del quale ALH84001 fu il primo ad essere trovato e catalogato. Un frammento che, al momento del ritrovamento, pesava 1.93 kg.
La provenienza di ALH84001 non fu subito attribuita a Marte. Non sembrava infatti appartenere a nessuno dei gruppi di meteoriti marziani fino ad allora conosciuti e catalogati (ovvero il gruppo delle Shergottiti, Nakhiliti, Chassigniti). In seguito, con studi di dettaglio, si poté attestare che la roccia madre si era formata 4.5 miliardi di anni fa proprio su Marte e fu poi catapultata nello spazio da un impatto avvenuto probabilmente intorno a 3 miliardi di anni fa.
Dopo aver lasciato Marte, il nostro meteorite iniziò ad orbitare intorno al Sole per suo conto, come un piccolo asteroide. La collisione con un altro asteroide, unita all’effetto delle forze di gravità esercitate dagli altri pianeti, lo allontanò sempre più dal pianeta madre. La sua orbita mutò a tal punto da passare vicina a quelle terrestre, e circa 13000 anni fa ALH84001 completò il suo lungo viaggio collidendo con la Terra. L’impatto terrestre fu sulla calotta Antartica, dove rimase nel ghiaccio delle Allan Hills fino a quando Roberta Score lo scovò.
E già così sarebbe stata una storia straordinaria per un meteorite! Tuttavia stiamo parlando di ALH84001, il frammento meteoritico che ha acceso gli animi di molti convinti sostenitori e detrattori della vita extraterrestre, fornendo il carburante per interminabili dispute scientifiche. Tutti fatti che lo hanno reso forse il frammento meteorico più famoso e studiato al mondo. La sua storia ha anche ispirato alcuni episodi della serie Tv X-files, in cui si immagina una cospirazione per nascondere le evidenze di vita marziana ritrovati su di un frammento di roccia extraterrestre.
Ma veniamo alla realtà dei fatti.

Dopo dettagliati studi sulla composizione chimico-fisica e determinazioni radiometriche della sua età, si scoprì che ALH84001 era di gran lunga il frammento più antico di provenienza marziana in nostro possesso, ma anche di qualsiasi meteorite proveniente da altri pianeti. Messo da parte per circa 10 anni, ALH84001 tornò alla ribalta nel 1996, e lo è tutt’ora a causa di alcune considerazioni eccezionali scaturite dall’analisi del campione.
Nel 1996 infatti, alcuni ricercatori della NASA, tra cui David McKay del Johnson’s Space Center (JSC), si posero una domanda piuttosto lecita:
Se questo frammento di suolo marziano è veramente così antico e se, come si suppone, la vita su Marte esisteva già a quel tempo, ALH84001 non potrebbe averne registrato le tracce?

La risposta che ne seguì scosse profondamente la comunità dell’epoca, scientifica e non. Infatti successive e mirate analisi puntarono verso una decisa e inequivocabile risposta affermativa. La ricerca di tracce biologiche presenti sul campione aveva infatti evidenziato la presenza di globuli di carbonato e abbondanza di idrocarburi aromatici policiclici (PAHs). Le osservazioni fatte con un microscopio elettronico ad alta risoluzione (SEM) avevano rivelato, all’interno dei globuli di carbonato, finissime particelle di magnetite e di solfuri di ferro del tutto simili, dal punto di vista chimico, strutturale e morfologico, alle particelle di magnetite terrestre conosciute come magneto-fossili. Sulla Terra queste particelle sono prodotte da una particolare classe di batteri, i batteri magnetotattici, la cui peculiarità è quella di produrre granuli microcristallini di magnetite e solfuri di ferro. I ricercatori associarono le forme identificate sul meteorite proprio a microscopici resti attribuibili a batteri fossili. Escludendo la possibilità di contaminazioni, affermarono che questi batteri si erano addirittura originati proprio su Marte.
La scoperta ebbe una grande risonanza nel mondo scientifico e non. Lo stesso Presidente degli Stati Uniti d’America dell’epoca, Bill Clinton, il 7 agosto del 1996 si sentì in dovere di parlarne in un’orazione pubblica, esaltando l’importanza e la valenza della scoperta.
Tuttavia la comunità scientifica accolse con scetticismo, se non con derisione, i risultati del gruppo di ricerca di MacKAy.

L’avventura di ALH84001 in ogni caso non terminò qui. Il lavoro di McKay e colleghi aprì infatti il dibattito: nessuna delle evidenze trovate si era dimostrata conclusiva, oltre ogni ragionevole dubbio, dell’esistenza di vita passata su Marte.
Il dibattito andò avanti fino agli anni 2000, anni in cui le ricerche si susseguirono per provare con certezza l’origine biogena delle tracce biologiche trovate sul campione, definendo una volta per tutte che fossero prodotte veramente da batteri magnetotattici. Due studi indipendenti approdarono alle stesse conclusioni confermando che parte delle catene di microcristalli di magnetite presenti nel meteorite sono di origine biologica ed appartengono a magnetofossili marziani (Friedman et al., 2001; Keptra et.al; 2002).

Possiamo così considerare conclusa la disputa sulla presenza di vita primordiale su Marte? Incredibilmente la risposta è NO, questa è ancora aperta in particolare grazie alle incertezze ancora esistenti sulle caratteristiche del campo magnetico di Marte esistente 3 miliardi di anni fa. La sua intensità e configurazione era tale da poter garantire l’esistenza di batteri magnetotattici nel modo in cui noi attualmente li comprendiamo? Non lo sappiamo con certezza e le missioni passate ed in corso stanno cercando di dare risposte anche a questi quesiti.
In ogni caso il clamore che ha caratterizzato la storia di ALH84001 ha acceso l’interesse della National Aeronautics and Space Administration (NASA) sull’esistenza di vita extraterrestre. Infatti due anni dopo l’uscita della prima importante pubblicazione sul meteorite marziano fu fondato l’Istituto di Astrobiologia, il cui primo direttore fu il premio Nobel Baruch Blumberg, un biochimico.

Quindi, vero o no che in ALH84001 siano presenti micro-fossili di batteri marziani, il dibattito su questa ricerca è stato di impulso per l’avvio della ricerca sulla esistenza di vita oltre la Terra, dando cosi’ all’argomento una veste scientifica di credibilità senza che, chi se ne occupa, venga preso per un sognatore visionario.
Per approfondire:
McKay et al., 1996, Search for Past Life on Mars: Possible Relic Biogenic Activity in Martian Meteorite ALH84001.
Friedmann E. I. et al., 2001, Chains of magnetite crystals in the meteorite ALH84001: Evidence of biological origin.
Thomas-Keprta, K. L. et al., 2002, Magnetofossils from Ancient Mars: a Robust Biosignature in the Martian Meteorite ALH84001
In copertina Meteorite tra i ghiacci dell’Antartide