La geologia in un calice di vino: il Centro Italia
Proseguiamo il nostro viaggio in Italia centrale. Qual è la geologia che caratterizza questo settore della Penisola Italiana ? Quali sono i processi che hanno generato sia le rocce che formano il substrato sia il paesaggio?
Risponderemo a queste domande con una breve introduzione.
La geologia dell’Italia centrale è dominata dalla catena appenninica che si estende tra il Mar Tirreno a quello Adriatico. Tale catena è formata da grandi blocchi di rocce che si sono sovrapposti l’uno sull’altro, anche per diverse decine di chilometri durante i processi di costruzione della catena.
Ad esempio, nell’Appennino settentrionale sono state riconoscibili successioni di rocce originariamente formatesi in ambienti molto diversi tra di loro che si trovano oggi sovrapposti uno sull’altro a seguito dei processi di costruzione della catena.
Le rocce più antiche oggi affioranti sono rocce metamorfiche, magnificamente esposte sulle Alpi Apuane in Toscana, tra Pisa e Siena e nel promontorio dell’Argentario, dove a queste si sovrappongono antichi depositi continentali noti come “Verrucano”.
Lungo la costa tirrenica s’incontrano rocce di origine vulcanica legate all’attività degli apparati vulcanici della Province Magmatiche Toscana e Romana che comprendono Il Monte Amiata (il vulcano più alto dell’Italia centrale con i suoi 1783 m) i Monti Vulsini, Cimini, Sabatini ed Albani. Se ci spostiamo nella dorsale appenninica possiamo osservare rocce sedimentarie formatesi in ambiente marino sia di acqua poco profonda che profonda (bacinale), depositatesi a partire da 230 milioni di anni fa.
Tali rocce costituiscono sequenze di dorsali montuose, che si susseguono da ovest a est e si allungano lungo la penisola, culminando con la catena del Gran Sasso (la cui cima più elevata raggiunge i 2912 m) e della Maiella (con i 2793 m del Monte Amaro).
Nell’area appenninica le aree pianeggianti sono poco estese e costituiscono depressioni parallele alla dorsale appenninica come il Valdarno, la Val di Chiana, la Val Tiberina, e altre, interne alla catena, come la piana di Rieti, di Avezzano e di Sulmona.
La diversificata litologia e morfologia si riflette in un ampio spettro di viticolture, tanto che gli agricoltori devono selezionare attentamente il “cultivar” più idoneo per ciascun tipo di suolo.
Le rocce vulcaniche, ricche di minerali che contengono, tra l’altro il potassio, conferiscono ai terreni una fertilità che li rende particolarmente propensi alla coltivazione della vite. In particolare in questi terreni si sviluppano principalmente vigneti a bacca bianca (Bianco di Pitigliano DOC, Orvieto Classico Superiore DOC). Vini bianchi vengono prodotti anche vicino alle aree costiere su suoli che si sviluppano da un substrato di rocce terrigene (es. sabbie, argille) talvolta alternate a marne.
I vini rossi trovano sviluppo nelle aree più interne e collinari, i vitigni si sviluppano su depositi terrigeni (argille, sabbie) e calcarei (es. marne) come ad esempio nelle aree di produzione del Chianti in Toscana e del Rosso Piceno Superiore nelle Marche.
Spostiamoci ora regione per regione e vediamo come la geologia delle diverse aree ha influenzato la viticoltura.
La Toscana è una delle principali regioni per la produzione di vino in termini di qualità, fama e reputazione.
Con la sua forma triangolare, nel lato occidentale si affaccia sul Tirreno. La costa è generalmente piatta con vari golfi e due promontori principali: quello di Piombino di fronte l’Isola d’Elba e quello dell’Argentario di fronte al Giglio e Giannutri. La geologia della Toscana è complessa, includendo rocce di diversa origine, tra queste ricordiamo marne e arenarie che costituiscono il substrato delle migliori regioni DOC. Al confine con Umbria e Lazio affiorano rocce vulcaniche, che sono ricche in minerali che rendono i terreni fertili e particolarmente adatti alla viticoltura.
Quasi l’80% del vino prodotto è rosso, con il vitigno Sangiovese che rappresenta circa il 66% della superficie vitata della regione.
Le principali aree dedicate alla viticoltura sono concentrate nella porzione centrale della regione, tra Firenze e Siena (la regione del Chianti). In Toscana ci sono 38 DOC includendo 11 DOCG tra cui: Carmignano, Chianti, Vino Nobile di Montepulciano, Brunello di Montalcino, Vernaccia di San Gimignano.
Le principali aree di produzione del vino in Toscana sono 4:
- L’area a nord del fiume Arno, si sviluppa ai piedi delle Alpi Apuane e nella provincia di Lucca. Sono prodotti essenzialmente vini bianchi quali Trebbiano, Vermentino e Grechetto.
- Le aree tra Firenze e Siena che includono il Chianti e diverse DOCG toscane. I vigneti di Chianti crescono su un substrato geologico estremamente variabile (arenarie, rocce calcaree, argille) tanto che i coltivatori devono scegliere il cultivar giusto per ogni tipo di terreno. Tra i DOCG ricordiamo il Brunello di Montalcino, coltivato sui più disparati terreni: argille lacustri e marine, sabbia, arenarie e rocce calcaree.
- Toscana Marittima. In questa regione dove le gentili pendenze, i terreni sabbioso-marnosi e il clima mite sono ideali per la viticoltura, vengono prodotti sia vini bianchi che rossi.
- La Toscana Meridionale dal Monte Argentario ai rilievi vulcanici di Pitigliano dove si producono essenzialmente vini bianchi, tra cui il Bianco di Pitigliano DOC. Le viti sono state sempre coltivate nelle colline che circondano la rupe di Pitigliano, prendendo tutti i vantaggi del suolo (ricco in nutrienti come il potassio) e del clima (protetto dall’Amiata dai venti freddi settentrionali e mitigato dalla presenza del Mar Tirreno ad Est).
L’Umbria si sviluppa interamente all’interno della catena appenninica e la sua morfologia è caratterizzata da limitate aree pianeggianti lungo la Valle del Tevere e attorno al Lago Trasimeno, da valli più profonde come quelle dei tributari del Tevere (Chiascio e Nera) e colline dolci fino ai più bruschi pendii delle aree montuose (come quella dei Monti Sibillini).
Con l’ eccezione della dorsale appenninica l’Umbria è caratterizzata da una elevazione compresa tra i 200 m (la valle del Tevere nell’orvietano) e i 400-500 m (come nelle aree di Todi, Assisi) ideale per la viticoltura. Il clima è temperato, il suolo va da poco sviluppato a moderato in accordo con il substrato litologico.
In Umbria affiorano prevalentemente rocce sedimentarie (calcari, marne, argille ed arenarie) che caratterizzano anche la dorsale appenninica, mentre i sedimenti vulcanici, legati a colate di lava ed ignimbriti, caratterizzano la parte sud occidentale dell’Umbria vicino Orvieto.
In Umbria ci sono 12 DOC, includendo 2 DOCG: Sagrantino di Montefalco e Rubesco di Torgiano.
Le principali varietà di uve sono Sangiovese, Trebbiano (localmente Procanico), Sagrantino. Il Trebbiano è il maggior componente del vino bianco di Orvieto che contiene anche Grechetto. La tipologia dei vigneti è in equilibrio tra quelli a bacca bianca e rossa, così come per la produzione di vini rossi e bianchi.
Silt, sabbie, argille e conglomerati talvolta anche ligniti (lignite= materia organica) sono l’usuale substrato su cui crescono i vigneti dell’Umbria. Lo scenario cambia vicino a Orvieto dove il tenero e poroso tufo è molto fertile, il clima è umido e il raccolto avviene in autunno inoltrato tanto che il Procanico può essere affetto da Botrytis. Ciò fa di Orvieto (Orvieto Passito, Muffato IGT) l’unico vino italiano che somiglia al Sauternes francese.
Nel dettaglio il Sagrantino di Montefalco viene coltivato in un terreno caratterizzato alla base da argille lignitifere seguite da argille sabbiose e conglomerati nella parte superiore. Il vino prodotto è corposo, molto alcolico, altamente tannico e astringente tanto che inizialmente veniva usato solo per correggere altri vini o per produrre il passito. Con l’invecchiamento di 30 mesi questo vino diventa armonioso e delicato.
Passiamo all’ Orvieto classico superiore DOC. Il vino di Orvieto per l’Umbria rappresenta un’eccezione in quanto è l’unico vino che viene prodotto parzialmente su un substrato vulcanico, tutti gli altri vini dell’Umbria provengono da coltivazioni su terreni sedimentari. Qui un tufo litoide si sovrappone a argille e sabbie di età geologicamente recente. Questo vino è prodotto da 50-60% di Procanico, 15-25% Verdello Grechetto e 20-30% Druppeggio. Di colore giallo paglierino ha un aroma delicato ed un sapore raffinato.
Scrivendo dell’Umbria vogliamo ricordare la collega Lucilia Gregori, che è stata ricercatrice e docente dell’Università degli Studi di Perugia. Tra le molteplici tematiche delle sue ricerche e attività di divulgazione, si segnalano i sei convegni organizzati di “Paesaggi del vino” e i relativi Atti e Memorie, eventi che furono un’importante occasione di confronto tra diverse figure professionali e un impulso per la ricerca multidisciplinare in questo campo.
Le Marche si estendono dall’Appennino ad Occidente al Mar Adriatico ad oriente. La linea di costa è rettilinea con eccezione del promontorio del Monte Conero (Ancona).
Nel settore occidentale (dorsale appenninica) affiorano principalmente rocce carbonatiche e terrigene (calcari, marne ed arenarie). Muovendoci verso est prevalgono rocce terrigene di origine marina ed in particolare marne, silt ed arenarie, fino alla zona vicino alla linea di costa dove i terreni hanno un substrato caratterizzato da argille.
Le Marche comprendono 15 DOC e 5 DOCG, inoltre il vigneto della regione presenta un equilibrio tra varietà a bacca bianca e rossa che si rispecchia nella produzione di vini bianchi e rossi. La viticoltura si è sviluppata attraverso la regione sia verso la costa adriatica sia sui dolci fianchi delle valli che sono spesso coperte da filari di vigneti. Il terreno è caratterizzato da un suolo moderatamente sviluppato sopra un substrato spesso costituito da sedimenti marini terrigeni, ben drenati e a grana grossolana. Qui è dove si produce principalmente vino bianco, profumato che va consumato giovane.
Ricordiamo il Verdicchio di cui ci sono due varianti entrambe DOC: Verdicchio di Matelica e Verdicchio dei Castelli Jesi. Il cultivar è lo stesso, quello che cambia è la geologia e la posizione geografica.
Il Verdicchio dei Castelli Jesi è prodotto in un’area che va dal fronte appenninico alla costa adriatica, su depositi di età geologicamente recente (Pleistocene) che sono prevalentemente argillosi. Questi sedimenti generano un terreno compatto e poco drenante, ma ciononostante ricco in minerali e nutrienti. L’altitudine è intorno ai 300 m, il clima mite che risente della brezza marina. Il vino prodotto è fresco e leggero, è migliore se consumato giovane. Il Verdicchio di Matelica viene prodotto in un’area del tutto differente da un punto di vista geologico. Ci troviamo nella catena appenninica, i depositi che caratterizzano il substrato su cui crescono le viti sono depositi terrigeni (arenarie, marne, argille) ed evaporitici (gesso) che danno origine ad un suolo calcareo ricco in minerali e ben drenato. L’area è totalmente isolata dal mare con una elevazione sopra i 500 m. Nasce così un vino intenso, ben strutturato che si presta all’invecchiamento con caratteristiche simili ad un vino rosso.
I migliori vini rossi vengono da limitate aree dai settori centrali (Rosso Conero) e meridionali (Rosso Piceno) della regione. Sono prodotti da miscele il cui componente principale è il Sangiovese.
Questa regione si sviluppa in una direzione NW-SE, parallela alla costa Tirrenica e alla catena appenninica.
La geomorfologia del Lazio è caratterizzata da una serie di vulcani inattivi sul margine tirrenico , seguiti da una piana costiera ed una piattaforma carbonatica che si sviluppò a partire da 250 milioni di anni fa (Mesozoico). Quest’ultima è caratterizzata da rocce carbonatiche depositatesi in un ambiente di mare poco profondo. Oltre a questi troviamo anche aree caratterizzate da depositi marini di età recente (Pleistocene) che insieme alle aree con depositi vulcanici ospitano gran parte delle coltivazioni.
La regione comprende 27 aree DOC e tre DOCG, i vigneti sono prevalentemente a bacca bianca (ca. il 75%) come è prevalente la produzione di vini bianchi.
Il migliore terreno è quello vulcanico, dove la composizione, la geomorfologia e il microclima sono particolarmente adatte per la viticoltura. Anche se con qualche eccezione, generalmente l’uva cresce in associazione con olive e cereali. Tra i vini DOCG consideriamo il Cesanese del Piglio mentre tra i DOC il bianco Est! Est! Est! di Montefiascone, due vini “vulcanici”.
Cesanese DOC
L’area di produzione del vino Cesanese DOC si trova tra la provincia di Roma e di Frosinone, ed è costituita da due aree a DOC, di “Affile” e di “Olèvano Romano”, e una DOCG, denominata del Piglio. I vitigni impiegati sono il Cesanese comune e il Cesanese d’Affile (un clone locale derivato dal precedente).
In quest’area, dove affiorano i depositi vulcanici piroclastici del Pleistocene medio, provenienti dall’apparato vulcanico dei Colli Albani, le forme del paesaggio sono più dolci rispetto alle forme legate all’affioramento dei litotipi arenacei; se dunque sui suoli vulcanici è diffusa la viticoltura su quelli arenacei è diffusa l’olivicoltura (altra importante eccellenza della zona).
Se in passato la coltivazione della vite e la vinificazione del Cesanese erano svolte da piccole aziende che producevano vino per un uso locale o per le trattorie di Roma, negli ultimi anni la qualità della produzione di vino è cresciuta notevolmente, dimostrata da diversi riconoscimenti a livello nazionale.
Est! Est! Est! di Montefiascone DOC
La città di Montefiascone si erge su una serie di coni di scorie che si sviluppano durante l’ultima fase dell’attività del vulcano Montefiascone, appartenente all’Apparato vulcanico Vulsino
Tutti i prodotti di questa attività (scorie, pomici e ceneri) hanno generato un terreno molto fertile per la coltivazione di vigneti. Questi si sviluppano lungo i fianchi verso la val tiberina ad Est e verso la piana di Viterbo a sud.
La parte interna della caldera, un ampio bacino circolare che si apre verso il lago di Bolsena, è coperta da depositi legati alla erosione delle rocce vulcaniche, creando un terreno ben drenato perfetto per le numerose vigne.
Il vino è prodotto da Malvasia Toscana Bianca (20-100%) Trebbiano Toscano (Procanico) (15-100%) e Trebbiano Giallo (Rossetto) (fino al 15%).
L’Abruzzo occupa una posizione centrale nel lato adriatico dell’Appennino. Il 65% del territorio è montuoso. e una serie di brevi e ripidi fiumi scorre dai rilievi (inclusi quelli del Gran Sasso e Maiella, i più elevati dell’Appennino) verso nordest, attraversando ambienti collinari e poi sfociando nell’Adriatico. La costa è dunque caratterizzata da piane alluvionali che si estendono alla foce dei corsi d’acqua.
I rilievi sono costituiti da rocce prevalentemente calcaree, sedimenti litificati dei fondali di antichi mari tropicali. Tra la catena appenninica e l’Adriatico le colline sono costituite da sedimenti terrigeni. In particolare le viti crescono in aree caratterizzate da un substrato costituito da argille, sabbie e ghiaie. La crescita della vite si concentra dunque sulle colline che affacciano sull’adriatico dove inoltre sono presenti condizioni climatiche favorevoli rispetto alle aree interne. Nella regione i vitigni rossi costituiscono oltre il 60% dei vigneti coltivati, con una netta predominanza del vitigno Montepulciano. L’Abruzzo presenta 8 aree DOC (tra cui il Cerasuolo d’Abruzzo, un vino rosato e il bianco Trebbiano d’Abruzzo) e una DOCG quella del Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane.
Il nome Montepulciano deriva dal nome del cultivar predominante usato per la produzione del vino, con l’aggiunta di una percentuale di uva Sangiovese (10% massimo).
Questo vino DOCG viene prodotto nelle colline del teramano, dalle pendici dolci che affacciano sull’Adriatico dove i vigneti crescono su suoli prevalentemente argillosi mentre nei fondovalle alluvionali poggiano su sabbie, limi e ghiaie. Il vino Montepulciano DOC viene prodotto in zone più interne della regione come la Piana di Sulmona su terreni sabbioso-argillosi e ghiaioso-sabbiosi.
Il Molise è la regione più piccola dell’Italia Centrale, il 55% del suo territorio è montuoso e geologicamente presenta delle analogie con la confinante regione Abruzzo.
I depositi che si trovano nell’area vicino alla costa adriatica, quella più devota alla viticoltura, consistono in sabbie, marne e conglomerati. Le valli del Trigno e Biferno, che sfociano nell’Adriatico, sono coperte da vigneti (monocoltura). Il Molise comprende 4 aree DOC, i vigneti a bacca rossa predominano, come la produzione di vini rossi con uve Montepulciano, mentre i bianchi sono prodotti con uva Trebbiano.
Tra le DOC si segnalano quella della Tintilia del Molise che prende il nome dal vitigno tintilia, una varietà autoctona sempre più valorizzata, con cui si producono vini rossi, e quella del Biferno (il fiume che scorre nel territorio della provincia di Campobasso e sfocia nei pressi di Termoli) caratterizzato da una paesaggio collinare dove affiorano sedimenti prevalentemente marnoso-pelitici (nell’area più interna), passanti ad alternanze di arenarie, marne e peliti sino ad arrivare a terreni argillosi, sabbioso-ghiaiosi e sabbioso-limosi nell’area più costiera. In questa DOC si produce un vino rosso utilizzando i vitigni Montepulciano e Aglianico il vitigno più diffuso nella vicina regione Campania.