Racconti di pietra

Gli uomini scoprirono i pigmenti naturali già 300.000 anni fa e li utilizzarono per riportare scene di vita quotidiana sulle pareti delle loro dimore. Queste opere d’arte parietale preistorica ci lasciano con il fiato sospeso per la bellezza e la vivacità dei colori che integri hanno attraversato migliaia di anni. I colori di questi “racconti su pietra” non sono nient’altro che minerali sapientemente utilizzati dagli artisti dell’epoca.

di Laura Alfonsi

La crosta terrestre costituisce la pellicola più superficiale del nostro pianeta. E’ composta da rocce che rivestono i fondali oceanici, costituiscono le strutture montuose e tutte le varie morfologie degli ambienti che la caratterizzano. In alcuni di questi, nell’arco del tempo gli uomini trovarono dimora: grotte o ripari di roccia dove sostare in maniera stanziale o per brevi periodi durante la caccia o nei periodi di raccolta.

Tagant, Mauritania, Riparo con pitture rupestri nella volta, Immagine del Tara found
Tagant, Mauritania, Riparo con pitture rupestri nella volta, Immagine del Tara found

Nel corso del Paleolitico le pareti di questi rifugi rocciosi sono state anche utilizzate come tele per realizzare dei veri e propri “racconti di pietra” in cui gli uomini primitivi riportarono scene di vita quotidiana. I protagonisti di queste opere d’arte, oltre ai soggetti veri e propri, sono senz’altro i pigmenti utilizzati, giunti fino a noi attraverso migliaia di anni.

Cosa sono i pigmenti

La parola pigmento deriva dal latino “pigmentum” cioè pingere, tingere, dipingere.

I pigmenti delle opere preistoriche possono essere considerati i “pennarelli” dei nostri antenati. Sono costituiti principalmente da minerali e/o rocce triturate. Dalla combinazione delle polveri così ottenute gli uomini del Paleolitico avevano a disposizione un vero e proprio tesoro, una palette di colori pressoché infinita. Le polveri, una volta combinate con acqua, saliva o sangue, potevano essere stese con facilità su qualsiasi superficie. Utilizzando mani o tamponi realizzati con legni e pelli nacque così l’arte parietale preistorica. In alcuni casi l’utilizzo di leganti ha reso i colori più stabili e duraturi, permettendo che queste opere preistoriche arrivassero fino a noi.

I primi utilizzi dei pigmenti risalgono al Paleolitico medio, circa 300.000 anni fa.

Erano essenzialmente impiegati per ornare i corpi in occasione della caccia o di alcuni rituali. I veri e propri artisti-pittori faranno la loro comparsa solo più tardi, circa 35.000 anni fa, l’epoca a cui si fanno risalire le prime rappresentazioni pittoriche rupestri. Questi artisti preistorici molto probabilmente non erano pittori occasionali, ma erano dei veri e propri professionisti vista l’alta qualità artistica di queste opere.

Cuevas de las Manos, Argentina. Autore Anonimo, pigmenti spruzzati su pietra (13.000-9000 anni fa).
Cuevas de las Manos, Argentina. Autore Anonimo, pigmenti spruzzati su pietra (13.000-9000 anni fa).

Da cosa sono costituiti i pigmenti utilizzati dall’uomo preistorico?

Gli uomini del Paleolitico utilizzavano diverse sostanze organiche ed inorganiche per realizzare le loro pitture. I colori più diffusi erano le sfumature del giallo, ocra, rosso, bruno, bianco e nero. Vediamoli nel dettaglio.

Giallo, Ocra, Rosso e Bruno

Per queste tonalità venivano impiegati ossidi ed idrossidi di ferro, minerali di facile reperibilità. Si tratta di composti chimici formati da ossigeno e ferro in diversi stati di ossidazione. Oggi conosciamo sedici specie diverse di ossidi e ossi-idrossidi di ferro. Quelli principalmente usati nell’arte parietale sono l’ematite, la Goethite e la Limonite.

Pittura rupestre, pigmenti ocra e rosso, autore anonimo, Matobo hills Zimbawe, età 7000 anni fa.
Pittura rupestre, pigmenti ocra e rosso, autore anonimo, Matobo hills Zimbawe, età 7000 anni fa.

Ematite (Fe2O3) – il nome deriva dal greco e significa “sangue”, dato che il suo colore sembra assomigliare al sangue solidificato, come usava dire il botanico greco Teofrasto (circa III sec BCE). Si trova nelle rocce effusive, nei prodotti idrotermali, ma soprattutto nelle rocce sedimentarie dove può essere di origine primaria o secondaria (per ossidazione appunto dei minerali del ferro). In Italia i maggiori giacimenti sono situati nell’isola d’Elba.

La grande produzione di ematite, avvenuta circa 2,4 miliardi di anni, viene attribuita alla cosiddetta catastrofe dell’ossigeno. Durante questo evento catastrofico il livello di ossigeno nell’atmosfera terrestre aumentò di circa 10000 volte (nell’arco di 200 milioni di anni), un incremento prodotto probabilmente dalla fotosintesi operata da cianobatteri. In questa occasione le primitive forma di vita anaerobiche si estinsero in massa. L’ossigeno che si andò formando si legò al ferro disciolto negli oceani, dando origine ad ossidi di ferro insolubili, tra cui l’ematite.

Formazione rocciosa delle Dales Gorge in Australia,
Formazione rocciosa delle Dales Gorge in Australia, mostrano gli effetti del rapido innalzamento dei livelli di ossigeno in atmosfera. I colori rossi della roccia sono risultato dell’ossidazione del ferro. (immagine di Andre Wolters )

Dall’ematite si ottengono per esempio i toni del rosso tipici dei disegni della grotta di Altamira (Spagna) e di Lascaux (Francia).

Bisonte dalla Grotta di Altamira, Cantabria, Spagna (immagine wikipedia), autore anonimo, età tra 35.0000 e 25.000 anni fa.
Bisonte dalla Grotta di Altamira, Cantabria, Spagna (immagine wikipedia), autore anonimo, età tra 35.0000 e 25.000 anni fa.

Goethite (Fe+3O(OH)) – minerale costituito da idrossido di ferro, di colore che varia tra il giallo bruno e il nero. Prende il nome in onore di Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), scrittore e poeta tedesco profondamente affascinato da minerali e dalla mineralogia. La Goethite si forma spesso per ossidazione di minerali di ferro ed è presente in climi tropicali in molti suoli soprattutto lateritici (terreni ricchi di ferro che si formano per alterazione delle rocce in climi caldi e piovosi). ll colore è bruno-nerastro nella formazione cristallina, rossastro o giallo-bruno quando si presenta in masse compatte, da bruno-giallastro a giallo ocra nelle varietà terrose. Un giacimento di Goethite, sfruttato già nel corso del Paleolitico, si trova nei pressi della Grotta della Monaca a sant’Agata d’Esaro in provincia di Cosenza. Dal minerale proveniente da questa località si ricavano particolari pigmenti con tonalità che vanno dal bruno all’ocra.

Goethite su concrezione di grotta, dalla miniera Paleolitica della Grotta della Monaca, sant’Agata d’Esaro, foto Laura Alfonsi
Goethite su concrezione di grotta, dalla miniera Paleolitica della Grotta della Monaca, sant’Agata d’Esaro, foto Laura Alfonsi

Limonite (FeO(OH)·nH2O) – con questo termine si vuole indicare genericamente un ossido idrato di ferro contenente un certo numero di molecole di acqua che si forma per disfacimento di minerali ferrosi. E’ di fatto una miscela di minerali e materiali amorfi. I colori variano dal giallo ocra al marrone. La terra di Siena è la varietà più pregiata.

Francobollo del 1968 celebrante le grotte di Lascaux, Dordogna, Francia. Nelle grotte di Lascaux i toni del giallo ocra sono ben utilizzati
Francobollo del 1968 celebrante le grotte di Lascaux, Dordogna, Francia. Nelle grotte di Lascaux i toni del giallo ocra sono ben utilizzati

Nero

Per il nero venivano impiegati essenzialmente carbone e biossido di manganese.

Carbone – Il carbone utilizzato nella pittura rupestre proveniva da legna combusta. Gli studiosi parlano in questo caso di nero di vite o di altri neri vegetali.

Il toro di Lascaux, Francia. Carbone ed ocre su roccia, età 18.000-15.000 anni fa
Il toro di Lascaux, Francia. Carbone ed ocre su roccia, età 18.000-15.000 anni fa

Pirolusite (MnO2) – Biossido di manganese, minerale di colore nero con lucentezza metallica. Si trova in natura in masse compatte o in forme concrezionate. Si genera per deposizione di manganese in lagune, paludi, laghi o ambienti marini ed è comune anche nelle zone di ossidazione di giacimenti manganesiferi.

Particolare menzione va fatta a proposito dell’utilizzo dell’ossido di manganese grazie al quale i nostri antenati ci hanno lasciato effetti molto particolari come quello riportato in figura. Questo minerale è stato a lungo confuso con la pirolusite in formazione dendritica. In questo caso il minerale si trova in formazioni arborescenti con particolari e suggestivi effetti.

Bianco

Gli uomini del Paleolitico utilizzavano come pigmento bianco la Calcite (CaCO), un minerale costituito da carbonato di calcio, tipicamente di origine sedimentaria, sia per precipitazione dei resti di gusci costituiti da calcio degli organismi marini, che per precipitazione chimica da soluzioni sovrassature. E’ uno dei minerali maggiormente diffusi nella crosta terrestre. Il bianco si può ottenere anche dalla caolinite, da rocce silicee e da ossa di animali.

Pittura rupestre con la Dama bianca. © Harald-Süpfle, autore popolo boscimano, età storica..
Pittura rupestre con la Dama bianca. © Harald-Süpfle, autore popolo boscimano, età storica..

Siti rupestri si trovano un po’ in tutte le parti del mondo ed alcuni esempi sono la Cueva de las Manos, Rio Pinturas, Chubut, Patagonia (Argentina), in Francia (Lascaux, Lussac-les-Châteaux, Font de Gaume, Grotta Chauvet, Grotta Cosquer), in Spagna (Grotta di Altamira), massiccio del Tibesti ed dell’ Ennedi (Chad settentrionale). Ma anche in Italia se ne possono ammirare alcune molto suggestive come la Grotta del Genovese, sull’isola di Levanzo in Sicilia e le Grotte dell’Arco a Bellegra nel Lazio.

La funzione di queste pitture non si conosce esattamente. Sul loro scopo sono stata fatte ipotesi diverse. Alcuni studiosi ritengono che le scene raffigurate fossero la narrazione di episodi di caccia. Altri ritengono che l’uomo preistorico dipingesse con l’intento di spiegare a se stesso il mondo in cui viveva. L’ipotesi più accreditata rimane quella che individua nell’arte rupestre un rito propiziatorio con significato magico-religioso.

Gli uomini preistorici scoprirono i pigmenti 300.00 anni fa e da quel momento non li hanno più abbandonati. I vivaci colori di queste opere d’arte ci restituiscono, materializzandoli, la memoria ed i racconti della storia dell’uomo.


Per le immagini: le immagini sono prese da Wikipedia, se non diversamente specificato


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