Alla ricerca dei rifiuti sepolti
Sotto la superficie di un campo coltivato o in aperta campagna, oltre a lombrichi, formiche e talpe possono esserci rifiuti sepolti. Da alcuni anni l’esigenza di affrontare questo problema ha fatto nascere figure professionali altamente specializzate con le competenze necessarie per poterli individuare.
di Marco Marchetti e Vincenzo Sapia
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia è conosciuto in Italia e nel mondo soprattutto per attività di ricerca e di sorveglianza su terremoti e vulcani. Non tutti sanno che da oltre 20 anni collabora con Magistratura e Forze di Polizia mettendo a disposizione l’esperienza maturata nell’ambito dell’esplorazione geofisica del sottosuolo, con lo scopo di individuare rifiuti interrati in aree sospette. Questa attività oggi è svolta in modo sistematico su tutto il territorio nazionale e costituisce buona parte della geofisica ambientale svolta all’interno dell’Istituto. La collaborazione si basa sull’utilizzo di tecniche, normalmente usate per la prospezione geofisica, applicate a problematiche ambientali di diverso tipo. Esempi sono la caratterizzazione dell’inquinamento sotterraneo, l’individuazione di rifiuti sepolti, la valutazione della quantità e della diffusione areale di materiali interrati e la caratterizzazione dell’inquinamento sotterraneo. Notizie su queste indagini state riportate da diverse testate giornalistiche consultabili qui.
L’inizio della storia
L’attività dell’INGV in questo campo è iniziata negli anni ’90 quando un piccolo gruppo di ricercatori cominciò a dedicarsi a tematiche legate all’inquinamento, alla tutela del territorio e della nostra salute. I rifiuti illecitamente occultati nel sottosuolo infatti, soprattutto quelli nocivi, rilasciano sostanze tossiche che possono raggiungere le falde acquifere, alterare le coltivazioni e presentarsi nella catena alimentare. Con il passare degli anni il piccolo gruppo è diventato una squadra di tecnici esperti e specializzati in questo settore. Da allora, grazie anche agli accordi in atto con le Forze di Polizia, sono stati investigati oltre 400 siti (terreni di piccole, medie o grandi dimensioni) rinvenendo tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi tombati (si definiscono così in gergo i rifiuti sepolti in grosse buche o in vecchie cave abbandonate; con il tempo la superficie della cava o della buca si ricopre di un manto erboso facendo perdere così ogni traccia di interramento).

In che modo si interviene ?
Generalmente il percorso inizia con la segnalazione di un terreno “sospetto” alle Forze dell’Ordine che interpellano il personale dell’INGV.
In una prima fase gli esperti analizzano le foto del sito e, se disponibili, immagini aeree e satellitari. Si pianifica la missione e successivamente ci si reca sul posto per effettuare le misure. Per svolgere l’indagine il personale INGV utilizza strumenti altamente tecnologici che permettono, in qualche modo, di “vedere” cosa si nasconde sotto la superficie investigata. Si acquisiscono dati che, una volta elaborati, sono in grado di fornire informazioni sulla presenza di eventuali anomalie, di aree cioè dove i parametri fisici analizzati si discostano in modo evidente da quelli circostanti.
Gli esperti scelgono le tecniche in base al tipo di materiale che ipotizzano di trovare, tenendo anche conto delle condizioni logistiche dell’ambiente in cui si opera (aperta campagna, area industriale, discarica, ecc …). Il tipo di rifiuti interrati è molto vario. Spesso si trovano bidoni metallici contenenti scarti e rifiuti industriali, pneumatici di automezzi, solventi, vernici, prodotti farmaceutici, eternit, ecc e materiali che in generale richiederebbero un procedimento particolare (e costoso) di smaltimento.
Un caso particolare, perché molto diffuso, è quello della ricerca di materiali ferrosi interrati. In situazioni analoghe a questa, il team di esperti utilizza principalmente le tecniche magnetiche. Tramite un magnetometro viene misurata l’intensità del campo magnetico terrestre. Gli oggetti ferrosi eventualmente presenti nel sottosuolo producono un’alterazione dei valori di intensità di questo campo, che lo strumento è in grado di evidenziare.

Il metodo
Il magnetometro ha la caratteristica di essere uno strumento estremamente preciso e sensibile. Registra anche a piccole variazioni del campo magnetico terrestre prodotte dai rifiuti di ferro sepolti. Nello stesso tempo è uno strumento piuttosto facile da utilizzare.
Il risultato dell’analisi è una mappa dell’area investigata in cui le eventuali zone sospette sono evidenziate da anomalie magnetiche. L’individuazione di queste aree permette di localizzare con sicurezza la posizione degli oggetti ferrosi interrati. In casi particolari, laddove è necessaria una caratterizzazione più dettagliata dell’area oggetto dell’indagine, si decide di intervenire anche con altre tecniche geofisiche in modo da ottenere una migliore lettura del sottosuolo che porti a definire meglio i rifiuti occultati.
Nel corso degli anni, per affrontare la crescente domanda di intervento sul campo, l’INGV ha addestrato diverse decine di agenti tra Forestali e Carabinieri (oggi Carabinieri Forestali) a eseguire le misure in campagna con questo tipo di strumentazione. Grazie a un protocollo operativo sottoscritto dall’INGV gli agenti eseguono le misure sul campo mentre il personale INGV valida, elabora e interpreta i dati acquisiti.
Rimanendo nell’ambito della tecniche che utilizzano come strumento base il magnetometro, l’INGV ha realizzato negli anni alcuni siti sperimentali dove studiare il segnale magnetico rilevabile in superficie, prodotto da uno o più fusti metallici interrati a varie profondità nel terreno.
Grazie all’esperienza maturata in questo settore, l’INGV è stato chiamato come consulente dalle Commissioni Parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti (1997-2001) nella XIII e XIV Legislatura (2002-2006). Ha inoltre collaborato a lungo con il Ministero dell’Ambiente, con i Commissari straordinari per l’emergenza rifiuti in Campania e a partecipare al Tavolo tecnico del Protocollo Organizzativo di salvaguardia ambientale della Provincia di Caserta.
Attualmente il gruppo di esperti INGV coordina le indagini geofisiche nel Gruppo di Lavoro “Terra dei Fuochi”. Recentemente è stato anche sottoscritto un importante Protocollo di collaborazione con il Commissario straordinario per la bonifica delle discariche abusive.