Morte di Alfredino Rampi

Nella tarda serata del 10 giugno 1981, un bambino di sei anni, Alfredo Rampi, cadde accidentalmente in un pozzo profondo 81 metri e circa 28 centimetri in diametro. Il bambino rimase bloccato inizialmente ad una profondità di 36 metri. Per tre giorni nel territorio di Vermicino, in località Selvotta presso Frascati, i soccorritori procedettero al recupero del bambino scavando un pozzo parallelo a poca distanza.
50 milioni di italiani assistettero alle operazioni dei soccorritori, con la prima diretta televisiva non-stop della RAI. All’alba del 13 giugno, dopo 60 ore, i tentativi di recupero risultarono vani. Il corpo di Alfredo Rampi, divenuto per tutti Alfredino, fu estratto solo dopo 28 giorni.
La pianificazione e la tempistica delle operazioni di recupero di Alfredino furono sottostimate forse anche a causa della scarsa conoscenza della geologia del sottosuolo di quella zona.


Cosa resta di quegli anni ’80

A livello locale, all’indomani dell’evento di Vermicino, nacque il Centro Alfredino Rampi. Da oltre 40 anni il centro si occupa di prevenzione dei rischi ambientali e della formazione dei cittadini grazie alle diverse sedi presenti sul tutto il territorio nazionale.
Nel 1981 la Provincia di Roma si dotò di un Ufficio Protezione Civile e successivamente istituì formalmente anche un Ufficio Geologico operativo dal 1980.
Il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980 e gli accadimenti di Vermicino posero soprattutto l’attenzione sulla necessità di un coordinamento nella gestione dei soccorsi e delle risorse basato su una collaborazione tra diverse strutture autonome.
Un percorso caratterizzato da grandi difficoltà partito dalla promessa che il Presidente Sandro Pertini fece alla Signora Bizzarri Franca Rampi, madre di Alfredino, che avrebbe creato per lei un ministero.
Così con la Legge n. 938 del 1982 è istituito il Ministro per il Coordinamento della Protezione Civile e del Dipartimento della Protezione Civile, nell’ambito della Presidenza del Consiglio. L’approvazione della legge n. 225 avvenne il 24 febbraio 1992, istituendo così il Servizio Nazionale della Protezione Civile guidata da Giuseppe Zamberletti considerato come “padre fondatore”.

Pochi anni dopo Sandro Pertini firmò nell’agosto del 1984 la Legge n. 464. Fu reso obbligatorio comunicare (Art. 1) al Dipartimento per il Servizio Geologico d’Italia (dal 2008 Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale-ISPRA) le informazioni relative a studi o indagini effettuate nel sottosuolo a livello nazionale, per scopi di ricerca idrica o per opere di ingegneria civile. Dal punto di vista geologico, questa legge andò a colmare una carenza normativa sulla conoscenza ed organizzazione delle perforazioni sul territorio italiano diversa da quella degli idrocarburi già esistente.
Nel 1988 partì l’aggiornamento della cartografia geologica, alla scala 1:50000, dell’intero territorio nazionale. L’aggiornamento inizialmente programmato annualmente come interventi urgenti di salvaguardia ambientale (Legge 67/88 art.8) diventò triennale (Legge 305/89) con la destinazione di risorse dedicate. Nasce così il Progetto di Cartografia Geologica e Geotematica (CARG) del Dipartimento Servizio Geologico dell’ISPRA.
Nello stesso anno il Decreto Ministeriale dell’11 marzo (DM LL PP 11-03-1988) emana la normativa e linee guida per le relazioni geologiche e geotecniche per i lavori pubblici. Questa è sostituita nel 2008 dalle “Norme tecniche per le costruzioni” (NTC 2008) ed aggiornata nel 2018 e 2023.
Il decennio si chiude con la Legge, 12 novembre 1990, n. 339, nota come “Leggi della Professione del Geologo”. Questa costituì l’ordine regionale dei geologi come decentramento all’Ordine Nazionale dei Geologi (Legge, 3 febbraio 1963, n. 112).


a cura di Maria Di Nezza