Un mare di studenti per salvare l’oceano dalla plastica
in collaborazione con Silvia Merlino, Mascha Stroobant, Alice Giovacchini, Giuliana D’Addezio e Laura Beranzoli
L’ambiente marino è sempre più contaminato da rifiuti antropogenici. Ogni anno finiscono in mare da 8 a 10 milioni di tonnellate di spazzatura (più di un camion al minuto). Il 75% di questa spazzatura è costituita da plastica di cui l’80% proviene da fonti terrestri.
Con questi ritmi nel 2025 il rapporto tra quantitativo di plastica e pesci sarà di uno a cinque. Nel 2050 la percentuale di plastica in mare sarà maggiore di quella di pesce. Questo porterà a gravi conseguenze per tutta la catena alimentare.

I progetti di Citizen Science
Negli ultimi anni, anche grazie alle raccomandazioni europee (Marine Strategy Framework Directive – MSFD) il mondo scientifico ha posto l’attenzione su questa problematica. E’ così cresciuto il numero di progetti e di studi dedicati al monitoraggio di rifiuti dispersi in mare e lungo le coste (il cosiddetto marine litter). Nonostante questo però i dati disponibili sulla quantità di rifiuti sulle spiagge sono ancora molto scarsi. L’aumento della conoscenza di questi dati è di fondamentale importanza per affrontare e risolvere il problema, ma non è sufficiente. Un tassello ancor più importante è quello relativo alla sensibilizzazione della popolazione.
Una metodologia che ben concilia queste due esigenze è la citizen science (scienza dei cittadini) che permette di coinvolgere i cittadini in veri e propri progetti di ricerca con il risultato di poter collezionare una grande mole di dati al tempo stesso sensibilizzandoli sui temi del progetto.
Il progetto SEACleaner
Con questa convinzione dal 2013 l’INGV ha partecipato al progetto SEACleaner, ideato dal CNR-ISMAR della Spezia, svolto in collaborazione con il Distretto Ligure delle Tecnologie Marine, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico e sostenibile – ENEA e l’Università di Pisa.
Il progetto ha avuto un duplice obiettivo:
- monitorare e descrivere l’abbondanza, la tipologia dei rifiuti solidi abbandonati in mare e le micro-plastiche nell’area costiera attorno al Santuario dei Cetacei (Mar Ligure ed Alto Tirreno). Le aree monitorate erano dislocate in 11 spiagge su 5 aree (Isola di Pianosa nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, Parco Naturale Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli, Parco Regionale di Porto Venere e Parco Nazionale delle Cinque Terre e la spiaggia urbana di Lerici-SP).
- avvicinare i ragazzi (e le loro famiglie) alla scienza in modo attivo, divertente ed appassionante, sensibilizzandoli sulle tematiche dell’inquinamento marino.

Il coinvolgimento degli studenti
I volontari principalmente sono stati studenti delle scuole superiori, che hanno partecipato al progetto durante periodi di Alternanza Scuola Lavoro. Sono parte attiva del processo di monitoraggio, raccolta e in certi casi anche di analisi dei dati (con la supervisione dei ricercatori o di tesisti dell’Università).
La grande partecipazione al progetto (circa 700 volontari ad oggi) ha permesso di collezionare una grande quantità di dati scientificamente validi, che altrimenti avrebbe richiesto l’impegno di molto personale di ricerca.
L’attività di ricerca, non è stata l’unica attività svolta dai ragazzi. Gli studenti infatti sono stati coinvolti anche in molte attività collaterali al progetto in base alle loro competenze:
- la realizzazione di un documentario MARINE RUBBISH: Una sfida da condividere;
- la progettazione di un’app per dispositivi mobile Android per velocizzare e semplificare le operazioni di catalogazione della plastica in mare;
- la realizzazione del logo del progetto;
- la progettazione e realizzazione del sito web del progetto (ancora in corso).

Inoltre, attraverso la partecipazione ad una competizione europea ENVRIgame, alcuni ragazzi hanno collaborato alla realizzazione di un questionario per stabilire quanto la partecipazione al progetto SEACleaner sia in grado di cambiare la percezione del problema “inquinamento marino” nei ragazzi che partecipano al progetto stesso. Attualmente si stanno elaborando i risultati di un centinaio di questionari compilati prima e dopo le attività previste da SEACleaner. I primi risultati, sia dal punto di vista didattico che scientifico, sono stati resi pubblici mediante la partecipazione dei ricercatori a numerose conferenze internazionali (con poster e presentazioni) e articoli scientifici che potete trovare qui e qui.
I risultati
In due anni (2014-2015) in un’area di 32.154 m2 sono stati rimossi e classificati, da 43 studenti, 34.027 marine litter. Il risultato scientifico più rilevante ottenuto è che nelle zone con più alta protezione ambientale, dove è interdetta la presenza di turisti e cittadini, la concentrazione dei marine litter è superiore a quella riscontrata in aree meno protette o aree urbane in cui periodicamente vengono fatte le pulizie.
Le aree maggiormente protette sono quindi quelle in cui la plastica permane più tempo. Qui la plastica risulta maggiormente esposta agli agenti meteo-marini che concorrono ad accelerarne la frammentazione e la formazione di micro-plastiche.
In copertina: Galleggianti rossi, foto di Giacomo Bella