L’inondazioe del Vajont è stata una delle più tragiche e devastanti nella storia dell’Italia. Si è verificata il 9 ottobre 1963 tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, innescata da una frana che si riversò in un bacino artificiale, realizzato sbarrando con una diga il corso del torrente Vajont.
La diga, alta 262 metri, era stata costruita tra il 1956 e il 1960 e doveva servire principalmente per la produzione di energia idroelettrica. Nel 1959, quando i lavori di costruzione della diga erano quasi conclusi, una frana riversatasi in un vicino bacino idroelettrico spinse ad approfondire le indagini geologiche e geofisiche per valutare la stabilità dei versanti che contornavano il costruendo invaso. Uno dei consulenti fu il geologo austriaco Leopold Müller, che si avvalse della collaborazione di due geologi italiani, tra i quali Edoardo Semenza, figlio del progettista della diga. Nella relazione che consegnarono veniva indicata l’esistenza di una antica frana di età preistorica sul versante settentrionale del monte Toc, che avrebbe potuto muoversi nuovamente.
Nel settembre del 1959 la diga era stata completata e furono iniziate le prove di invaso. Nel marzo del 1960 sul versante instabile si formò una grande fessura a forma di M, lunga più di 2 km a larga 1 m, seguita nel novembre dello stesso anno da una frana di 700.000 metri cubi che, precipitando dentro l’invaso, generò un’onda anomala di 10 m di altezza. Si decise quindi di abbassare il livello delle acque invasate, sino a quando i movimenti di versante cessarono del tutto.
Nel novembre 1960, si verificò una prima frana di dimensioni minori, che portò all’esecuzione di vari sondaggi e prospezioni, tra le quali alcuni sondaggi sismici che rivelarono la presenza di roccia fratturata a profondità significative. Nel 1961 fu creato un modello in scala del bacino del Vajont per testare diverse ipotesi di frana.
Nonostante gli sforzi fatti per tentare di stabilizzare il versante in dissesto il disastro si verificò il 9 ottobre 1963, quando una frana di dimensioni enormi (270 milioni di metri cubi) si staccò dal versante nord del monte Toc precipitando nel lago artificiale, generando un’onda di piena che superò in altezza la diga stessa e si riversò nella valle sottostante causando una catastrofe di proporzioni epiche. L’onda sommerse numerosi centri abitati, tra cui Longarone, provocando la morte di oltre 2.000 persone. Due villaggi, Celo e Toc, scomparvero completamente dalla mappa, sommersi dall’onda di piena generata dalla frana. Tutto si svolse nell’arco di qualche minuto.
Le cause principali del disastro sembrano essere state la costituzione geologica del versante del Monte Toc, il disboscamento, il deterioramento delle caratteristiche meccaniche della roccia, gli sbancamenti dovuti alla costruzione di strade e canali, la presenza del lago artificiale e le intense precipitazioni che innescarono la frana.
Dopo il disastro, furono condotti diversi studi e inchieste per determinare le cause esatte del crollo della montagna e le responsabilità legate alla costruzione della diga.
L’evento ha avuto un impatto significativo sulla politica, l’ingegneria e la gestione delle risorse idriche in Italia.
Il disastro del Vajont è stato oggetto di interesse per la produzione cinematografica, ed è stato rappresentato in vari film e documentari nel corso degli anni:
- “La Diga Sul Vajont” (1971): documentario italiano diretto da Anton Giulio Majano che esamina il disastro del Vajont attraverso filmati d’archivio, interviste e ricostruzioni.
- “Vajont – La diga del disonore” (2001): film italiano diretto da Renzo Martinelli che esplora gli eventi che hanno portato al disastro del Vajont e le sue conseguenze. Si concentra sulla controversia e sulle decisioni discutibili che hanno portato alla costruzione della diga.
- “Vajont – Una tragedia annunciata” (2008): documentario televisivo italiano che esamina in dettaglio gli eventi che hanno portato alla tragedia del Vajont attraverso interviste e ricostruzioni.
- “Vajont” (2011): film italiano, diretto da Renzo Martinelli, sugli eventi che hanno portato alla tragedia del Vajont, con un’attenzione particolare alla figura dell’Ing. Semenza, uno dei progettisti della diga.
- “La morte non fa paura” (2019): film italiano diretto da Stefano Andreoli basato sul libro omonimo di Giampaolo Pansa. Si concentra sulle storie delle persone coinvolte nella tragedia.
- Vajont per non dimenticare (2019): di Andrea Prandstraller, documentario sulle indagini processuali, le deposizioni degli indagati, documenti inediti e nuove testimonianze, tra cui quella del giudice istruttore del processo Vajont, dottor Mario Fabbri.
- Il racconto del Vajont di Marco Paolini, spettacolo teatrale visibile anche su RayPlay
a cura di paolo Madonia