Il 14 dicembre 1911 Amundsen, insieme a Olav Bjaaland, Helmer Hanssen, Sverre Hassel e Oscar Wisting, riesce a raggiungere il Polo Sud.
L’epoca dell’esplorazione polare
Nei primi decenni del 1900, l’epoca eroica dell’esplorazione artica, molti uomini avevano l’ambizione di raggiungere per primi i Poli, ancora inesplorati. Fra questi l’irlandese, Ernest Shackleton, l’inglese Robert Falcon Scott, e il norvegese Roald Amundsen.
Shackleton, nel 1909, aveva raggiunto il record di latitudine Sud di 88° 23’. Ma in quel punto decise di tornare indietro, consapevole che andare oltre avrebbe significato, per lui e i suoi compagni, non tornare più per mancanza di viveri.
Un anno dopo, nel 1910, mentre Scott salpava da Londra con la nave Terra Nova diretto verso il continente Antartico con l’obiettivo di raggiungere il Polo Sud, Amundsen era pronto con la nave Fram a fare rotta verso nord alla conquista dell’altro Polo ancora inesplorato, il Polo Nord. Durante i due mesi che separavano la partenza dei due esploratori, Amundsen venne raggiunto dalla notizia che Frederick Cook e Robert Peary avevano raggiunto il Polo Nord.
L’ambizione, che accomunava tutti, di raggiungere per primi uno dei due poli, spinse Amundsen alla decisione di invertire la rotta e dirigersi verso sud, omettendo di comunicare, perfino a colui da cui aveva avuto in prestito la nave Fram, l’esploratore Fridtjof Nansen, il mutato programma della spedizione. Il motivo era chiaramente il timore che Nansen avrebbe negato l’utilizzo della sua nave.
La conquista del Polo Sud
Scott nel frattempo aveva raggiunto, Melbourne, Australia, dove ricevette un non troppo enigmatico telegramma:
“Beg leave to inform you Fram proceeding Antartic. Amundsen” (“Chiedo il permesso di informarvi che Fram procede verso l’Antartide. Amundsen”).
Non poteva significare altro che Amundsen puntava al Polo Sud.
Raggiunta la barriera di Ross, Scott gettò l’ancora nello Stretto di McMurdu. Pochi giorni dopo arrivò anche Amundsen che fece visita a Scott sulla Terra Nova prima di dirigersi verso il suo campo base nella Baia delle Balene, all’estremo opposto della barriera di Ross.
Scott scriverà nel suo diario “la gara è aperta, fortuna e perseveranza ne determineranno l’esito”.
La perseveranza e il coraggio non mancavano né all’uno né all’altro. Quello che ha segnato la differenza fra le due spedizioni è stata la progettazione. Scott era un marinaio della Royal Navy con poca esperienza di neve e ghiaccio. Per trasportare le scorte di cibo aveva scelto venti pony siberiani e motoslitte che si rivelarono inutilizzabili a causa del troppo basso numero di ottani del carburante acquistato, nonché cani da slitta che il suo equipaggio non sapeva condurre. I pony, abituati si al freddo ma protetti dai boschi della Siberia, non sopravvissero ai venti gelidi antartici. L’equipaggio fu costretto a tirare le slitte tra i crepacci rallentando il cammino e consumando energie preziose.
Amundsen, Olav Bjaaland, Helmer Hanssen, Sverre Hassel, Oscar Wisting, Jørgen Stubberud, Hjalmar Johansen, Kristian Prestrud partirono per il Polo con 4 slitte, 52 cani, gli sci ai piedi e una familiarità con il clima e l’ambiente artico dalla nascita.
Il 14 dicembre 1911 arrivarono al Polo Sud, dove lasciarono una tenda e una lettera che rivendicava l’impresa. Scott e i suoi uomini arriveranno stremati 35 giorni dopo. Verranno ritrovati senza vita nella tenda a sole 11 miglia da un deposito di viveri.
a cura di Ingrid Hunstad