Nascita della geotermia

Il 4 luglio 1904 il Principe Piero Ginori Conti per la prima volta accese cinque lampadine utilizzando vapore naturale emesso dal sottosuolo. Nella frazione di Larderello, comune di Pomarance (Pisa), il Principe collaudò il primo generatore di energia geotermica utilizzando una dinamo da 10 kilowatt azionata da un motore alternato.
Se al britannico Humphry Davy è attribuita l’invenzione della prima lampada elettrica (1802), il Principe Piero Ginori Conti è passato alla storia come il “padre” della Geotermia. L’accensione delle cinque lampadine non furono un traguardo bensì un punto di partenza. Infatti nel 1913 a Larderello nasceva la prima centrale geotermica al mondo. In pochi anni l’impianto alimentò non solo Larderello, ma anche la città di Volterra con una distribuzione di elettricità a 2750 kilowatt in tutta la zona circostante. Alle realizzazioni italiane fecero seguito, decenni dopo, le centrali geotermiche installate nel 1958 a Wairakei (Nuova Zelanda), nel 1959 a Pathè (Messico) e nel 1960 a The Geysers (California, Stati Uniti).
Attualmente Larderello produce il 10% dell’energia geotermica mondiale. Mentre l’Italia è al terzo posto al mondo, dopo Stati Uniti e Filippine, per la produzione di energia elettrica provenienti dal calore terrestre.

In Val di Cecina l’area interessata alle ricerche geotermiche è di circa 200 km² con una forte anomalia termica favorita dall’assetto geologico del sottosuolo. Questa è legata alla presenza di un corpo magmatico caldo in profondità di recente formazione (circa 2 milioni di anni). La sovrastante copertura impermeabile confina i fluidi nel sottosuolo.
Sulle Colline Metallifere il cuore della Val di Cecina è la “Valle del Diavolo”, uno dei luoghi più suggestivi della Toscana. È caratterizzata da spaccature naturali e artificiali dalle quali fuoriescono “soffi” di fluidi e vapore, le cui emissioni possono raggiungere una temperatura di 130-160°C. Le colonne di vapori bianche sono note come soffioni boraciferi. Questo paesaggio di terra fumante, conosciuta anche dal Sommo Poeta, ha ispirato Dante Alighieri per creare lo scenario dell’Inferno, la prima delle tre cantiche della Divina Commedia.

Dall’industria chimica alla geotermia

L’abbondante presenza di borati nelle acque dei lagoni, dei bulicami e delle putizze, era già nota sin dal 1778. Allora Umberto Francesco Hoefer, direttore delle farmacie del Granducato di Toscana, convinse Leopoldo I a promuovere l’attività estrattiva di acido borico, attuata poi dal 1815.
Successivamente, nel 1827 l’ingegnere e imprenditore di origine francese François Jacques de Larderel perfezionò l’estrazione dell’acido borico. Di nobile famiglia Larderel giunse in Toscana nel 1814 ai tempi di Napoleone. Larderel era interessato originariamente a quei strani fanghi bianchi che si formavano intorno ai soffioni. In un primo momento utilizzò il legname dei vicini boschi, successivamente il calore della stessa risorsa geotermica. Larderel ridusse così quasi a zero i costi di approvvigionamento del legname. Con la realizzazione dei primi pozzetti, fu aumentata la quantità di calore estratto. I meriti di Larderel furono riconosciuti dal granduca Leopoldo II tanto che nel 1846 fu dato al villaggio di Montecerboli il nome di Larderello. L’acido borico diventò la fortuna della famiglia Larderel.
Con lo stabilimento di acido borico, Larderello divenne il primo luogo al mondo di sfruttamento dell’energia geotermica per la produzione di energia elettrica. Ma solo nel 1904, con il Principe Piero Ginori-Conti, che sposò la nipote François Jacques de Larderel, si iniziò ad utilizzare l’energia dei soffioni per la generazione di energia elettrica. Questa iniziativa della produzione di elettricità fu molto importante più dell’industria chimica. Negli anni ottanta dell’Ottocento, sopraggiunse la crisi del commercio dell’acido borico, avvenuta dopo la scoperta dei grandi giacimenti di borace nella Death Valley della California.
L’iniziativa del Principe Piero Ginori-Conti attrasse così tanta attenzione che Pisa divenne il centro di ricerca e consulenza per tutto il mondo.

Lunga storia della geotermia

In Italia le antiche popolazioni conoscevano le manifestazioni di calore terrestre da almeno 5000 anni fa con testimonianze di frequentazioni in località termali già dal Neolitico medio-superiore.
La balneoterapia andò a svilupparsi con forme evolute nell’età del Bronzo raggiungendo in epoca etrusca forme più raffinate. L’apice di diffusione in tutto il Mediterraneo si ebbe però nel periodo di massimo splendore dell’Impero di Roma. Anche le credenze soprannaturali che andarono a svilupparsi nel tardo Neolitico sono connesse alle acque termali per poi essere sostituite dalle divinità greche e romane.
La manifestazione in superficie dei fenomeni geotermici da principio diede origini a miti e leggende. Successivamente si formularono invece le prime teorie sulla natura e genesi di tali manifestazioni.
Con la caduta dell’Impero Romano e l’avvento del Medio Evo in Italia si ebbe un forte declino dell’uso della balneoterapia. Bisognerà aspettare il 1400 per assistere alla riscoperta della pratica della balneoterapia ma soprattutto dell’impiego, in certi luoghi dell’Italia, dei minerali idrotermali. È il caso della Toscana dove nella zona oggi nota come Regione Boracifera, caratterizzata da manifestazioni geotermiche e depositi idrotermali, la famiglia dei Medici ne acquisì il dominio. All’indomani della Guerra
delle Allumiere tra i Comuni di Firenze e Volterra (terminata nel 1472), i Medici compresero l’importanza dei minerali idrotermali per affermarsi nell’industria tessile.
Lo sfruttamento intensivo dei minerali affioranti per l’industria tessile portò al depauperamento degli stessi e quindi ad un declino che si protrasse per quasi un secolo. Fino a quando Larderel non ridiede nuova vita a questa zone.
Oggi in Italia oltre all’impianto di Larderello, che continua ad impiegare calore dal sottosuolo per produrre elettricità, una grande rilevanza in quasi tutti i paesi della Terra è data dall’utilizzo delle acque termali.


a cura di Maria di Nezza