L’intensa fusione della calotta groenlandese nell’estate 2019

di Giovanni Muscari

Nell’estate 2019 la calotta groenlandese, spessa in alcuni punti più di 3000 metri, ha perso un’enorme quantità di ghiaccio. In particolare, la regione nord-ovest della calotta groenlandese ha subito la fusione più importante mai registrata dal 1948.

Tra il 2006 ed il 2015 la calotta groenlandese ha perso ghiaccio con un tasso medio di 280 miliardi di tonnellate all’anno (pari a circa 0.8 mm all’anno di innalzamento del livello del mare), attestandosi come la principale causa all’innalzamento del livello del mare su scala globale.

 

Le considerazioni scientifiche

Un recente studio (Tedesco and Fettweis, The Cryosphere, 14, 1209–1223, 2020) ha stimato che nel 2019 l’acqua di disgelo defluita dalla calotta verso il mare abbia toccato i 560 miliardi di tonnellate. Questi numeri da capogiro si apprezzano ancora di più se si pensa che negli anni ’90 il tasso medio annuo era pari a “solo” 34 miliardi di tonnellate.

Tuttavia, la fusione della calotta groenlandese nel 2019 è solo la settima in intensità dopo quelle del 2012, 2010, 2016, 2002, 2007 e 2011. Questo anche a causa di un netto aumento nei tassi di scioglimento della calotta groenlandese a partire dal 2000.

Quello che maggiormente interessa e preoccupa la comunità scientifica a proposito dell’estate 2019 sono le modalità con la quali è avvenuto questa ingente perdita e la distribuzione geografica della fusione.

 

Le possibili cause

Le cause sono da ricercarsi nelle ridotte precipitazioni nevose avvenute in inverno, nelle onde di calore in primavera, ma soprattutto in un’estate molto assolata. Le ridotte precipitazioni nevose hanno diminuito la capacità della superficie di riflettere la radiazione solare (albedo), generando quindi maggiore assorbimento della radiazione e trasmissione di calore. D’estate poi la persistenza sulla Groenlandia di un sistema di alta pressione ha portato ad un elevato numero di giorni di cielo sereno.

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Figura 1. (a) Numero di giorni dell’estate 2019 in cui si è avuto scioglimento della calotta. (b) Differenza tra i giorni di scioglimento nel 2019 e quelli corrispondenti alla media nel periodo 1981- 2010. Da Tedesco and Fettweis.

La perdita di ghiaccio è stata particolarmente intensa al limitare nord occidentale della calotta. Qui si sono avuti 35 giorni in più di scioglimento rispetto alla media tra il 1981 ed il 2010 (Figura 1). In particolare, nel 2019 le condizioni di alta pressione sono perdurate per 63 dei 92 giorni estivi, mentre l’alta pressione nel periodo 1981-2010 è durata in media 28 giorni. Una situazione simile è stata osservata nel 2012, un altro anno record per lo scioglimento della calotta.

Lo studio di Tedesco e Fettweis riporta che circa il 96% della calotta ha subito lo scioglimento in un qualche momento del 2019, contro una media del 64% nel trentennio 1981-2010. In particolare, in alcuni giorni a cavallo tra Luglio e Agosto 2019 il 75% della superficie della calotta era tutto in fase liquida (Figura 2).

 

Cosa ci dicono i modelli

Nello stesso studio gli autori sottolineano come i numerosi modelli climatici utilizzati dalla comunità scientifica internazionale per individuare possibili scenari futuri non prendano in considerazione queste inusuali condizioni meteorologiche. Se questi lunghi periodi di alta pressione diverranno una caratteristica frequente dell’isola groenlandese nel futuro lo scioglimento dei ghiacci potrebbe essere il doppio di quello al momento ipotizzato, con serie conseguenze per l’innalzamento del livello del mare.

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Figura 2. L’area giornaliera di scioglimento della superficie della calotta groenlandese nel 2019 confrontata con la media del periodo 1981-2010. L’area è espressa come percentuale dell’area dell’intera calotta (circa 1.7 milioni di km2). Da Tedesco and Fettweis.

Al di là delle particolari condizioni meteorologiche del 2019, è opportuno ribadire che la fusione della calotta groenlandese dal 1990 ad oggi è aumentata notevolmente. E’ arrivata a livelli mai raggiunti da almeno 350 anni. Circa metà della perdita di ghiaccio è causata dalla temperatura atmosferica superficiale, che è aumentata molto più rapidamente in Artide rispetto alla media globale, e l’altra metà è dovuta all’accelerazione del flusso di ghiaccio verso il mare, causata dal riscaldamento degli oceani.

Ogni estate migliaia di laghi si formano sulla calotta e molti di questi laghi spariscono in poche ore, creando caverne attraverso le quali l’acqua scende solitamente fino alla base della calotta.

 

Cosa ci aspetta

Qualcosa sta tuttavia cambiando. Man mano che la superficie sempre più spesso fonde e si righiaccia, lastre di ghiaccio spesse fino a 15 metri si diffondono sulla altrimenti porosa superficie della calotta groenlandese. Dal 2001 al 2014, le lastre si sono diffuse su un’area di circa 65 000 km2, quasi tre volte l’estensione della Toscana. Hanno formato una barriera impermeabile che impedisce all’acqua prodotta in superficie di penetrare nel ghiaccio poroso e “ruscellare” verso il basso nella calotta.

All’aumentare di queste lastre di ghiaccio in dimensione e numero, sempre più parti della calotta diventano “zone di deflusso”. Da qui l’acqua può scorrere (non necessariamente sulla superficie) fino al mare, producendo una perdita netta di ghiaccio da parte della calotta.

Questo fenomeno sta dando un forte contributo all’innalzamento del livello del mare.


In copertina: Un fiume sulla calotta groenlandese generato dallo scioglimento del ghiaccio. Credits: Ian Joughin/University of Washington/PA