Conoscere i sinkhole

I sinkhole, fenomeni di dissesto repentini e drammatici di origine naturale ma anche antropogenica mettono a repentaglio l’incolumità delle persone e delle cose

di Riccardo De Ritis

Tra le diverse forme di catastrofe naturale che flagellano la superficie terrestre, gli sprofondamenti improvvisi, conosciuti con il termine sinkhole, sono gli eventi più drammatici per le modalità e tempi molto rapidi con i quali possono avvenire. Due esempi eclatanti sono occorsi negli ultimi anni nella Provincia di Roma. Nel gennaio del 2001, vicino al paese di Marcellina, alla base dei Mt. Lucretili, uno sprofondamento improvviso ha devastato un’ampia porzione di terreno agricolo con un diametro di 35 m ed una profondità di 15 m.

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La cavità di Marcellina alcuni giorni dopo lo sprofondamento (fonte ISPRA)

Più recentemente, nel febbraio del 2010, tra gli abitati di Carpineto e Montelanico nella piana intermontana dei Mt. Lepini, si è aperta una grossa voragine con 6 m di diametro ed una profondità di 28 m, in prossimità della strada provinciale carpinetana.

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Immagine di G. Rotella

I sinkhole si aprono in modo graduale ma anche improvvisamente e inghiottono tutto ciò che si trova al di sopra di loro. Queste fenomenologie, al quale sono attribuiti diversi nomi a seconda dell’area geografica in cui si verificano (es. cenote in America centrale, swallet, swallow hole, doline nei paesi anglosassoni), generano delle depressioni morfologiche o letteralmente delle cavità create dal collasso degli strati litologici più superficiali. Le dimensioni e le profondità dei sinkhole possono variare da pochi ad alcune centinaia di metri, rappresentando quindi un serio rischio per la incolumità delle persone e delle cose.

Nel territorio italiano il primo tentativo di censimento e di studio dei casi di sprofondamento naturale e di origine antropogenica è stato condotta dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Questo studio ha evidenziato che i sinkhole naturali avvengono preferenzialmente nelle conche intramontane, nelle grandi pianure o lungo i loro bordi.

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Distribuzione dei sinkhole censiti sul territorio italiano (fonte ISPRA)

L’INGV di Roma svolge attivamente indagini geofisiche per la caratterizzazione dei sinkhole e dei loro processi predisponenti nell’ambito del territorio Nazionale. A questo scopo è stato attivato un accordo di collaborazione tra INGV e il Servizio Geologico dell’Ente Città Metropolitana di Roma Capitale. In questi ultimi anni sono stati indagati e monitorati alcuni siti come il Bacino delle Acque Albule, il Comune di Montelibretti e di Montelanico e il parco di Yitzhak Rabin dentro la città di Roma, fortemente interessati dallo sviluppo di questi fenomeni.

Ma come si formano i sinkhole?

Il termine sinkhole è stato introdotto nel 1968 da Fairbridge (1968) per descrivere delle depressioni circolari o dei collassi formatisi a seguito del crollo di cavità carsiche sotterranee. In realtà i sinkhole possono formarsi anche in altri contesti geologici con caratteristiche simili a quelle degli ambienti carsici. Ad esempio un’area tipicamente soggetta a queste fenomenologie sono le coste del Mar Morto in Israele, dove i sinkhole sono generati dalla dissoluzione di uno strato di sale minerale presente in profondità e depostosi 10.000 anni fa.

L’esistenza di un substrato di rocce solubili (es. le rocce calcaree dell’Appennino, il bedrock) con al di sopra una coltre di depositi alluvionali (es. depositi di fiume definiti, la copertura) con scarse proprietà geo meccaniche, sono le condizioni predisponenti.

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Schema di sinkhole, modificato da una immagine di Nisio, 2003

I fattori scatenanti sono invece:

1. la presenza di un’attiva circolazione idrica sotterranea in pressione che forma dei flussi erosivi diretti verso la superficie (deep piping);

2. gli impulsi improvvisi generati dal terremoto;

3. le vibrazioni e i carichi di origine umana.

In base a queste caratteristiche predisponenti e scatenanti, i sinkhole si sviluppano principalmente in determinate regioni, definite sinkhole prone areas, cioè aree ad elevata probabilità di accadimento. I sinkhole evolvono dal basso verso l’alto e si rendono manifesti soltanto nella fase finale del processo con il crollo della copertura. In realtà questa fase è la fine di un meccanismo instauratosi ed evoluto da tempo, completamente invisibile alla osservazione umana.

Non possiamo prevedere dove e quando i sinkhole si formeranno, ma possiamo delimitare le aree a più alto rischio ove effettuare indagini geofisiche mirate, preliminari alla realizzazione di insediamenti urbani o di infrastrutture, per mitigare il rischio e salvaguardare l’incolumità di persone e cose.

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Un esempio di sinkhole (Crediti: Oregon Department of Transportation)
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Sinkhole a Fukuoka City, Fukuoka, Japan, 8 Novembre 2016 (Crediti: Muyo)

In copertina foto di Dave Bunnell

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