Storia dell’ING, quando la “V” ancora non c’era – II parte
Nel settembre 2019 l’INGV ha festeggiato 20 anni dalla sua nascita. Prosegue la storia dell’ING inziata in un precedente post. L’ING vanta una lunga storia, vediamone insieme i punti salienti.
di Antonio Meloni
Enrico Medi Direttore
Il successore di Lo Surdo fu Enrico Medi (1911–1974), già noto in Istituto per le sua attività di ricerca. Medi è stato fisico, politico e accademico. Iniziò come professore di Fisica sperimentale all’Università di Palermo nel 1942 e dopo la guerra fece parte dell’Assemblea Costituente. In seguito fu deputato al parlamento nella prima legislatura della Repubblica Italiana. Nel 1958 divenne vicepresidente dell’Euratom. Il 20 luglio 1969 commentò e partecipò alla lunga diretta dello sbarco sulla Luna da Roma insieme a Tito Stagno, Andrea Barbato e Piero Forcella. La sua carriera politica giunse al culmine nel 1971, quando risultò primo degli eletti al Consiglio Comunale di Roma, con 75.000 voti.

A Medi spettò proseguire le attività iniziate da Lo Surdo: prima di tutto il completamento della rete sismica. Erano inoltre previsti altri sette osservatori, quattro stazioni per gli studi sull’elettricità atmosferica, l’Osservatorio magnetico nazionale, necessario in quanto al centro del Mediterraneo mancavano ancora punti di raccolta di dati relativi ai fenomeni magnetici.
Qualche mese dopo l’insediamento di Medi, la legge 28.12.1950 n. 1138 stabilì un nuovo contributo annuale pari a 76.000.000 di Lire. La dotazione di funzionamento di laboratori, stazioni e osservatori potè così essere innalzata a 35.000.000 di Lire. In questo modo si sarebbero potuti sviluppare argomenti di ricerca fino ad allora accantonati, potenziare le officine centrali, acquistare nuova strumentazione scientifica.
Alla fine del 1950, quattro anni dopo l’entrata in vigore dello statuto, Medi costituì il Comitato consultivo, l’organo preposto ad assistere il direttore nell’indirizzo da dare all’attività scientifica dell’ente. I professori Francesco Vercelli, Giuseppe Imbò, Giovanni Boaga ne facevano parte, mentre rimaneva da nominare il rappresentante del CNR.
Con i risultati delle interpretazioni dei sismogrammi si producevano 2 bollettini. Si effettuava anche un servizio macrosismico che, utilizzando i dati ricavati dai questionari sugli effetti dei terremoti e le interpretazioni dei dati sismici recenti rendeva possibile la compilazione di una carta sismica del territorio nazionale con la determinazione della sismicità media di ciascuna regione. In questo lavoro non si può non menzionare il contributo di Pietro Caloi, il maggiore dei sismologi italiani dell’epoca.
Le attività di ricerca e di osservazione svolte nel reparto ionosferico, diretto da Antonio Bolle, impegnavano sei ricercatori. Erano state costruite tre stazioni complete per il rilevamento dei dati. Una di queste, già in funzione alla sede centrale, fu trasferita nel 1955 a Roma-S. Alessio. I dati raccolti venivano elaborati in bollettini ionosferici mensili e inviati ai centri di raccolta internazionali. Nel 1955, in base ad un accordo con il ministero della Difesa, l’ING assunse il servizio di sondaggio ionosferico per tutto il territorio nazionale, in via sperimentale dall’anno seguente.
Maurizio Giorgi e Franco Molina effettuarono campagne di rilevamento e selezionarono nel 1952 Corinaldo per l’installazione di un nuovo osservatorio magnetico. Una terna di magnetometri fu anche installata, in via sperimentale, ad Asiago (presso l’osservatorio astronomico). Con Gibilmanna, Asiago e Corinaldo, iniziò la regolare pubblicazione di un bollettino magnetico destinato ai principali osservatori e centri di studio nazionali ed esteri. Dal 1957 si decise di sostituire Corinald con L’Aquila come la sede definitiva dell’osservatorio magnetico principale, ove vennero effettuate per la prima volta anche le misure assolute.

Tra gli altri campi d’indagine all’epoca fiorirono quelli sull’elettricità atmosferica, sulla meteorologia, sulla gravimetria e sulla radioattività terrestre, anche con collaborazioni da parte di geofisici esterni, universitari e rappresentanti di altre istituzioni (come il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica, i Ministeri della Difesa e delle Poste).
Alcune attività vennero sviluppate anche ai fini di ottenere rientri economici, come per esempio i rilevamenti meteorologici, condotti sia a scopi scientifici che in vista di un probabile sfruttamento dell’energia eolica. Il personale ING si occupò di ricerche relative alla pioggia artificiale, per la campagna sperimentale di difesa antigrandine. Nel 1957 la Società Larderello commissionò una campagna di prospezione geofisica.
L’insufficienza sistematica dei finanziamenti e di personale portò negli anni sessanta a un’inevitabile crisi nell’Ente, anche in considerazione dei rapidi sviluppi tecnologici e scientifici che non potevano essere recepiti prontamente con i finanziamenti disponibili.
Il Direttore Medi, a causa dei suoi numerosi impegni politici, diplomatici e universitari e una carente organizzazione interna dell’ING, non riuscì a far crescere l’Ente né ad incrementare il numero dei ricercatori (passati da 25 nel 1954 a solo 8 all’inizio del 1973). L’ING non aveva la forza di competere sulle nuova grandi sfide, che avevano nella moderna geofisica i principali strumenti d’indagine.
Proseguirono comunque le attività osservative in quelle discipline che si consolidarono come tipiche dell’Ente: la sismologia, il geomagnetismo e la fisica ionosferica. Anche la situazione delle reti rimase praticamente invariata, solo poco incrementata la rete sismica dopo il terremoto del Belice (1968). Si decise di spostare definitivamente l’Osservatorio magnetico di Asiago a Castello Tesino dove è ancora.
Gli anni settanta
Nel 1973 morì Medi. In quei primi anni settanta un nuovo regolamento del personale ridefiniva la pianta organica dell’ING con un discreto aumento degli addetti. Questo portò a un aumento del personale ma purtroppo non a un immediato miglioramento dell’efficienza e della produttività.
La crisi degli anni precedenti aveva messo l’ING in secondo piano sulla scena nazionale. Tra 1975 e 1976 partirono il “Progetto Finalizzato Geodinamica” nel CNR, e l’istituzione del Servizio sismico del Ministero dei lavori pubblici. Entrambe le iniziative erosero ulteriori competenze e risorse all’ING.
Ciò nonostante, l’Istituto riuscì a operare bene nei suoi settori importanti, grazie all’impegno e all’esperienza acquisita sul campo dal personale. Altri terremoti, nella seconda metà degli anni ’70, colpirono duramente il nostro Paese, dal Friuli all’Umbria. In questi anni iniziò la sperimentazione delle reti con teletrasmissione dati: nacque così nel 1977 la prima Rete Sismica Nazionale “centralizzata”, basata sulle trasmissioni via radio e via cavo telefonico, che crebbe negli anni successivi dopo le prime esperienze di centralizzazione in telemetria del 1978. Nel 1977 partì il funzionamento della stazione di sondaggio ionosferico a Gibilmanna in Sicilia. Per il Progetto Finalizzato Geodinamica, L’ING coordinò la carta delle anomalie d’Italia.
La breve durata delle direzioni successive di Michele Caputo (dal 1974 al 1976) e di Pietro Dominici (1976 al 1979), portarono a notevoli progressi nell’attuazione del nuovo statuto e dell’organizzazione interna. Ma le dimissioni di entrambi, per diversi motivi, comportarono il commissariamento dell’Ente. La rinuncia prima di Caputo e poi di Dominici (per motivi di salute) portarono l’ING sotto la guida del Commissario Luigi Mattei (1980-1982) un funzionario del MIUR, il cui compito fu prevalentemente amministrativo e indirizzato al perfezionamento dello statuto e alla verifica della contabilità.
Il 23 novembre del 1980 ebbe luogo il catastrofico terremoto dell’Irpinia. L’Italia non era pronta né ad un controllo scientifico del fenomeno né a fornire informazioni tempestive per salvaguardare le vite delle persone coinvolte. Seguì una clamorosa pubblica reprimenda dell’allora Capo dello Stato Sandro Pertini e, come spesso accade in questo Paese, sulla scia di una tragedia si prendono le decisioni giuste. Venne appurato che, a prescindere dagli studi finalizzati alla conoscenza sempre più avanzata del funzionamento del pianeta Terra, era importante dotare il Paese di un sistema per localizzare a distanza gli eventi sismici in tempo reale, o comunque in tempi utili per le operazioni di Protezione Civile e si decise di investire sull’ING che aveva una rete sismica piccola ma che aveva le potenzialità per svilupparla.
- Enzo Boschi
Nel 1982 Enzo Boschi entrò come Commissario Straordinario avviando l’Ente al servizio di sorveglianza sismica h24, presidiando giorno e notte la sala operativa. A questa affluivano i dati delle stazioni sismiche dislocate sul territorio nazionale, in un primo momento a Monte Porzio Catone e poi, qualche mese dopo, a Via Ruggero Bonghi a Roma.
Negli anni successivi ci fu una continua evoluzione dei sistemi di monitoraggio, in particolare di quello sismico, e di calcolo. La Rete Sismica Nazionale Centralizzata aumentò la copertura del territorio nazionale e migliorò gli standard strumentali, con il passaggio a sistemi di registrazione digitale.
Si sviluppò ancora la Rete Mobile, pronta per gli interventi sui luoghi dei sismi. Venne avviata anche la rete sismica a larga banda sul mediterraneo, MedNet, che rappresentava un progetto di assoluta avanguardia per l’epoca. L’integrazione tra la rete sismica nazionale a corto periodo (RSNC) e quella mediterranea (MedNet) avvenne con un po’ di ritardo, sia per ragioni economiche sia per organizzazione interna.
Nel 1986 una sede centrale a Roma riunì il personale dell’Istituto, all’interno di un immobile di proprietà degli Istituti di Previdenza, in Via di Villa Ricotti nei pressi di Piazza Bologna.
Negli anni novanta ebbero luogo ancora importanti passi avanti nello studio dei terremoti italiani e dell’interno della Terra con le tecniche tomografiche applicate ai dati della RSNC e delle reti mobili, che nel frattempo avevano iniziato a produrre dati di alta qualità. Proprio da questi dati i terremoti come quelli dei Colli Albani del 1989, di Potenza e Siracusa del 1990, dell’Umbria-Marche del 1997 furono meglio conosciuti e consentirono migliori studi sulla struttura geologica e geodinamica italiana. Anche altre attività tradizionali del Magnetismo e della Fisica ionosferica progredirono e si ampliarono con un buon inserimento nel panorama internazionale.
In quegli anni partì un processo di formidabile sviluppo che caratterizzerà la seconda metà degli anni ottanta e che durerà per tutto il decennio successivo. Una fase che porterà il personale dell’ING da 44 unità del 1980 a 329 nel 2000 con un bilancio da 800 milioni di Lire nel 1980 a 63 miliardi di Lire nel 2000. Un gran risultato.
Negli anni 1999-2001 l’ING, insieme ai piu’ importanti enti che si occupavano di geofisica sul territorio italiano vennero fusi per costituire il nuovo Ente, l’INGV, di cui l’ING costituisce una gran parte, che inizia allora la sua avventura.
Ma questa è un’altra storia…
Il testo qui riportato proviene da una presentazione curata dal sottoscritto durante le celebrazioni per il XX anniversario dell’INGV. I Ringraziamenti da riportare in questa sede a tutti quelli che mi hanno dato informazioni o spunti sulla storia dell’ING sarebbero troppi… ma alcuni li devo fare assolutamente, quindi grazie a: Alessandro Amato, Cesidio Bianchi, Geppy Calcara, Rodolfo Console, Calvino Gasparini, Franco Foresta Martin, Tullio Pepe, Maurizio Pignone, Bruno Zolesi, e tante scuse a tutti gli altri…