Gli incendi boschivi del circolo polare artico: la calda estate del 2018
Il 2018 è stato, fino a questo momento, un anno straordinario per gli incendi boschivi nei paesi europei prossimi al circolo polare artico: Norvegia, Svezia, Finlandia, Gran Bretagna e Russia. Complice è stata la stagione molto calda (con punte di 32°C a Stoccolma), l’incremento dei fenomeni di “fulminazione” (in inglese lightening, termine scientifico per indicare l’occorrenza dei fulmini in atmosfera), e non ultima la distrazione e l’incuria umana.
Gli incendi di maggiore dimensione si sono verificati nella zona centrale della Svezia. Il satellite europeo Sentinel 2 ci ha restituito delle immagini di incredibile dettaglio delle aree colpite. Le immagini satellitari costituiscono un prezioso aiuto per gli scienziati e per le autorità locali (vedi questo post introduttivo all’argomento) per definire le aree bruciate, valutare l’impatto sul territorio, fornire informazioni per la comprensione del fenomeno e per la valutazione delle soluzioni da intraprendere.
Nella figura seguente sono mostrate due immagini di dettaglio di uno di questi incendi elaborata dalle immagini acquisite da Sentinel 2 il 16 Agosto 2018 vicino Hammarstrand, in Svezia. Nella prima delle immagini è ben visibile il pennacchio di fumo che si estende su una distanza di circa 50 km. La seconda immagine è una elaborazione ottenuta con software speciali (ENVI-HARRIS) in cui è visibile il fronte di fiamma e la “cicatrice” lasciata dall’incendio (la figura contiene dati Copernicus Sentinel [2018] modificati).


La Svezia è stata tra i paesi del Nord Europapiù colpiti dagli incendi quest’anno, con la perdita di 21602 ettari vegetati (equivalente a 30.860 campi di calcio), nel periodo 1 Gennaio- 6 Settembre 2018 (vedi grafico 1). Questo numero è eccezionalmente grande se confrontato con la media nello stesso periodo di 1721 ettari degli ultimi 9 anni (2008-2017). Significativo è anche la differenza tra il numero degli incendi di questo anno rispetto la media annuale (grafico 2).


Il periodo più critico è stato metà Luglio quando in meno di una settimana la Svezia si è trovata con decine di incendi attivi su tutto il territorio che hanno richiesto in alcuni casi l’evacuazione di comunità locali e la richiesta di aiuto ai paesi Europei. La Norvegia è stata la prima a rispondere ai vicini di casa seguita dall’Italia che ha inviato due Canadair CL-415s con la capacità di rilasciare 6,000 litri e 13 vigili del fuoco.

Anche la Gran Bretagna è stata colpita da numerosi incendi due dei quali, Saddleworth Moor e Winter Hill, molto importanti in termini di estensione e impatto ambientale. L’incendio di Saddleworth Moor (iniziato il 24 Giugno e re-innescatosi il 25 Giugno) è stato descritto come il più grande avvenuto in UK a memoria d’uomo ed ha interessato la riserva naturale del Peak District National Park. Si tratta di una vasta area di terreno torboso (peatland) e brughiera abitata da specie protette e specie uniche di muschi e licheni oltre che alle tradizionali eriche.
Il secondo, Winter Hill, innescatosi il 28 Giugno si è diffuso velocemente distruggendo 100 ettari di brughiera in poche ore. L’incendio ha raggiunto un secondo focolaio ed ha continuato ad ardere per alcuni giorni con un bilancio di 1600 ettari distrutti alla data del 2 Luglio.
Gli incendi in Gran Bretagna preoccupano perché le aree di terreno torboso (peatland) sono grandi serbatoi per l’immagazzinamento del carbonio. Quando bruciano, le riserve di carbonio rilasciate in atmosfera contribuiscono pesantemente all’impatto ambientale in termini di contributo di gas serra. Nel caso di torbe inoltre, la prima fase di combustione con fiamma è seguita da una fase di combustione senza fiamma che può penetrare in profondità, continuando a bruciare per giorni con continuo rilascio di gas. Penetrando in profondità l’incendio, che apparentemente risulta domato, può re-innescarsi facilmente, come è successo a Saddleworth Moor.
Per le peatland inglesi ci sono altri effetti collaterali legati agli incendi:
- intorbidamento delle acque che devono subire costosi processi di chiarificazione prima di essere distribuite (a nessuno piace avere acqua marrone che scorre dal rubinetto!)
- erosione del suolo con possibilità di affioramento in certe aree di metalli pesanti depositati durante il periodo della rivoluzione industriale.
- perdita di una biodiversità ed ecosistemi unici e peculiari della zona.

L’estate eccezionalmente calda e secca che ha colpito il nord Europa ha avuto effetti sul numero e l’estensione degli incendi che stagionalmente colpiscono la Russia in particolare la zona della Siberia. La stima delle aree bruciate (dall’inizio del 2018 al 24 Luglio) sono di 10 milioni di ettari.
In queste immagini satellitari elaborate dalla NASA è mostrato lo stream (flusso) del pennacchio di fumo degli incendi russi del 23 Luglio 2018 che si estendono fino a raggiungere e sorvolare il Canada.

In copertina: Incendi a Karbole, Svezia, 15 Luglio 2018. Fonte CNN