Il 14 settembre 1769 nasce a Berlino, nell’allora Prussia, Friedrich Wilhelm Heinrich Alexander Von Humboldt, naturalista ed esploratore. Il suo contributo allo studio del campo magnetico terrestre fu di importanza fondamentale per lo sviluppo del geomagnetismo moderno, ma non solo.
Alexander iniziò i suoi studi universitari con un cammino piuttosto tortuoso. In un secondo tempo si iscrisse all’Università di Gottinga dove studiò botanica, mineralogia e geologia. Qui prese consapevolezza di voler dedicare la sua vita all’esplorazione scientifica.
Le proprietà che aveva ereditato alla morte di sua madre gli permisero di finanziare interamente una spedizione in Sud America, accompagnato dal botanico francese Aimé Bonpland. Nel 1799 salparono così dalla costa spagnola e approdarono nell’America centrale e meridionale, dove trascorsero cinque anni, dal 1799 al 1804. Qui gli studiosi condussero osservazioni di diverso tipo e qui Humboldt studiò la corrente oceanica al largo della costa occidentale del Sud America che oggi porta il suo nome.
Di grande importanza sono i dati meteorologici raccolti durante questa campagna. In particolare in questa occasione Humboldt introdusse nelle mappe meteorologiche l’uso di isolinee, gettando le basi per la climatologia moderna.
Altrettanto importanti sono i suoi studi pionieristici sul rapporto tra la geografia di una regione, la sua flora e fauna e, soprattutto, le conclusioni che trasse dallo studio dei vulcani andini e sul ruolo da essi ricoperto nello sviluppo della crosta terrestre.
Durante la campagna in Sud America Humboldt effettuò una serie di misure relative all’intensità del campo magnetico terrestre. In base a queste osservazioni fu in grado di confermare sperimentalmente che l’intensità ha un minimo vicino l’equatore magnetico ma cresce muovendosi verso i poli.
Partecipò a varie altre spedizioni eseguendo misure magnetiche anche in Asia e in Europa. In particolare a Berlino eseguì una serie di misure di declinazione per approfondire i suoi studi sulle tempeste magnetiche. Nel 1828 fece costruire un osservatorio magnetico nella città e nello stesso anno riuscì a convincere Carl Gauss, allora direttore dell’osservatorio astronomico di Gottinga, a partecipare alla convenzione scientifica di Berlino, con lo scopo di cercare di coinvolgerlo nello studio del geomagnetismo che tanto lo stava interessando. E vi riuscì. L’incontro fra due delle menti più geniali della Germania illuminista sarebbe stato un evento importantissimo per la matematica, la geografie e il geomagnetismo moderni.
Fu proprio grazie agli sforzi di Von Humboldt che si riuscì a realizzare una rete di osservatori magnetici sparsi nel mondo. La rete aveva il compito di eseguire misure simultanee di campo magnetico terrestre. Al progetto prese parte anche Gauss con l’osservatorio di cui era il direttore. Nacque così l’Unione Magnetica di Gottinga che comprenderà tra gli altri anche gli osservatori di Dublino, Greenwich e Milano. I risultati di queste preziose osservazioni sono raccolte nei Bollettini Annuali dell’Unione Magnetica, pubblicati in 6 volumi dal 1837 al 1843.
Durante gli ultimi 25 anni della sua vita, Humboldt si dedicò alla scrittura di Kosmos, una delle opere scientifiche più ambiziose mai pubblicate. Scritto in uno stile letterario, Kosmos fornisce un resoconto comprensibile della struttura dell’universo come allora conosciuto, comunicando allo stesso tempo il piacere estetico dello scienziato per le sue scoperte.
CURIOSITA’
Storicamente la prima misura del campo magnetico terrestre è relativa (cioè riferita ad un valore di riferimento) ed è ottenuta confrontando i quadrati del numero di oscillazioni eseguite da un ago in un determinato punto sulla superficie terrestre con quelle eseguite in una stazione standard di riferimento. Gauss scelse come unità di riferimento proprio quella di Humboldt in Perù sull’equatore magnetico dove l’ago dell’inclinometro eseguiva 211 oscillazioni in 10 minuti. Tale unità fu utilizzata nella teoria generale del campo magnetico terrestre di Gauss.
Charles Darwin dichiarò di aver compiuto le sue celebri spedizioni ispirato proprio dalle gesta di Humboldt.
a cura di Ingrid Hunstad e Lili Cafarella