Il 24 maggio del 1544 nasceva a Colchester William Gilbert, il fisico britannico che diede un importante contributo agli studi sul magnetismo terrestre.
Iniziò la sua carriera di scienziato come medico, e fu il medico personale della regina Elisabetta. In seguito il suo interesse si aprì notevolmente e si dedicò all’osservazione e allo studio di fenomeni naturali, con particolare attenzione ai fenomeni elettrici e magnetici.
La sua imponente opera Physiologia Nova De Magnete, Magnetisque Corporibus et de Magna Magnete Tellure (generalmente indicata con il titolo abbreviato di De Magnete) è considerata come il culmine di alcuni secoli di pensiero e di sperimentazione sul magnetismo e in particolare sul magnetismo terrestre. Fu pubblicata nel 1600 e fu molto apprezzata anche dal suo contemporaneo Galileo Galilei. I risultati esposti nell’opera sono importanti e riportati in modo semplice ed accessibile a tutti, frutto di un lungo lavoro di sperimentazione da parte dell’autore. Gilbert ideò personalmente una serie di esperimenti sul magnetismo per spiegare il fenomeno e cancellare alcune false credenze diffuse in quel periodo. Tra queste ad esempio c’era l’idea consolidata secondo cui l’aglio avrebbe avuto il potere di influenzare le proprietà magnetiche delle bussole. Idea che smentì ideando ed eseguendo personalmente un esperimento in proposito.

Un concetto rivoluzionario esposto nell’opera è quello secondo cui la Terra essa stessa è un magnete. Studiò e descrisse il comportamento di un ago magnetizzato spostandosi in vari punti della superficie terrestre. Per fare questo utilizzò una sfera di magnetite che chiamò terrella. Scoprì così che l’ago magnetico si inclina verso la superficie terrestre, introducendo il concetto di inclinazione magnetica. Grazie a questo esperimento riuscì a smentire coloro che sostenevano che l’ago della bussola fosse in balia di una influenza celeste e che puntasse a Nord puntando la stella polare.

Il De Magnete riuscì a tenere vivo in Inghilterra il concetto di azione a distanza e a preparare così il terreno alla teoria di gravità, espressa da Newton soltanto 70 anni più tardi .
A cura di Lili Cafarella